Distretti produttivi. Non di sola zizzania vive l’uomo.

Un giardino accogliente è l’ambiente favorevole in cui anche una giovane quercia intraprendente può trovare da crescere.

 

 

 

Commentando ironicamente le indubbie scoperte della ‘intelligenza artificiale’ che si fondano sulla possibilità di descrivere il pensiero grazie alla manipolazione razionale eseguibile da un computer, il fisico Roger Penrose[1] concludeva : “…Spesso si afferma che è la mente ‘cosciente’ a comportarsi nel modo ‘razionale’ che noi possiamo capire, mentre sarebbe l’inconscio ad essere misterioso”.

L’inconscio freudiano infatti, resta appannaggio di quanti colgono il ‘razionale’ come processo che segue, ‘secondario’ cioè, quel processo ‘primario’, assolutamente personale, quindi non ripetibile né cedibile ma ‘individuabile’ dal soggetto : è grazie a questi salutari ‘flashes’ del pensiero che il lavoro analitico consente di trovare quei collegamenti – altrimenti oscurati dalla coscienza – in cui consiste la indispensabile competenza individuale nella cura, e cioè le soluzioni trascurate dal soggetto. E’ insomma questa la ‘conoscenza’ e la ‘scienza’ tout court, senza la quale nessuna ‘scoperta’ minima o massima viene resa possibile : eppure ostacolata in tutti i modi, persino dal soggetto stesso, continuamente ‘tentato’ dal delegare qualcuno della ‘comunità’ in cui si riconosce.

Fu verosimilmente questo arbitrario passaggio da una razionalità individuale, capace di collegare atti e fatti che a terzi paiono scollegati, ad una razionalità pre-giudicatamente ‘collettiva’ – sottoposta cioè ad imperativi culturali indebitamente trascurati – che allontanò l’allievo Karl Gustav Jung[2] dal lavoro scientifico di Freud, fino a far apprezzare le ‘nuove’ affermazioni di Jung alle comunità accademiche che poterono così approdare alle prime ‘Teorie dei giochi’[3] ed alla manipolazione dei valori individuali, indispensabile perchè ‘il gioco’ funzioni.

E’ proprio questa ‘manipolazione’ dei valori individuali, assolutamente ‘soft’ perché l’individuo accetti ma necessaria alle Teorie prescrittive – quindi in ciò ‘non scientifiche’ - quell’imperativo a cui solo faticosamente l’individuo può sottrarsi, a meno di raccogliere la ‘scienza individuale’ che Freud chiamò ‘inconscio’, che si traduce infatti con un ‘non ancora consapevole’.

Einstein spiegò, nel risolvere il problema dell’effetto fotoelettrico che gli valse il Premio Nobel nel 1921, che egli riusciva a pensare grazie ad “immagini più o meno chiare che possono ‘a richiesta’ essere combinate e riprodotte”[4]. Quali parametri allora precedono quel mitico ‘comportamento casuale’ onnipresente negli algoritmi ?

Daniel Kahneman[5], uno dei massimi teorici del ‘comportamentismo’ afferma che solo le “impressioni altamente accessibili prodotte dal sistema ‘1’ governano giudizi e preferenze…” : ed infatti è stato provato che  anche i problemi ‘logicamente isomorfi’[6] evidenziano percorsi assolutamente individuali nella soluzione.

Dobbiamo ad Alfred Marshall[7] ed alla sua critica non marxiana della crisi sopraggiunta alla ‘fase Ford’[8] negli Stati Uniti, l’individuazione di un sentiero inesplorato : quello delle capacità umane e del ‘capitale sociale locale’ che fecero letteralmente risollevare lo sguardo a quanti, fra politici economisti e studiosi restavano chini sul destino minacciato da Marx  a causa della separazione fra chi lavora e gli strumenti di produzione.

Si trattò, e si tratta di una ‘correzione’ indispensabile della Cultura prevalente : dacchè imprese sempre più grandi e concentrate devono necessariamente essere affiancate da agglomerati geolocalizzati di imprese medie e piccole, capaci di modulare adeguatamente la propria struttura produttiva per supportare il proprio ed altrui sviluppo, e non solo sopravvivenza.

Vorrei citare l’economista Giacomo Becattini[9] ed il suo agile saggio “Dal distretto industriale allo sviluppo locale” che riporta un sottotitolo notevole, ‘Svolgimento e difesa di una idea’: “…Nel distretto si produce capitale”[10], inteso come “possesso delle conoscenze e delle relazioni sociali che hanno rilievo produttivo in ogni dato contesto storico”, e si produce ‘capitale diffuso’ cioè “un ambiente in cui il ‘know how’ sia diffuso e la conoscenza personale consente relazioni di fiducia differenziata”.

