Loading color scheme

Psicoanalista e professione [1].

Il vantaggio di una vocazione/1.

 

”La psicoanalisi… non è certo l’intera psicologia, ma piuttosto la sua struttura essenziale, forse addirittura il suo fondamento… L’analista deve quindi aver appreso prima di ogni altra cosa questa psicologia, la psicologia del profondo, o la psicologia dell’inconscio."[2]

 

 

 

 

“…Dopo quarantuno anni di attività medica, la conoscenza che ho di me stesso mi dice che in verità non sono mai stato propriamente un medico. Sono diventato medico essendo stato costretto a distogliermi dai miei originari propositi, ed il trionfo della mia esistenza consiste nell’aver ritrovato, dopo una deviazione tortuosa  e lunghissima, l’orientamento dei miei esordi…”[3]

Freud arriva dunque alla vocazione tardi, nella sua maturità : e si accorge che è già una professione, tuttavia originale, mai avviata prima. 

“…Lo scopo di noi analisti è un’analisi il più possibile completa ed approfondita del paziente, al quale non vogliamo recar sollievo accogliendolo in una qualche comunità, sia essa cattolica, protestante o socialista; quel che vogliamo fare è arricchirlo, e trarre questa ricchezza dal suo intimo facendo affluire al suo Io sia le energie che a causa della rimozione sono relegate nell’inconscio e dunque risultano inaccessibili, sia le energie che l’Io, per poter conservare le rimozioni, è costretto a dilapidare in modo infruttuoso…”[4] 

Freud descrive efficacemente la psicoanalisi in termini economici : un arricchimento che la rimozione rende inaccessibile al paziente, il quale anzi dilapida energie per mantenere la difesa inefficace delle rimozioni. E, meno di cinquant’anni dopo, Jacques Lacan raccoglie da Freud.

“Perché, a proposito della ricchezza non partire dal ricco ? Il ricco ha una proprietà. Compra, compra tutto, beh diciamo che compra molto. Ma… il ricco non paga… 

Innanzitutto, sappiamo bene che il plusvalore egli se lo addiziona regolarmente… E, soprattutto c’è una cosa che non paga mai – il sapere…

Il ricco non è un padrone, se non perché si è riscattato… 

Perché da quando diventa ricco, può acquistare tutto senza pagare ? Perchè egli non ha niente a che fare col godimento… Un tale sapere il ricco se lo acquista come un di più. Solo che, appunto, non lo paga…”[5] 

Dunque il ‘sapere’ della psicoanalisi è ‘un di più’, un vantaggio ed un guadagno insomma e non un semplice godimento : Freud aveva nominato il ‘vantaggio’ in un testo molto speciale, “Aldilà del principio di piacere”[6] come qualcosa di proficuo, ben differente dalla rimozione. 

 “La teoria della rimozione è dunque il pilastro su cui poggia l’edificio della psicoanalisi. Essa costituisce l’elemento più essenziale della psicoanalisi e non è altro che l’espressione teorica di una esperienza ripetibile a volontà se si procede all’analisi di un nevrotico senza l’ausilio dell’ipnosi… Accade in questo caso di avvertire una resistenza che si oppone al lavoro analitico e adduce a pretesto un venir meno della memoria, al fine di renderlo vano. 

L’applicazione dell’ipnosi cela necessariamente questa resistenza; perciò la storia della psicoanalisi vera e propria ha inizio soltanto con l’innovazione tecnica della rinuncia all’ipnosi.”[7]

Dopo aver assistito, a partire dal 1886 alle lezioni universitarie di Jean Martin Charcot in cui, come in ogni futura terapia diretta il lavoro ‘del’ paziente si rende ininfluente, e purtroppo anche la sua stessa capacità di orientamento nella cura, Freud privilegiò il lavoro psicoanalitico che potesse essere agìto dal paziente stesso, usando della sua sola memoria in presenza dell’analista.   

“…La valutazione teorica del fatto che questa resistenza coincide con un’amnesia, conduce poi inevitabilmente a quella concezione dell’attività psichica inconscia che è propria della psicoanalisi, e che in ogni modo si distingue notevolmente dalle speculazioni filosofiche dell’inconscio.”[8]

Ecco perché il conflitto d’interesse medico-paziente, che non grava sul lavoro psicoanalitico, può essere invece un ostacolo alla cura nelle terapie ‘dirette’.

 

                        

                                                Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 1 ottobre 2019

 

 

 

 

 

[1] ‘Il progresso in psicoanalisi’, Morris N. Eagle in ‘Psicoterapia e scienze umane’, Franco Angeli editore – Anno 2018, Vol.52, n.3

[2] S. Freud, , “Il problema dell’analisi condotta da non medici. Conversazione con un interlocutore imparziale”, 1925 : ci si potrebbe sorprendere che raramente si attinga a questo specifico testo di Freud.

[3] S. Freud, ibidem

[4] S. Freud, ibidem

[5] J.Lacan, “Il seminario – Libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi 1969-1970” con postfazione di Jacques-Alain Miller – Giulio Einaudi editore SpA 2001 / Titolo originale : “Le seminaire de Jacques Lacan, Livre XVII. L’envers de la psychanalyse” 1991 Edition du Seuil, Paris

[6] S.Freud, “Aldilà del principio di piacere” 1920, Bollati Boringhieri Vol.9 p.242 : “…che il vantaggio costituito dall’anfimissi sia stato poi ritenuto ed utilizzato nella successiva evoluzione”.

[7] S. Freud, , “Il problema dell’analisi condotta da non medici. Conversazione con un interlocutore imparziale”, 1925.

[8] S.Freud, “Per la storia del Movimento Psicoanalitico”, 1914.

Save
Cookies user preferences
We use cookies to ensure you to get the best experience on our website. If you decline the use of cookies, this website may not function as expected.
Accept all
Decline all
Analytics
Tools used to analyze the data to measure the effectiveness of a website and to understand how it works.
Google Analytics
Accept
Decline
Unknown
Unknown
Accept
Decline