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Nella foto, un dettaglio di ‘Madonna con Bambino’, Scuola di Donatello e Michelozzo (1430-1431), terracotta dorata e policromata – Bonacardo, Santuario di Bonacatu. Dalla copertina del saggio ‘Dalle Officine alle Accademie nel Mediterraneo. Analisi e struttura delle Botteghe d’Arte in età moderna’, a cura di Luigi Agus (2023) Istituto Poligrafico Europeo Casa editrice.  

 

 

Artista o artigiano ?

E’ la domanda, lecita, che deve essersi posta Luigi Agus[1] nell’intraprendere il suo recente saggio dove ripropone alcuni seminari di studio presentati nel 2017 all’Accademia ‘Mario Sironi’ di Sassari, e altri lavori di un progetto in corso presso il Dipartimento di ‘Comunicazione e Didattica dell’Arte’ dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, intesi a coinvolgere un pubblico non solo specialistico per “un maggior approfondimento della questione”.[2]

Qual è l’origine delle Accademie di Belle Arti italiane ? Sorsero nella nostra penisola intorno al 1500 per sollevare la figura dell’Artista dal Maestro dell’officina d’Arte che stava perdendo indipendenza e quindi la specificità del suo lavoro con l’indebolimento economico delle Corporazioni ed in favore di una committenza dotata di patrimoni ed ambiziosa di riconoscimento sociale. Capi di governo o ricchi borghesi, i mecenati favoriscono e sovvenzionano la nascita delle prime Accademie d’Arte come volontaristico atto di indipendenza dell’Arte dal lavoro quotidiano.[3]

Ogni Artista però avrebbe assolutamente continuato a necessitare, sia di competenza tecnica nella realizzazione, sia della presenza di maestranze a cui doveva essere affidata una parte cospicua di lavoro anche specialistico. Ciò valeva per affreschi e quadri, per statue e per sculture, per edifici civili e religiosi : dove si poneva dunque il discrimine fra Artista ed artigiano che l’Arte invece vuole indivisi, o perlomeno decisamente collaborativi ?

Fino a chiedersi : può un artigiano assurgere ad Artista?

E’ il caso di questa ‘Madonna con Bambino’ di Bonacardo, frazione di Oristano, rarissimo esempio di Rinascimento in Sardegna, restaurata poco meno di dieci anni fa per l’attribuzione certa da parte della ‘Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio’ che ha poi seguito i lavori iniziati nel 2015 e conclusi nel 2016.

Le ipotesi sulla committenza - che sembrano sottolineare i buoni rapporti fra la Toscana del 1400 ed il Giudicato di Arborea - non arrivano però ad individuare l’artigiano-Artista che la realizzò.

“Il modello è sicuramente Donatello, ma l’iconografia si allontana comunque dalle creazioni del grande scultore per il motivo del nodo accentuato delle due figure, il loro diventare una cosa sola. Il particolare della mano della Madonna sulla testa del Bambino e lo stretto contatto tra guancia e viso di Madre e Figlio sono motivi chiaramente dipendenti da un prototipo donatelliano, il cui riferimento più immediato sembra essere la ‘Madonna di Verona’[4]. Di quest’opera infatti si hanno numerose versioni in stucco, terracotta e cartapesta, nessuna delle quali è un originale, come se Donatello avesse eseguito soltanto un modello appositamente destinato ad essere riprodotto.”[5] L’autonomia dell’Arte non può che appoggiarsi a Botteghe di lavoro che certo non disdegna, e nelle quali i modelli, le tecniche, gli strumenti provengono da esperienze ed Artisti-artigiani preesistenti.

E “laddove non esisteva una Corporazione che ne regolasse la formazione” per diventare scultori in legno ad esempio, “anche in questa bottega si fa riferimento al legno giacente, ai modelli di studio che potevano essere pitture o disegni ed ai ferri del mestiere” [6], come risulta oggi dalla lettura degli Archivi.

La tecnica “come virtuosismo, come abilità eccezionale, come esperienza di solitudine del genio creativo”[7] e la tecnica “come esperienza di condivisione, come componente di un progetto didattico che unisce le diverse componenti dei saperi presenti dentro e fuori le Accademie… Questo potrà dare ancora una volta un ruolo alle Accademie di belle arti, che forse dovremmo ribattezzare Accademie di buone tecniche.”

