La tortellinatrice(1).

Ovvero l'Inferno di Belzebù (2) di mistici ed indifferenti.

L’affresco di Belzebù nella Cappella Bolognini.

 

 

 

“…Nel caso in cui la cappella sita nella chiesa di San Petronio, della quale lo stesso testatore è patrono, al momento della sua morte, non fosse terminata di fabbricare e dipinta, dovesse essere completata dagli esecutori testamentari nei modi seguenti :

 

facendo costruire una porta con due battenti chiusi per metà e aperti nell’altra metà, a mo‘ di grata con chiodi di rame dorato e, sotto, con tondi contenenti varie figure così come si vede nella porta di Santa Maria di Porta Ravegnana.

 

La cappella dovrà poi essere dipinta da un buon pittore in questo modo : il soffitto dovrà essere azzurro, di buon colore dal prezzo di due ducati per libbra, con stelle dorate così come si vede nella cappella sita nella chiesa del Signore di Sabina,

 

e nella parete laterale della stessa cappella verso la piazza del Comune di Bologna, fino a metà della stessa parete, dovrà essere dipinta la gloria della vita eterna

 

e dalla metà della stessa parete dovranno essere dipinte le pene dell’inferno, orribili quanto più è possibile,

 

e nell’altra parete della cappella dovranno essere dipinte le storie dei tre Magi che occupino l’intera parete…“[3]  

 

Il 10 febbraio 1408, a lavori quasi ultimati Bartolomeo Bolognini dettava così al notaio Lodovico Codagnelli le sue volontà testamentarie : discendente da una famiglia di setaioli di Lucca che si era trasferita a Bologna a metà del XIII secolo attratta dalle facilitazioni tributarie che in quella città si offrivano ai filatori di seta e facendo così la propria fortuna economica, nel 1404 aveva acquistato il giuspatronato sulla quarta ed ultima cappella di San Petronio dal Comune di Bologna che aveva edificato la basilica. 

Bartolomeo Bolognini non era allora in punto di morte, chè anzi gli anni a venire gli avrebbero riservato ancora soddisfazioni e, nonostante non si fosse mai impegnato in politica in quegli anni peraltro assai instabili e non solo a Bologna, la sua elegante casa cittadina posta vicino ai due filatoi a cui era concesso attingere la forza idraulica per i due mulini dal canale Savena, accoglieva ospiti illustri sia della città che degli antipapi.

La Chiesa stava attraversando infatti, dalla morte di papa Gregorio XI nel 1378 e la successiva elezione di papa Urbano VI una delle crisi più gravi della sua storia che culminò con la elezione degli antipapi ad Avignone da parte di cardinali dissenzienti che non riconoscevano il pontefice legittimo di Roma, sebbene operassero parallelamente come se Avignone avesse una sua qualche  legittimità : a ciò si aggiunse che nel 1409 il card. Cossa arrivò a radunare a Pisa un Concilio che portò alla elezione di un terzo papa, anch’esso non legittimato, col nome di Alessandro V che nel gennaio 1410 fece il suo ingresso a Bologna, passata per l’occasione a terza sede pontificia. 

Quale patrono di una delle cappelle della Basilica, Bartolomeo Bolognini s’investe quindi di una funzione solenne : ed incuriosisce quel sottolineare nelle sue volontà che : “…dovranno essere dipinte le pene dell’inferno, orribili quanto più è possibile…“ 

In effetti, per la società medioevale non esisteva la possibilità del Purgatorio. 

Al centro della scena, molto ben visibile allo spettatore ecco Belzebù, funzionario meticoloso ma incapace di generare figli, perchè non ha sesso : è al servizio di un Ente reale, e passato è il tempo della vita sulla terra in cui i peccatori potevano ravvedersi, giudicando il male fatto. 

‘Pensare‘, facoltà di sintesi specifica dell’umano qui non è più possibile, è il regno della in-differenza : e della non-differenza, anche fra i sessi. 

Sono i ‘traditori‘ – Giuda e Bruto - ad essere i più crudelmente puniti, nella loro in-differenza al beneficio ricevuto ed al benefattore : sono condannati a ‘non‘ essere riconosciuti, ingoiati all’ingresso e rigettati all‘uscita, nell‘automatismo in-differente e in-finito della macchina-Belzebù – macina, mulino o tortellinatrice – che non riconosce ‘oggetto‘ da ‘vivente‘, e guai a finire in quegli ingranaggi da tortura. 

Adulatori, golosi, mediocri, incantatori, seduttori, generalmente trascurati nella vita terrena qui invece sono condannati a pene terribili proprio nel corpo che tanto hanno offeso. E la visione dell’affresco è incredibilmente catartica, cioè non angosciante : anzi raccoglie pure consensi e tuttora, a giudicare dalle espressioni soddisfatte di chi, pur avendo pagato un biglietto all’ingresso, approva pienamente quando esce dalla Cappella. 

Per por fine a quel caos, l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo infine avviò un Concilio a Costanza che si protrasse fino al 1417 quando, deposti gli ultimi antipapi venne eletto col nome di Martino V l’unico successore legittimo di San Pietro : il maggio 1415, data della deposizione di Giovanni XXIII può infatti essere anche considerata il termine degli affreschi della Cappella die Bolognini, ai quali ora conveniva smontare il più rapidamente possibile ponteggi e impalcature interne, pur di non proseguire le decorazioni con l’immagine dell’ultimo antipapa di Bologna. 

Ed infatti il lunettone di destra è tuttora l’unica parte della Cappella rimasta incompiuta.  

 

 

                                                    Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 25 gennaio 2020

 

 

[1] La prima tortellinatrice è stata brevettata a Bologna da Zamboni & Troncon, azienda fondata da due operai provenienti dall’Arsenale Militare che nel 1912 ottenne per questa macchina il Premio Umberto I : un esemplare è stato esposto nel 2015 a Milano, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia nel percorso #FoodPeople, coi menù italiani del passato e contemporanei.

[2] Il programma degli affreschi per la parete sinistra della Cappella furono citati da Bartolomeo Bolognini nel suo testamento, ed eseguiti da Giovanni Da Modena dopo il 1408, quando fu chiamato a sostituire il pittore Jacopo di Paolo che dovette abbandonare l’opera.

[3] Sebbene non in originale, il testamento di Bartolomeo Bolognini esiste in varie copie, sia presso l’Archivio di Stato di Bologna, sia presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, sia presso l’Archivio della Fabbriceria di San Petronio (Libro rosso III dei testamenti). La “chiesa del signore di Sabina” si riferisce alla chiesa di San Clemente, all’interno del Collegio di Spagna fondato dal card. Gil de Albornoz, arcivescovo di Sabina.