Terra in vista.

Mettersi al timone della propria rot(t)a, oppure no.

 

Una recente edizione di ‘Cavalleria rusticana’ per la regia di Antonino Interisano e scenografie di Tony Fanciullo.

 

“Del resto anche la nevrosi ossessiva guarisce spontaneamente senza difficoltà specialmente dietro un influsso femminile favorevole e si lascia alle spalle solo caratteri inibiti, un po’ eccentrici…[1]

 

Può apparire incredibile, a taluni, la disinvoltura con cui la competenza di Freud esprime un giudizio sul lavoro dei pazienti : anzitutto qui, dov’egli non dice espressamente di un lavoro analitico svolto dalla donna, giunta così a rendersi partner dopo aver lasciato cadere quel nevrotico ‘di troppo’ che è il pensiero di una ‘rappresentanza’ al femminile, in alternativa al sesso maschile.

Ci si potrà chiedere allora perché Freud usi il termine ‘castrazione’ anche riferendosi ad una donna che sappia far cadere quel pensiero ‘di troppo’, che tra l’altro fa ammalare… Ma Freud si attiene, con onestà, ad una esperienza maschile che conosce, lasciando aperta la porta e la parola a chi vorrà, adeguatamente, riprenderla.

C’è anche dell’altro nelle brevi parole di Freud : egli presenta anzitutto il sesso femminile come ‘uno’ di due sessi, senza altra dipendenza che non sia quella di poter offrire, già nella cura del proprio pensiero, qualcosa che l’altro-partner trascura - magari anche per una educazione troppo intransigente - ma che, così facendo, lo avvia alla solitudine narcisistica.

Ci dice inoltre Freud che si tratta sì di una offerta da parte della donna, ma che solo un partner già al lavoro sulle proprie inibizioni e sintomi può raccogliere, non certo chi già si è avventurato nel narcisismo ed a cui tale richiamo procurerebbe tutte le insidie ed i rischi di un cambiamento, persino favorevole.

Infine Freud descrive qui una donna tranquilla, che non reclama e non sollecita, nemmeno la partecipazione ad un vantaggio di cui ella stessa già gode : più che in altri passi, a mio avviso, si avverte qui la distanza da quella ‘jouissance’ – melanconica o euforica - da cui Jacques Lacan metteva in guardia ma di cui anche, rassegnato nella sua stessa rimozione, ne comunicava la ineluttabilità, pur se a titolo esclusivamente personale e non dimostrato.

Tuttavia è ancora oggi la passione sanguinaria – ben rappresentata dai protagonisti di ‘Cavalleria rusticana’ che restano invincibilmente stregati nella ‘rota’ della propria sintomatologia nevrotico-ossessiva – quella che davvero continua ad infiammare quanti nell’applauso trovano conforto, rassicurazione, delega infinita.

 

                                        Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 22 Novembre 2021

 

[1] “Eros e conoscenza. Sigmund Freud – Lou Andreas Salomè, Lettere 1912 – 1936”, ‘Universale’ Bollati Boringhieri (2010) p.96 (Bad Gastein, 1 agosto 1919).