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Investimento oppure debito.

I pesi volendo si spostano.

 

 

Investimento oppure debito è uno dei "basic" di ogni politica aziendale (e personale), a buon diritto confluito in Economia. La scienza economica infatti, fin dalla sua nascita che è relativamente recente, ha saputo di volta in volta selezionare il percorso più profittevole per il successo a partire da un pensiero individuale che arrivava a soddisfazione.  

In altri termini, Economia si è fatta scienza grazie all'apporto dei suoi lavoratori migliori : un caso abbastanza singolare quindi di co-operativa con profitto su ricchezza pre-esistente e non su povertà. Ciò che consente tuttora alla scienza economica di capitalizzare ed immediatamente re-investire il surplus negli ambiti scientifici più disparati con successo ulteriore e senza dispersioni.  

Freud stesso raccolse negli ultimi anni della sua prodigiosa carriera personale e professionale i promettenti vagìti di una neonata scienza tutta da coltivare[1].  

Nel suo recente interessante articolo su Le Monde[2] Thomas Piketty, professore presso PSE – Paris School of Economics (o EEP - Ecole d'economie de Paris), affronta il tema della profittabilità nella differenza di posti fra partners che in Economia risulta vincente ma che i Paesi, europei ed extraeuropei stentano a riconoscere nelle loro scelte politiche. Ben supportato da numeri e grafici, Piketty si permette di osservare il "costo" con cui U.S.A. e Germania, pur capaci di un soddisfacente indice di produttività[3] che li pone tuttora ai vertici delle Nazioni maggiormente sviluppate, devono correggere al ribasso la loro ricchezza interna.  

In queste Nazioni infatti la politica del lavoro è più tecnica che economica, cioè non tiene conto delle variabili "culturali" che influenzano la produttività individuale frenandola o favorendola, con la conseguenza che un maggior numero di ore-lavoro per persona è necessario per produrre lo stesso risultato.  

Come dire che una persona che ha poco tempo a disposizione per sè si avvicina gradualmente al mero esecutore sebbene tecnicamente competente, ma con minor produttività anche a livello nazionale. 

Piketty attribuisce specificamente la debolezza di una crescita economica nazionale ad una "offerta educativa e culturale" scarsa, o peggio ancora "pilotata" dall'esterno, che finisce per tradursi soltanto in un "costo", politico e sociale, e non suscita invece "investimenti" orientati come si sa al profitto. Ho trovato nell'esposizione del prof. Piketty un interessante collegamento alla difficoltà con cui un bambino normale, ma assediato dalle richieste dell'adulto e senza avere il tempo di elaborare la "sua" capacità di risposta e dunque di lavoro, rischia di avviarsi alla psicopatologia...  

Potrebbe allora ritenere conveniente lavorare per recuperare quel "suo" pensiero economico così precoce e produttivo che, dal buio fetale ed in scarsità di nutrimento, lo ha orientato alla soddisfazione della nascita.   

 

                                                        Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 9 gennaio 2017

 

 

 

[1] S.Freud, "La questione economica del masochismo" 1924 – OSF Vol.10 B.Boringhieri

[2] Thomas Piketty, "De la productivitè en France et en Allemagne", Le Monde 5 gennaio 2017, @pikettylemonde on Twitter

[3] Piketty indica il rapporto fra Prodotto Interno Lordo / PIL e numero di ore complessivamente lavorate nel Paese, eventualmente riferito anche al numero di lavoratori impiegati, come valido indicatore della produttività nazionale.

 

 


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