Renè Magritte[1] : une belle difference.

Renè Magritte (1899 Lessines / Belgio, 1966 Bruxelles) fu uno dei maggiori rappresentanti del ‘surrealismo‘ in pittura, movimento fondato da Andrè Breton che fu anche suo appassionato collezionista.

Illustrazione originale di Stefano Frassetto (6).

 

 

 

“Ecco Popaul, mio fratello che è un imbecille perchè non gliene importa nulla di nessuno, e Raymond che è anche peggio; questo è mio padre e quella, la governante, è la sua amante e questo è un figlio bastardo...“[2] 

Magritte ha diciannove anni quando con un amico si presenta a pranzo dal padre, apostrofando i presenti con insolenza : era ancora lo stesso Renè, però quattordicenne che si aggirava tutti pomeriggi al cimitero appena dopo il suicidio della madre Règina ? A novembre si sarebbe iscritto al liceo di Charleroi, ma pochissime sono le notizie di quegli anni su cui Magritte stesso evitava di  parlare, così come delle sue opere che si rifiutava di giustificare al pubblico. 

Nel 1916 incontra Georgette che sposerà nel 1921, finito il servizio militare e che sarà sua amata compagna per tutta la vita : la loro casa a Bruxelles divenne la sede del movimento surrealista in Belgio e dei sabato sera trascorsi a ballare nelle feste in maschera con gli amici restano alcuni video casalinghi in cui Magritte sorride, finalmente riposato.[3] 

Nel 1923, quando già esponeva quadri, resta profondamente colpito dal “Canto d’amore“ dipinto nel 1914 da Giorgio De Chirico che Magritte vede al MOMA di New York e che, solo nel 1938 commenterà nei suoi “Ecrìts“ : “Questa poesia trionfante ha sostituito l’effetto stereotipato della pittura tradizionale. E‘ una completa rottura con le abitudini mentali proprie degli artisti prigionieri del talento, del virtuosismo e di tutte le piccole specialità estetiche. E‘ una visione nuova nella quale lo spettatore ritrova il suo isolamento e ode il silenzio del mondo.“ 

Di questa novità che non lo fa dipendere da uno ‘stile‘ sebbene venga considerato uno dei maggiori rappresentanti del ‘surrealismo‘[4], il primo quadro di Magritte è “La finestra“ (1925) seguiti : da “Il doppio segreto“ (1927), “Tentativo impossibile“ (1928), “La risposta imprevista“ (1933), per citarne solo alcuni che segnarono il suo lavoro.

Ma le astruse regole dei surrealisti, che ruotavano attorno ad una religiosa sequela del fondatore Brèton e che già avevano provocato al gruppo scismi e divisioni, allontanarono Magritte e la moglie che nel 1929 tornarono in Belgio, anche per ragioni economiche da Parigi dove per alcuni anni si erano stabiliti.

Nel 1934 lo stesso Brèton, forse preoccupato da una rottura con chi godeva già di un discreto successo, propose a Magritte di preparare la copertina per “Qu’est-ce que le Surrèalisme ?“ con la conferenza tenuta da Breton. E Magritte presentò a Brèton “Le viol“ (1934) con queste parole : “Spero che questo progetto di copertina vi piacerà; credo anche che sia eccellente da un punto di vista pubblicitario.“ 

Ironico e distante come solo l’onirico può, persino nella denuncia più feroce, in “Le viol“ Magritte bruscamente si arresta, calandosi nella parte a lui odiosa del sadico. Attraverso questo quadro dolorosissimo egli arriva, poco alla volta a ricostruire una responsabilità insospettata di Règina e del suo suicidio, di cui fin da quel lontanissimo 1912 Magritte si era ritenuto irragionevolmente  imputato, intorno a lui il silenzio greve ed ostinato di quanti sul gesto terribile di Règina non avevano voluto tornare, parlare, sciogliere. 

Magritte affronta in questo quadro, che ripeterà solo una volta e con maggior chiarezza nel 1945, un tema a lui nuovo, quello della difesa del corpo : e dovrà, con molta sofferenza ammettere che Règina, pur di mantenere il candore ingenuo dell‘ “anima bella“ aveva scelto di rinunciare a difendersi e, tacendo a rivolgere contro sè stessa le gravi responsabilità di altri. 

La ‘non‘ innocenza di Règina, e di ogni donna ingenua ma nello stesso tempo rigida nella sua ingenuità, allontana definitivamente Magritte dalla donna che ‘era stata‘ anche sua madre. 

E‘ un tema, quello della difesa del corpo femminile a cui l’arte ha dedicato moltissimo lavoro : il pittore rinascimentale Giorgione, affidando con una capacità davvero surreale la difesa della donna al partner maschile richiama ne “La tempesta“ (1502-1503) “Il tentativo impossibile“ (1928) di Magritte. 

E‘ la donna, secondo Magritte, che anzitutto rinuncia alla difesa offrendo l’ingenuità, persino solo virtualmente, di un nudo che le sarà fatale proprio nell’ostentare una ‘bella‘ in-differenza, cioè ‘nessuna-differenza‘, all’altro. 

La critica di Magritte, individuale forte e socialmente condivisibile, alla nevrosi si rende funzionale, da questa  sua prospettiva assolutamente nuova alla rinuncia al rapporto, ed a una partnership con l’altro quando la partnership sia affidata esclusivamente ad una funzionalità fallica, astratta ed imperativa e quindi ad una vigorosa resistenza ad imputare le offese. 

La seduzione ingenua, che nel successivo lavoro del 1945 viene accentuata dalla morbidità di un corpo femminile che si sovrappone alla indisponibilità del suo sguardo passa, nella ricostruzione di Magritte, attraverso la inespressività di un oggetto-che-non-imputa-nulla e che può quindi farsi immediatamente consumabile. Un tema, quello della ‘seducente indisponibilità‘ che trova, e tuttora nell’arte il suo pubblico di appassionati  : si pensi alle inquietanti muse dei ‘Preraffaelliti‘[5]

Quella capacità così frequente in Magritte di trasformare il grottesco dei ‘perchè‘ a cui egli non poteva rispondere nella leggerezza di un sospeso che rendesse ancora possibile trovare soluzioni manca quindi del tutto, e comprensibilmente in “Le viol“: ed il vuoto, in questo quadro ha un posto preciso dal quale segna lo spettatore.

 

                                                                                           Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 9 gennaio 2020

 

 

 

[1] Renè Magritte (1898, Lessines (Belgio) – 1967, Bruxelles)

[2] “Renè Magritte. Catalogue raisonnè”, a cura di D. Sylvester e S. Whitefield, 5voll.; “Magritte”, a cura di D. Sylvester – Torino 1992; “R. Magritte. Ecrìts complets”, a cura di A. Blavier – Parigi 1979.

[3] Video presentati in occasione della mostra organizzata a Lugano dal MASI, 16 settembre 2018 – 6 gennaio 2019 “La ligne de vie“, titolo di una rara conferenza che Magritte tenne al Musèe Royal des Beaux-Arts d’Anverse (Belgio) in omaggio ai surrealisti ma parlando della propria opera.

[4] Il‘Surrealismo’ nacque in Francia negli anni ’20 come movimento d’avanguardia ed ispirò non solo la pittura ma anche la letteratura ed il cinema : tuttavia in Magritte non vi è quell‘automatismo psichico’ con cui i surrealisti indicavano l’inconscio.

[5] I tre maggiori pittori preraffaelliti furono : John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Hunt. La Confraternita nacque, si sviluppò e si esaurì nella sola Gran Bretagna.

(6) Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.