Il pensiero non nasce diviso, infatti, e soprattutto ne conserva una memoria non manipolabile ed a cui continuamente attinge anche ‘sovrappensiero’ : ma c’è ignoranza su questo, e ingenuità antica, persino fossile. Come se il pensiero non sapesse chiedere aiuti.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 25 ottobre 2023

 

 

[1] Luigi Agus è storico dell’arte e dottore di ricerca, attualmente professore presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, dopo aver ricoperto lo stesso incarico presso l’Accademia di Sassari. Accademico corrispondente della Real Academia di Cordoba, ricercatore accreditato presso gli archivi nazionali e la Biblioteca Nazionale di Spagna ha al suo attivo diverse pubblicazioni.

[2] ‘Dalle Officine alle Accademie nel Mediterraneo. Analisi e struttura delle Botteghe d’Arte in età moderna’, a cura di Luigi Agus (2023) Istituto Poligrafico Europeo Casa editrice, Introduzione pag.9

[3] L’Accademia del Disegno, prima Accademia d’Arte sorta in italia, fu istituita a Firenze nel 1563 grazie a Cosimo I dei Medici e col supporto teorico di Giorgio Vasari.

[4] ‘Madonna di Verona. Madonna con Bambino’, Rilievo (1447 – 1453), Bottega di Donato Bardi detto Donatello 1386 – 1466). Ora presso Museo Nazionale del Bargello, Firenze (tratto dal Catalogo generale dei Beni Culturali).

[5] ‘Un raffinato esempio di Bottega rinascimentale in Sardegna: la formella in ceramica policroma della Madonna di Bonacatu (primi decenni del XV secolo)’, di Patricia Olivo – pgg. 92-93 in ‘Dalle Officine alle Accademie nel Mediterraneo. Analisi e struttura delle Botteghe d’Arte in età moderna’, a cura di Luigi Agus (2023) Istituto Poligrafico Europeo Casa editrice. Patricia Olivo, laureata in Lettere presso l’Università di Cagliari e specializzata in Storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università degli Studi di Bologna, è dirigente storica dell’arte del Ministero della Cultura: ha svolto attività di tutela e ricerca a Firenze, e curatrice di diversi progetti di valorizzazione in collaborazione con i Comuni di Cagliari, Oristano e con i Dipartimenti di Storia dell’arte e DICAAR dell’Università di Cagliari.

[6] ‘Note sui modelli di formazione artistica e socioeconomica tra Sei e Settecento. Le Botteghe degli scultori in legno : i contratti di apprendistato’, di Isabella Di Liddo – pg.175 in ‘Dalle Officine alle Accademie nel Mediterraneo. Analisi e struttura delle Botteghe d’Arte in età moderna’, a cura di Luigi Agus (2023) Istituto Poligrafico Europeo Casa editrice. Isabella Di Liddo, professoressa associata di Storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Bari, ha svolto attività di ricerca presso Università italiane e straniere (Santiago de Compostela, Murcia-Spagna, Archivio storico del Banco di Napoli. Specialista di scultura lignea e architettura meridionale, ha al suo attivo diverse monografie fra le quali alcune già presentate a Convegni di studi. Ha curato ‘Santi Patroni in Puglia e in Italia meridionale in età moderna’ (2017).

[7] ‘Morte e rinascita delle tecniche nel futuro delle Accademie’, di Claudio Gamba – pgg.205-206 in ‘Dalle Officine alle Accademie nel Mediterraneo. Analisi e struttura delle Botteghe d’Arte in età moderna’, a cura di Luigi Agus (2023) Istituto Poligrafico Europeo Casa editrice. Claudio Gamba, dottore di ricerca in Storia dell’arte, ha pubblicato saggi sull’opera critica di diversi storici dell’arte, italiani e stranieri. Ha curato per ‘Skira editore’ i volumi su Michelangelo, sui Musei Capitolini, e sui Musei Vaticani. Ha lavorato per il Sottosegretariato del MIBAC (2007-2008) e per l’ISCR (2008-2009). Attualmente insegna presso l’Accademia di Brera a Milano, dopo aver insegnato presso le Accademie di Belle Arti di Frosinone e di Sassari.