Umani squilibri[1].

Il lungo lavoro di John F. Nash, Jr.

 

Illustrazione originale di Stefano Frassetto.[2]

 

 

 

 

C’è qualcosa di più quotidiano dell’umano squilibrio ?

L’apporto dell’altro non coincide con quanto ci aspettavamo - è esperienza comune – ma, fin da bambini ci mette al lavoro : termine oscuro perché obbedisce alla prospettiva di comporre una soluzione migliore.

Quello che sappiamo è che il principio di realtà non potrebbe istituirsi senza il nostro specifico principio di piacere che lo precede, e che non è generalizzabile perché assolutamente individuale.

Qualcosa allora dev’essere successo all’umanissimo principio di piacere quando non raccoglie la realtà, che fin da subito – e già al neonato – si presenta come una offerta. Ma solitamente, forse con leggerezza, si ascrive alla prima infanzia il perfezionamento del pensiero che invece, pur essendo compiutamente disponibile fin dalla nascita, può richiedere anni, decenni e magari la vita intera per coniugare efficacemente principio di piacere e principio di realtà. Il nostro corpo è il primo interlocutore sanzionante, sanzionare equivale a pensare ma la equivalenza è troppo facilmente scartata con quell’errore di logica che, sterilizzando progressivamente la sanzione, arriva a rendere il corpo un supporto non indispensabile al pensiero, un ‘object’ fastidiosamente reclamante in cui l’umano rischierebbe persino di inciampare.

La storia del matematico John F. Nash, Jr. può richiamare quel progressivo groviglio attorno alla logica del principio di piacere che la psicopatologia, anche grave, attira come una calamita : ma, sorprendentemente e senza alcuna predittibilità dopo i numerosi, faticosissimi ricoveri terapeutici a cui pur si sottopose e che molto poco possono – lo sappiamo - sulla verità asserita dall’individuo, John Nash evidentemente cominciò a valutare di voler raccogliere quello che per decenni aveva trascurato.

Lo fece con assoluta libertà, e quindi con genuina intelligenza.

Vent’anni erano già quasi passati dal 1994 quando il Professor John Nash era stato insignito del Premio Nobel per l’Economia, grazie ad una Teoria dei Giochi[3] talmente valida da poter essere efficacemente applicata in differenti e ben specifici campi. E’ quindi del 2011 la registrazione di un ‘Open Dialogue’[4] che mi ha incuriosito : qui, infatti era invitato il Professor John F. Nash, Jr. da ‘The Hong Kong Polytechnic University’, l’accoglienza di docenti e studenti risuona tuttora festosa, le domande formulate con semplicità e rispetto, John Nash apprezza le strette di mano.

“La musica è stata uno strumento anche negli studi ?”

“La Economia è una scienza ?”

“La matematica è astratta ? E’ una passione ?”

“Quali sono ora i Suoi progetti ?”

Lui si mantiene prudente, le parole scelte con cura : la Economia è “una scienza sociale, … le dimostrazioni di un modello non si adattano alla Economia…”, se non attraverso la Econometrica. La musica “è stata psicologicamente importante per me…” ma “ …nessun collegamento con i miei studi”. La matematica stessa non è stata una passione, ma senza di essa “…ci troveremmo in una Torre di Babele, … perché permette di capire, …non c’è più confusione” : e qui sì, lo studioso si accalora come pure, per rispondere ad una domanda spiega il suo interesse attuale per la cosmologia e per quelle asimmetrie già segnalate da Einstein, ma tutte ancora da riprendere.

Ed è poi in una brevissima intervista del 2013[5] in cui il giornalista chiedeva, avendo letto ‘Il Principe’ di Machiavelli come lo avrebbe collegato con la Teoria dei Giochi, che John Nash lascia cadere ogni astratta, persino accademica, competenza e riporta invece qualcosa di cui era stato lui stesso protagonista, nella solitudine patologica che aveva sperimentato : il bivio dell’ignorare l’appuntamento con l’altro, quando qualunque obiettivo scivola nel paranoico diventando devastante.

“I consigli di Machiavelli sono slegati dalla morale – ammette John Nash, con una attualità che ci sgomenta oggi ancora di più. “Ma è difficile rendere scientifica l’etica, soprattutto quando si vuol farla derivare dalla religione. E poiché la scienza richiede scientificità, forse Machiavelli ha fatto bene a lasciare l’etica fuori dal discorso sulle decisioni”.

Il buon matematico aveva scelto con cura il termine ‘religione’, che non è ‘fede’[6]

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 3 maggio 2022     

 

 

 

[1] ”L’uso corrente della parola ‘squilibrio’ sembra essere troppo interessato. Nella legge di natura che poniamo e proponiamo, l’uomo normale è l’uomo che, letteralmente si squilibra (lavoro) su un Altro, ottenendone lo squilibrio (ancora lavoro) su di lui in vista di un profitto (ancora squilibrio) : se non è ‘così’ squilibrato, allora è uno… squilibrato”, ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, di Giacomo B. Contri SIC Edizioni – seconda edizione 1998. Parte II, ‘La Carta, o Enciclopedia del pensiero di natura’, Par.13 ‘Economia, ricchezza, scarsità’ cit.: p.114

[2] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’. 

[3] La specialità di John Nash, fin dalla tesi di laurea, è stata lo studio matematico di una soluzione per il raggiungimento dell’equilibrio partendo da un conflitto di interessi e da una iniziale non cooperazione dei partecipanti : i giocatori cioè, secondo la ipotesi, non stipulano accordi vincolanti, ma adotterebbero sempre la decisione conseguente al massimo guadagno possibile e fino ad un ipotetico punto di equilibrio in cui al massimo guadagno individuale corrisponde anche il massimo guadagno collettivo, con un interesse quindi focalizzato alla predittibilità di un ipotetico comportamento sociale razionale, da configurare quindi anche in sede di politica di una o più Nazioni.

[4] ‘Open Dialogue with Nobel Laureate : Professor John F. Nash, Jr’, ‘The Hong Kong Polytechnic University’ – November 4, 2011/        https://www.youtube.com/watch?v=PxqDi2lugo0

[5] ‘la Repubblica’, ‘Archivio’ 6 ottobre 2013 - Piergiorgio Odifreddi, ‘Il Nobel Nash, Machiavelli, i leader coreani e il presidente Assad’.

[6] Per ‘religione’ si intendono le regole di un culto : mentre la ‘fede’ è la convinzione salda della verità e giustezza di qualcuno, che è stato fatto proprio.