Raffaello Sanzio.

La casa laboratorio in cui nacque Raffaello Sanzio[1].

 

Nella foto: Urbino, uscendo dalla Fortezza Albornoz verso la casa di Raffaello. La Fortezza fu costruita fra il 1350 ed il 1370 per volere del cardinale Egidio Alvaros de Albornoz e dovette già nel 1375 resistere all’assedio di Antonio da Montefeltro che rivendicava la città consegnatagli dalla rivolta popolare. 

 

 

 

Al primo piano della casa natale ad Urbino, c’è un affresco nella camera in cui Raffaello stesso nacque nel 1483[2] : una giovane donna legge con lo sguardo assorto e quasi dimentica del bimbo che le dorme sulle gambe; non può passare inosservato ed anzi ne indica immediatamente l’autore, appassionato e schivo che fu Giovanni Santi, padre di Raffaello e maturo coniuge della giovane Magìa di Battista Ciarla[3]. Raffaello, che in questa stanza venne svezzato e giocò fino a poter scendere nel laboratorio del padre - dove cominciò prestissimo ad apprenderne il lavoro e proprio dai collaboratori più anziani al quale veniva affidato – apprese il legame coniugale, su cui non ebbe dubbi negli anni a venire, anche da quel semplice affresco del padre : l’affresco è noto come ‘Madonna di casa Santi’ e conferma la competenza della giovane moglie, anche presso il vicinato.

Rimasto orfano a pochi anni, prima della madre e poi del padre, Raffaello fu di fatto adottato dai lavoranti del padre su cui virtualmente soprintendeva il ‘Perugino’ al quale Giovanni Santi aveva presentato il giovanissimo Raffaello nel 1494 perché lavorasse presso di lui come apprendista[4] : a diciassette anni, dunque Raffaello si ritrovò Maestro della bottega paterna – grazie al suo reale talento ma anche alla prudente lungimiranza del padre – e soprattutto capace di ottenere commesse di lavoro.

Se i bozzetti costituivano per un Maestro e per il suo laboratorio un investimento prezioso ed indispensabile - tanto da costituire alleanze ‘de facto’ quando venivano prestati ad altri Maestri[5] oppure un danno ingente quando venivano ceduti clandestinamente - Raffaello sapeva bene cosa intendeva ottenere per un ritratto commissionato : così che non ritroviamo nelle sue molte Madonne lo sguardo intenso della giovane donna ritratta dal marito nella stanza coniugale, anche se restiamo ugualmente ammirati, nelle opere commissionate, dai colori unici e sopraffini che contraddistinguono la pittura di Raffaello e dalla perfezione del suo disegno.

Con una rivisitazione sorprendente, ma ragionevole per le modalità di lavoro e l’ambiente che entrambi frequentarono, Giovanni Santi avrebbe ripreso da Piero della Francesca e da quella sua opera oggi nota come ‘Pala di Brera’[6] (1472) - commissionatagli da Federico da Montefeltro, Duca di Urbino - la pensabilità di una donna ‘politica’, esente da quelle formalità ed accudimenti coatti con cui invece le donne venivano addestrate e rese inutili dalla cultura delle Corti.

 

                                                                                                 Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 29 dicembre 2020

 

P.S. Ringrazio sentitamente il museo ‘Casa natale di Raffaello’ ad Urbino e la ’Accademia Raffaello’ per la consulenza in occasione delle visite.

 

 

[1] “Lavamini et mundi estote” è la iscrizione in latino che si può leggere sul lavatoio del cortile al primo piano che collega la casa con ingresso sulla via principale – oggi Via Raffaello - acquistata da Giovanni Santi nel 1460, con la casa al primo piano affacciata sulla stretta Via Santa Margherita, portata in dote dalla madre di Raffaello, Magìa Ciarla di Battista e dotata di un pozzo : il motto dice del potere di ognuno nel riuscire ad emendare i propri errori quando siano realmente riconosciuti. La casa laboratorio servì a Giovanni Santi per iniziare subito a lavorare al servizio del Duca come decoratore di tavole per la pittura, così che successivamente potè trasformare la sua attività nel più ricercato ‘laboratorio di pittura’.

[2] Raffaello visse fra il 1483 ed 1520 : il 2020 è infatti il 500° dalla sua morte.

[3] Come tuttora avviene in alcuni Paesi – in Russia e nell’area ex-sovietica, ma non solo - già ai tempi di Raffaello la donna era identificata dalla paternità: e questo ben oltre il matrimonio.

[4] “…E Pietro (Perugino) che era benigno per natura, non potendo mancare a tanta voglia, accettò Rafaello. Onde Giovanni (Santi) con la maggiore allegrezza del mondo tornò ad Urbino e non senza lagrime e pianti grandissimi della madre lo menò a Perugia. Dove Pietro (Perugino), veduto il disegno suo, i modi et i costumi, ne fè quel giudizio che il tempo dimostrò vero…”, p.612 ‘Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri. Nell’edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze 1550’, Giorgio Vasari – Giulio Einaudi editore 2015.

[5] Non solo Raffaello Sanzio ma anche altri artisti, più tardi persino Leonardo Da Vinci usavano più volte lo stesso bozzetto adattandolo alla committenza ed all’opera.

[6] ‘Pala di Brera’, o ‘Pala Montefeltro’, si trova infatti presso la Pinacoteca di Brera a Milano.