Fretta.

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La mazurka, danza di coppia di origine polacca ed inizialmente comunitaria, ha un tempo musicale di ¾ con un accento ritmico che, cadendo sul secondo tempo della misura, riprende il tipico passo di trotto dei cavalli addestrati : permette dunque un ampio numero di volteggi ai ballerini, che possono così restare all’interno di alcune ben definite figure coreografiche. Una riscrittura alta, da parte di musicisti famosi ne permise la grande diffusione nell’8oo. Qui : Claude Debussy (1880) ‘Danse bohemienne’.

 

 

 

 

 

“Si avverte la mia fretta di emergere da tante precauzioni prese nel riportare gli psicoanalisti alle meno discutibili delle loro certezze.”[1]

Le esigenze di una scientificità via via incalzante, il moltiplicarsi di suoi stessi contemporanei ambiziosi di tribune, le lungaggini amorose di tristi patologie : che cosa dunque premeva Jacques Lacan nel ritenere ‘tante’ le ‘precauzioni’ che fino a quel momento aveva osservato ?

“… mi è venuta questa ispirazione : che quando sulla via di Freud si veda lo strano animarsi di una figura allegorica e fremere in una nuova pelle la nudità di cui si veste quella che esce dal pozzo, io le stavo dando voce.”[2] Ma l’inconscio non è già più in-conscio quando passa a rappresentanza, non più un ‘pozzo’ buio : e la ‘nuova pelle’ con cui la ‘nudità si veste’ offre giudizio alla difesa.

Dunque la ‘riduzione’ invocata da Lacan, e “talora lunga a compiersi, ma sempre decisiva, per la nascita di una scienza”[3] non consta alla scienza del pensiero, in quanto quella lacaniana ‘riduzione’ è già ‘rimozione’ e sottrae anziché portare a frutto il moto della pulsione.

Di qui la ‘esperienza’, “quello che Descartes inaugura e che si chiama ‘cogito’… défilé di un rigetto di ogni sapere, ma pretende tuttavia di fondare per il soggetto un certo ammarraggio nell’essere, che riteniamo costituire il soggetto della scienza” conferma invece che quel cartesiano ‘cogito ergo sum’ è individuale e quindi giuridico, niente affatto ‘causa’ oggettiva e addirittura “…paradosso di un imperativo che mi urge ad assumere la mia propria causalità.”[4]

Un imperativo preme semmai il tasto, e chi con esso senza trasporto : l’urgenza[5] che Freud attribuisce alla pulsione non è infatti un imperativo, ma un ‘vantaggio’[6].

 “Dire che il soggetto su cui operiamo in psicoanalisi non può essere che il soggetto della scienza, può passare per un paradosso… Della nostra posizione di soggetto siamo sempre responsabili. Lo si chiami, dove così si vuole, terrorismo.”[7]

Ed è qui, allora, che Freud prende le distanze dai moniti di Lacan, in quanto la psicoanalisi non ‘opera su un soggetto’ ma da quello stesso soggetto è richiesta a sua propria competenza e miglior difesa.

In ‘fretta’ marcia sul posto chi senza logica lo occupa, in quanto non “pulsione epistemologica”[8] è la pulsione individuata da Freud : tuttavia Lacan insiste che “ogni tentativo, o tentazione, in cui la teoria corrente è senza posa recidiva, di incarnare più oltre il soggetto, è erranza – sempre feconda di errori e come tale colpevole”.[9]

Jacques Lacan non spiegò mai perché non apprezzava quando Freud scriveva : “Tutto ciò che che è rimosso è destinato a restare inconscio; tuttavia è nostra initenzione chiarire fin dall’inizio che il rimosso non esaurisce tutta intera la sfera dell’inconscio. L’inconscio ha un’estensione più ampia; il rimosso è una parte dell’inconscio.

Come possiamo arrivare a conoscere l’inconscio ? Naturalmente lo conosciamo soltanto in una forma conscia, dopo che si è trasformato o tradotto in qualcosa di conscio. Il lavoro psicoanalitico ci fa sperimentare ogni giorno che una traduzione del genere è possibile.”[10]

Per “la nascita di una scienza”[11], affretta Lacan, “occorre una certa riduzione… che costituisce propriamente il suo oggetto… Posizione della scienza che si giustifica in un cambiamento di stile radicale nel ‘tempo’ del suo progresso, …”[12] : quel ‘tempo’ – che Lacan lascia in italiano nel suo testo originale – sarebbe dunque riduttivamente il ‘tempo musicale’ di ogni psicopatologia che infinite volte torna a ripetersi nella consolanza del ritmo.

Al bivio con la competenza individuale e con la psicoanalisi proposta da Freud c’è il ‘tempo’ – ineludibile - di un ‘accadere psichico’[13] che si fa traguardo, meta e soddisfazione di chi lavora.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 26 giugno 2022

 

 

 

[1] ‘La scienza e la verità. Lezione di apertura del Seminario 1965-1966’ in ‘Jacques Lacan. Scritti’, a cura di Giacomo B. Contri – Bibliot. Einaudi (2002) Vol. II, p.862

[2] Ivi p.871

[3] Ivi p.859

[4] Ivi p.869

[5] ‘Pulsioni e loro destini’ in ‘Scritti metapsicologici’, S. Freud (1915) – Bibliot. Bollati Boringhieri (2011)

[6] ‘Aldilà del principio di piacere’, S. Freud (1920) OSF Bollati Boringhieri Vol. IX, p.242

[7]  ‘La scienza e la verità. Lezione di apertura del Seminario 1965-1966’ in ‘Jacques Lacan. Scritti’, a cura di Giacomo B. Contri – Bibliot. Einaudi (2002) Vol. II, p.863

[8] ‘La scienza e la verità. Lezione di apertura del Seminario 1965-1966 ’ in ‘Jacques Lacan. Scritti’, a cura di Giacomo B. Contri – Bibliot. Einaudi (2002) Vol. II, p.873

[9]  Ivi, p.863

[10] ‘L’inconscio’ – ‘Premessa’, S. Freud (1915) Biblioteca Bollati Boringhieri (2011) p. 69

[11] Ivi p.859.

[12] Ivi p.859-860

[13] ‘Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico, S.Freud (1911) in OSF Vol.VI Bollati Boringhieri