Il distretto produttivo insomma “apre continuamente, qua o là, nuove possibilità di accesso all’attività imprenditoriale…”, e specificamente quel “rischio d’impresa…” per cui l’investimento – che è percorso di pensiero anzitutto rappresentativo e quindi individuale - può dare valore ad un successo abbastanza probabile, perché si aggancia a realtà sperimentate dall’individuo.

La economista Mariana Mazzucato[11] riconosce allo Stato una ‘governance’ indispensabile, oggi ancor più che in passato, nell’assumersi il rischio maggiore che è anche un investimento a lungo termine, quello del ‘favorire’ un ambiente imprenditoriale e quindi ad innovazione, non soltanto tecnologica : attraverso, per esempio le promettenti ‘banche per lo sviluppo’.

Auguriamoci dunque – ma solo per quanto riguarda ogni Stato, i Governi che lo rappresentano e le Burocrazie a cui spetta il delicato compito di rendere credibili Leggi e Decreti - che sappiano tener conto della realtà sperimentata di un ‘rischio diseguale’.

 

                                                                         Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 16 maggio 2020

 

 

[1] Sir Roger Penrose (1931), è matematico e cosmologo, laureatosi all’Università di Cambridge e professore emerito all’Università di Oxford : insieme a Stephen Hawking (1942-2018) col quale rimasero in dibattito su ipotesi differenti, ha ricevuto nel 1988 il Premio Wolf per la Fisica. Qui cito il suo testo “La mente nuova dell’Imperatore”, Rizzoli Editore  1992, p.520.

[2] Karl Gustav Jung (1875-1961) fu psichiatra svizzero, psicoanalista allievo di Freud ed inventore di quella “psicologia analitica” che lo allontanò da Freud dopo la pubblicazione di “La libido” nel 1912.

J Il riferimento teorico resta “Theory of Games and Economic Behaviour”, di John von Neumann ed Oskar Morgenstern – 1947 ‘Princeton University Press’.

[4] “Il valore della scienza”, Henri Poincarè / trad. ital. 1992, Ed. Dedalo Bari: tratto da “The Value of Science”, Henri Poincarè 1913 ‘Science Press’.

[5] “Mappe di razionalità limitata : indagine sui giudizi e le scelte intuitivi”, Daniel Kahneman in “Critica della ragione economica. Tre saggi : Kahneman, Mc Fadden, Smith” a cura di Motterlini – Piattelli – Palmarini, Ed. “il Saggiatore” 2012, p.126.

[6] “Calcoli morali”, Lazlo Mèro - Ed. Dedalo Bari 2012, p.286 : “due problemi si dicono logicamente isomorfi  se le loro strutture logiche formali sono identiche”. Lazlo Mèro è matematico e psicologo ungherese, il suo saggio “Calcoli morali” ha ricevuto nel 1999 il premio come miglior libro di scienza in Germania.

[7] “Industria e carattere. Saggi sul pensiero di Alfred Marshall”, Giacomo Becattini - “Le Monnier Università” 2010. Alfred Marshall (Londra 1842 – Cambridge 1924), è stato uno dei più influenti economisti del secolo scorso : i suoi “Principi di Economia” (1881) e “Industria e Commercio” (1919) sono tuttora un riferimento in Politica economica.  

[8] ‘Fordismo’ fu un termine peggiorativo coniato in realtà solo successivamente alla esponenziale produttività delle fabbriche automobilistiche ‘Ford’ all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti, ottenuta con una meccanizzazione esasperata, una intensa sottomissione organizzativa e retribuzioni elevate : caratteri tutti che per qualche decennio ricevettero un cospicuo e diffuso apprezzamento. Purtroppo le conseguenze impreviste furono la incapacità di modulare la produzione fino ad un tragico eccesso produttivo generalizzato e quindi di una offerta di beni sovradimensionata,  anticamera di quella che ancora oggi è nota come ‘Grande depressione’ del 1929.

[9] Giacomo Becattini (1927-2017) è stato professore emerito di Economia politica all’Università di Firenze, membro delle ‘Accademie dei Lincei’, membro onorario di ‘Trinity Hall’ (uno dei College più antichi di Cambridge), laureato ‘honoris causa’ dall’Università di Urbino e presidente della ‘Società Italiana degli Economisti’ : studioso di Alfred Marshall e dello sviluppo post-bellico in Italia ha pubblicato saggi anche sul distretto industriale di Prato, di cui è stato cittadino onorario.

[10] “Dal distretto industriale allo sviluppo locale. Svolgimento e difesa di una idea”, Giacomo Becattini – Ediz. Bollati Boringhieri 2000, p.53

[11] “Lo Stato innovatore. Sfatare il mito del pubblico contro il privato”, Mariana Mazzucato 2013 – Editori Laterza Bari.