ça parle (3).

 

 

 

“Viene istituita una funzione particolare per esplorare periodicamente la realtà esterna…, e cioè la funzione dell’attenzione. Questa attività va incontro alle impressioni sensoriali  anziché attendere la loro comparsa. Probabilmente si è contemporaneamente instaurato un sistema di annotazione , il cui compito è quello di depositare i dati di questa periodica attività della coscienza : una parte di ciò che noi chiamiamo memoria… Subentrò un imparziale pronunciamento dell’attività giudicante, il cui compito era di stabilire se una data rappresentazione era vera o falsa, e cioè se era in accordo  o no con la realtà e decideva in proposito ricorrendo al confronto con le tracce mnestiche della realtà… Il pensiero era in origine probabilmente inconscio.”[1]

 

 “Ora, è straordinario che da quando vi sono economisti nessuno, guarda caso, abbia osservato…che la ricchezza è la proprietà del ricco… Perché, a proposito della ricchezza , non partire dal ricco ?... Il ricco ha una proprietà. Compra, compra tutto, beh, diciamo che compra molto. Ma… il ricco non paga. Riteniamo che paghi, per ragioni contabili che riguardano la trasformazione del più-di-godere in plusvalore. Ma innanzitutto sappiamo bene che il plusvalore egli se lo addiziona regolarmente. Non vi è circolazione del più-di-godere. E soprattutto c’è una cosa che non paga mai - il sapere… Perché, da quando diventa ricco, può acquistare tutto senza pagare ? Perché egli non ha niente a che fare con il godimento. Ma non è questo che ripete. Egli ripete il proprio acquisto… riacquista tutto quello che gli si presenta.”[2]

 

 

Il 'ricco’ di Jacques Lacan non è affatto ‘il padrone’, perchè ha rinunciato all’invidia[3] che connota l’insuccesso e può sganciarsi dal masochismo, sottomissione patologica al binario della ripetizione sadica : ecco, ciò coinvolge la formazione di uno psicoanalista.

Ma come snebbiare allora il rischio di una sublimazione che scarta il rimosso, e dunque il diritto - solo individuale -  a ‘sapere’ ?

La questione era già formalmente aperta, come sappiamo, e non gradisce ripetizioni.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 30 novembre 2023  

 

 

[1] ‘Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico’, S. Freud (1911) in OSF Bollati Boringhieri (2012) Vol. 6, pagg. 454- 456. 

[2] ‘I seminario. Libro XVII - Il rovescio della psicoanalisi 1969-1970’, Testo stabilito da Jacques-Alain Miller – Edizione italiana a cura di Antonio Di Ciaccia, Giulio Einaudi editore Spa (2001) pagg. 98- 99   

[3] “…ciò che accade come ‘accadere psichico’, ‘psychisches Geschehen’,  in questo secondo tempo… accade perché i genitori, o chi per essi, sono lì, nell’esperienza sensibile del figlio : che a essi applica, in quanto Altri come ogni Altro, la legge già costituita in 1°. Questo secondo tempo non ha autonomia dal primo : l’ ‘Edipo’ è legge nella crisi in quanto si è parzialmente autonomizzata dal 1°. Nulla a che vedere dunque con un archetipo  né con ‘una struttura della parentela’ più o meno elementare… : qui, di còlto c’è il drammatico sviluppo individuale della competenza del Soggetto nella propria legge, e di naturale la natura del suo pensiero individuale.” Citaz. da: ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998), pag. 189 in ‘2°. Secondo tempo. Costituzione giuridica del desiderio’.