A qualcuno piace jazz…

Conversazione con Isabella Inzaghi.

 

 

Il Montefeltro continua ad essere un territorio attraente, appena all’entroterra della riviera adriatica si estende dalle colline intorno a Forlì fino a Pesaro e a Urbino : ma qui si combattè fieramente, fin dai tempi di Dante Alighieri, ultimo in ordine di tempo fra gli uomini medioevali e nostra gloria italiana, quando infine il Rinascimento accolse il potente Ducato dei Da Montefeltro, di cui Federico – che fu condottiero, politico e mecenate generosissimo - mantiene tuttora il nome alla regione, nota ormai per aver dato i natali ai sommi Giacomo Leopardi e Gioacchino Rossini.

Ed è nata qui Isabella Inzaghi, che i genitori - originari della regione ma da decenni cittadini di Milano - volevano che venisse alla luce fra le belle colline del Montefeltro. “Da loro ho ricevuto la passione per la musica e soprattutto il piacere di condividerla : fin dall’età di sei, sette anni mi piaceva organizzare spettacoli a casa con gli altri bambini e, in effetti i miei genitori avevano spesso ospiti che frequentavano il teatro e che venivano a trovarci.

Mio padre, Luigi Inzaghi, è musicologo e con lui ho anche collaborato recentemente per una nuova edizione del suo libro ‘La Scala si racconta’ che include gli ultimi dieci anni del Teatro simbolo di Milano[1].” Quindi una passione per la musica con origini affettive  ?

“Direi proprio di sì : anche se, quando da bambina insistevo per imparare a suonare il pianoforte, loro resistevano e dovetti impegnarmi a fondo per ottenere di studiare. Poi però mi sono diplomata in Conservatorio, mantenendo comunque quella mia attitudine ad organizzare, per esempio le stagioni concertistiche radunando i miei compagni musicisti : e ottenevo buoni risultati anche nello studio delle lingue straniere, che tuttora mi appassionano.”

Com’è nata allora la passione per il jazz ?

“Dallo studio della musica classica : anzitutto mi ha permesso di scoprire altri generi musicali che mi hanno incuriosito, e senza conflitto fra loro, a mio parere. Apprezzo moltissimo il lavoro di Luciano Pavarotti, indimenticabile maestro, che ha saputo muoversi elegantemente fra generi diversi senza fermarsi nemmeno davanti alla cosiddetta – ed a volte biasimata - ‘musica leggera’, ma valorizzandola col suo talento. Mi piace riascoltare Maria Callas che adoro e mi piacerebbe approfondire il canto lirico, disciplina che sento molto vicina : ma ho scoperto recentemente anche la musica medioevale che mi sta appassionando, ed ascolto anche Florez (Juan Diego, tenore), Netrebko (Anna, soprano), Villazon (Rolando, tenore), Aida Garifullina (cantante lirica)…”

Lo scorso 26 novembre, Lei ha presentato per l’Associazione ‘Amici del Loggione del Teatro alla Scala’ un delizioso concerto jazz con il sassofonista Gabriele Comeglio accompagnato alla chitarra elettrica da Sara Collodel, che è diplomata in ‘musica classica’ : che cosa avvicina la musica classica al jazz ?

“La musica jazz si basa sull’improvvisazione, quindi la realizzazione estemporanea di brani musicali :  nel passato ciò valeva anche per la musica cosiddetta ‘classica’, per esempio i compositori di musica barocca conoscevano bene l’arte dell’improvvisazione, Bach sapeva improvvisare e così pure i musicisti che seguirono, mi viene in mente Chopin.  Oggi la distanza tra le due musiche è invece molto definita, la musica classica consiste in una interpretazione di spartiti ben precisi di celebri compositori mentre i due generi hanno in realtà più punti di contatto di quanto si possa immaginare : penso che, dando un po’ più spazio all’improvvisazione nel corso degli studi accademici, si arriverebbe magari anche a stimolare una creatività e una inventiva negli allievi…

Qual è la differenza  fra insegnare e suonare?

“Ho cominciato ad insegnare musica appena diplomata, ma solo recentemente sto scoprendo una passione nell’insegnamento soprattutto del canto : quando un bambino di sette, nove anni scopre le potenzialità del canto, per me stessa è una gratificazione che entrambi condividiamo dopo quel percorso un po’ speciale che non è più solo motivare sé stessi, ma motivare un altro e trasportarlo nell’apprendimento.”

Recentemente Lei ha anche diretto cori di voci bianche per conto della ‘Accademia del Teatro alla Scala’…

“E’ stata una bella opportunità che ho saputo cogliere : avevo ricontattato il mio maestro Dario Grandini per sottoporgli alcuni miei lavori con i cori, quando si è aperta la possibilità di candidarsi come direttore di coro voci bianche in ‘Accademia del Teatro alla Scala’, e così sono stata chiamata. Il progetto è stato avviato dalla Fondazione TIM[2] ed è stato una novità anche per l’Accademia”.

Una novità come fu, ad esempio, l’ingresso della ‘danza classica’ quale disciplina propria a fianco delle opere liriche ? In effetti la danza classica è stata ammessa solo nel XIX secolo, e grazie a l’ ‘Opéra de Paris’.

“Sono entrambe forme d’arte che possono coesistere e persino completarsi : in Aida di Verdi, per esempio, abbiamo la lirica ma anche magnifici balletti… La musica cantata e suonata può essere completata dalla gestualità del ballo”.

Lei stata per più di dieci anni Consigliere per gli ‘Amici del Loggione del Teatro alla Scala’, quali sono gli obiettivi dell’Associazione ?

“L’Associazione si è costituita nel 1973 : è stata fortemente voluta dall’allora sovrintendente Paolo Grassi, con l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultura musicale, e soprattutto scaligera, fra i giovani che saranno il pubblico di domani. E’ stato così che mi sono occupata di gestire una stagione concertistica, dedicata ai giovani e per i giovani artisti, ed è stata un’esperienza sorprendente perché, oltre ad imparare, ho potuto conoscere molti nuovi musicisti : alcuni di loro che si sono esibiti, sono già professionisti affermati nel mondo della musica.”

 

                                                  Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 2 febbraio 2022

 

[1] “ ‘La Scala si racconta’ parla della storia del ‘Teatro alla Scala’ dalle sue origini ai giorni nostri. La prima edizione del volume è uscita nel 2010 a cura di Luigi Inzaghi per ‘Edizioni Meravigli’” – spiega Isabella Inzaghi – “Il libro narra soprattutto episodi ed aneddoti dei grandi personaggi della Storia della musica che hanno fatto parte della vita scaligera : Verdi, Puccini, Callas, Nureyev, Fracci e tanti altri. Molto interessanti sono i documenti o le lettere d’epoca che fanno rivivere i personaggi in modo più vivido. Pregevoli anche le interviste fatte dal giornalista Inzaghi a grandi artisti contemporanei. Mi sono occupata della revisione della nuova edizione ed ho curato il capitolo integrativo riguardante la produzione scaligera degli ultimi dieci anni : dal 2010 al 2020 segnati dalla direzione dei sovrintendenti Lissner e Baremboim, con i rispettivi Direttori d’orchestra Baremboim e Chailly. La prefazione è stata scritta da Giuseppe Faina, Presidente della Fondazione ‘Milano per la Scala’” https://youtu.be/xs6pijfyprI 

[2] Fondazione TIM      https://www.fondazionetim.it/