‘Saltità’.[1]

Allenamenti prima della gara/ Milano, Arena Civica e Palazzina Appiani – ‘Walk and Middle Distance Night’ 29-30 aprile 2023.

 

 

“Effettivamente il sostituirsi del principio di realtà al principio di piacere non significa la destituzione del principio di piacere, ma una migliore salvaguardia di esso.”[2]

 

 

Che cosa introduce il principio di realtà al punto da richiedere all’individuo – e anzitutto già al bambino – di essere rappresentato per potervi investire psichicamente ? “C’è un soggetto dell’inconscio…”[3], infatti.

C’è, da una parte, il soggetto della fantasia che – nevrotica - si ritrae dalla realtà, e nella sua capacità solo consolatoria può persino proseguire un destino senza appagamenti.

Ma, dall’altra parte, la stessa mancanza di appagamento rende, per un altro soggetto, aumentata la importanza della realtà e del lavoro psichico, che è ben differente dalla fantasia psichica.

Ecco il salto ed ecco la disposizione alla ‘saltità’, che non può essere prescritta perché consegue ad un giudizio individuale di produttività - od improduttività - di un certo investimento psichico.

E’ in effetti esperienza di lavoro analitico quell’ ‘accadere psichico’ di cui Freud volle specificamente annotare nel 1911 e più volte poi, negli anni e nelle pubblicazioni successive.

Non una fantasia, non un comportamento : piuttosto una valutazione individuale difficilmente suscettibile di rimozione, dacchè è nella realtà che questa ha provato il suo insuccesso.

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 16 maggio 2023

 

 

[1] Devo questo editoriale al termine ‘saltità', coniato dal professor Giuseppe Oreste Pozzi - psicoanalista e docente universitario - nel suo intervento alla presentazione del libro ‘Generazione DAD. Scuole, politica e psicoanalisi’, a cura di Irene d’Elia (Pequod editore, 2022) presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, lo scorso 29 aprile 2023.

[2] ‘Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico’, (1911) S. Freud in OSF VOL. 6 Bollati Boringhieri 2012, p.458

[3] Cit. dall’intervento del professor Giuseppe Oreste Pozzi.