“Ogni cosa al suo posto”[1]. Nel cinquecentenario di Raffaello Sanzio[2] da Urbino.

Illustrazione originale di Stefano Frassetto[3].

 


 
Dice il Vasari[4] che Giovanni de’ Santi, padre di Raffaello, felice per la nascita del figlio non volle mandarlo a balia, “ma che la madre propria lo alattassi continovamente” ed intanto, “con tutti que’ buoni et ottimi costumi che fu possibile” il bambino venne subito avviato ed ammaestrato alla pittura nella bottega paterna di Urbino : non appena in età, il padre volle presentarlo alla bottega di Pietro Perugino a Perugia che lo accettò in apprendistato e dove già Raffaello si fece notare per come studiava la maniera di Pietro, imitandolo al punto che non era facile distinguere il lavoro dell’allievo da quello del maestro.

Grazie ai suoi modi fini che ben pochi fra gli artisti suoi predecessori manifestavano, Raffaello ottenne presto commesse altolocate, prima a Siena - dove però già lavoravano Leonardo Da Vinci e Michelangelo - poi a Firenze dove cominciò lui stesso a dar lezioni di prospettiva, nella quale eccelleva e che lo appassionava specialmente, dacchè forse l’urbanistica  e l’architettura costituivano la vera novità per l’artista rinascimentale, non più solo decoratore o poeta ma filosofo e teorico a tutti gli effetti[5].


Conobbe ed apprezzò Albrecht Dürer[6] da cui si fece eseguire alcune incisioni su proprio disegno.


Poco si parla del talento speciale e della sensualità amorosa di Raffaello, che il Vasari coglie nel suo ritrarre fisionomie : cosicchè, ad esempio “La Velata” (1516) e “La Fornarina” (1519ca), che pure si ispirano ad “Amor sacro e Amor profano” (1515) del contemporaneo Tiziano Vecellio, non sono però - come quello - ritratti didascalici, e noiosamente pedagogici.


Tornò a Perugia, fu ad Urbino ospite del Duca di Montefeltro, poi di nuovo a Firenze dove lo chiamavano nuove commesse ed infine a Roma nel 1508, dove papa Giulio II - che aveva ordinato l’abbattimento della basilica vaticana risalente all’imperatore Costantino a causa delle contaminazioni del barbaro Medio Evo – commissionava a Raffaello una serie di affreschi grandiosi per la nuova Biblioteca e Tribunale ecclesiastico nella ‘Stanza della Segnatura’ dei Palazzi Apostolici, dove la teologia risultasse apice ed equilibrio delle umane filosofie.


Raffaello, intanto, che - a differenza di Michelangelo - aveva messo sù una produttiva bottega con valenti collaboratori, arrivò a soddisfare le aspettative del committente, senza rinunciare ad uno sguardo velatamente ironico su ciò che rappresentava : quella enciclopedica opera figurativa alla quale pare sia stato accompagnato passo passo da colti funzionari papali.


E così, la sua “Scuola di Atene” apre allo spettatore un disordine composito con al centro il dibattito infinito fra Platone, reale protagonista dell’affresco che indica il Cielo delle ‘idee’, e l’allievo Aristotele che offre invece la sua “Etica” alla elaborazione umana. Attorno a loro si muovono una quantità di personaggi riconoscibilissimi e ritratti nelle realistiche sembianze di colleghi artisti, contemporanei di Raffaello : Socrate maestro di Platone, Pitagora con la perfezione del numero, il berbero Averroè, Euclide, Eraclito, Zoroastro, Diogene per citarne alcuni.


Nessuno di loro si rivolge allo spettatore, ciascuno è preso dalla propria ‘buona’ teoria che argomenta, e sostiene - quando può - con fedeli discepoli. E benchè i cieli atemporali che illuminano la scena non diano indicazioni sull’ora, la data indica il 31 ottobre 1503, giorno della elezione di Giuliano della Rovere al soglio pontificio col nome di Giulio II.


E’ qui finalmente rappresentata la grandiosità ed armonia dell’Architettura, che sa accogliere ed ugualmente sorreggere e presentare, al pubblico ed alla Storia, il moto ed i tratti di filosofi e studiosi.


Un Ordine dunque precede, accetta il disordine degli uomini e, pur rendendolo manifesto e sgradevole, è capace di elevarlo ed offrirgli spazio ed ascolto ?


Raffaello pare condividere il pensiero del committente ma all’unico personaggio femminile dell'affresco – Ipazia, ragionevolmente, la matematica alessandrina che qui però veste un abito bianco-velato e rassomiglia incredibilmente a Raffaello stesso, pure ritratto al lato opposto e simmetrico – affida quello sguardo preciso che cerca lo spettatore e chiede giudizio, riscontro, risposta, rendendosi così legame di imputazione indispensabile per un beneficio ed una ricchezza.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 12 settembre 2020
 
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[1] “Ogni cosa al suo posto” è il titolo del saggio di Oliver Sacks, pubblicato postumo, in cui il neurologo segnala l’aspetto patologico di malinconia e compulsione, per le quali è condizione indispensabile che ‘ogni cosa sia al suo posto’, anche al costo di manomettere la realtà alla propria fissazione. D’altra parte Sacks indica nel ‘mettere ordine’ la qualità dei pazienti che arrivano a guarire, rendendosi capaci di ‘fare ordine’ a partire dal disordine mentale presente in ogni patologia.


[2] Ricorre nel 2020 il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio che Giorgio Vasari ricorda in “Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri” ‘Nell’edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze 1550’ (Einaudi ‘ET Classici’ 2015, Vol.II p.611 e p.639).“Nacque Rafaello in Urbino città notissima l’anno MCCCCLXXXIII (1483 - ndr), in Venerdì Santo a ore tre di notte… Poi confesso e contrito finì il corso della sua vita il giorno medesimo ch’e’ nacque, che fu il Venerdì Santo d’anni XXXVII (37anni, quindi era il 1520 – ndr)…”


[3] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.


[4] “Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, Giorgio Vasari ‘Nell’edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze 1550’ - Einaudi ‘ET Classici’ 2015, Vol.II pag.611


[5] Leon Battista Alberti aveva pubblicato il “De pictura” (1435) ed il “De re aedificatoria” (1485), primi trattati teorici che riguardavano pittura, scultura ed architettura.


[6] “Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, Giorgio Vasari ‘Nell’edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze 1550’ - Einaudi ‘ET Classici’ 2015, Vol.II pag.629