Implicazioni architettoniche.
Gae Aulenti[1] e Milano.
In foto: ‘L’arrivo al mare’ (tratto da ‘Due donne che corrono sulla spiaggia’ di Picasso, 1922) è il primo traguardo professionale di Gae Aulenti che vince il premio 1964 della XIII Triennale di Milano.
Finalmente a Milano una mostra[2] su Gae Aulenti, eccellente figlia adottiva di questa città che lei ha abitato volentieri ed onorandola assai. Oggi la piazza che porta il suo nome è il nuovo distretto di un quartiere tradizionalissimo e centrale che ormai vi fa riferimento : proprio a fianco è il Piazzale Cadorna, ridefinito dalla ‘Gae’ nel 2000 con la nuova facciata della Stazione Ferrovie Nord, e poco oltre il Palazzo della Triennale con cui Gae Aulenti ha avuto a che fare fin dal 1951 quando, ancora studentessa al Politecnico di Milano, già collaborava all’allestimento della mostra degli studenti di Architettura, e poi nel 1994 inventando la Galleria dei Disegni.
Apre la mostra infatti il suo primo traguardo professionale, e proprio alla XIII Triennale del 1964 che premia la installazione di Gae Aulenti per la sala dedicata al Tempo libero, e da lei intitolata ‘L’arrivo al mare’ con un polemico quadro di Picasso del 1922, ‘Due donne che corrono sulla spiaggia’. ‘La Gae’ – come tutti la chiamavano - conosce bene una certa diffidenza[3] che la circonda, e raccoglie la critica di Picasso alle donne, ma ne fa occasione di riflessione costante lungo un percorso professionale iniziato come semplice grafica per le industrie Olivetti di Ivrea. Tuttavia è al MOMA[4] di New York del 1972, con la ambientazione che presenta alla esposizione ‘Italy: the new domestic landscape’ che Gae Aulenti si stacca dalle astrattezze[5] del Modernismo che lei chiama ‘finzione’[6], per indicarne le criticità.
“… la speranza della realtà, che è l’unica possibile chiave con cui interpretare l’oggetto, perché serve ad eliminare le ambiguità, le contraddizioni, le discordie, e le distorsioni della nostra cronaca. Gli oggetti con cui generalmente noi veniamo a contatto sono davvero numerosissimi, per la maggior parte sono nuovi ma anche precari ed incostanti, ed almeno alcuni di essi sono destinati ad una rapida sparizione; alcuni sembra che possano avere usi di cui finora non abbiamo approfittato: essi distorcono il comportamento, scatenano ansie e stati ipnotici, pronti a costituire danno al sistema nervoso ed emergenze nel regno dell’adattamento intellettuale, persino la criminalità.”[7]
Mantenere continuità evitando le fratture che il dopoguerra sembrava prepotentemente esigere attraverso il Funzionalismo modernista, attira a questo orientamento il titolo di ‘Neo Liberty’ e le severe critiche di Bruno Zevi[8] e di Reyner Banham[9]. Ma lei sa raccogliere committenze via via più complesse e variegate, soprattutto rispettose del suo lavoro. Escono così dal suo atelier moltissimi oggetti, edifici cittadini dovunque allocati, case – prima di amici e poi di amici di amici – ma soprattutto brani di città, finanche showroom, fabbriche, costumi e scene teatrali, progetti già scartati dai suoi colleghi maggiori che lei raccoglie e su cui lavora senza pena.
“Io trovo che il problema dei visitatori venga molto poco analizzato. Credo che un museo sia un luogo di alta pedagogia, dove l’atto della visita rappresenta un vero lavoro, sia per un bambino delle scuole che per uno specialista. L’arte non lascia tranquilli, non appaga, e un museo è secondo me un provocatore di domande.”[10]
“Quali sono le coordinate delle nostre città ? Quali funzioni costituiscono il sistema nervoso, linfatico, il supporto di una città moderna ?”[11], scrive Gae Aulenti nei suoi appunti del 1973 dopo un viaggio in India.
“La casa, la singola cellula residenziale… diventa allora il luogo di una famiglia che ha ormai superato il senso ristretto ed oscurantista della propria chiusura , diventa il luogo della conquistata autonomia dei giovani. Quindi possiamo descrivere una cellula che si può formare e riformare con la massima flessibilità, con la massima intercambiabilità e con la massima possibilità d’uso, ovvero uno spazio che possa essere divisibile o no dagli stessi abitanti, per mezzo di elementi che potranno formare spazi chiusi o semiaperti, armadi o letti, piani per mangiare o per studiare, scaffali per i libri o per altre cose. Questo spazio è tutto abitabile, non ci sono ingressi, ingressini, corridoi, antibagni, anticamere e tutti gli spazi codificati da un’autoritaria visione dei rapporti della famiglia…”[12]
C’è investimento e serrato lavoro perché uno spazio - ed il nostro stesso spazio – arrivi a presentarsi aperto e sociale, ma anche forte e difeso. “Ma se anche l’utopia è il pensiero di un futuro possibile, noi preferiamo comunque questo pensiero al gioco. Il gioco è solo il racconto di un progetto che non esiste e che in ogni caso porta all’angoscia del sapere che non sarà possibile.
L’unica possibilità è dunque quella della scoperta della realtà, perché essa è ricchezza, fecondità, forza dolce e universale.”[13] ‘La casa arrendevole’ di Gae Aulenti è l’orientamento di un traguardo raggiunto senza corse spensierate e senza ingenuità, non fallico, assolutamente nuovo.
Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 22 settembre 2024
[1] Gae Aulenti (1927-2012) ha progettato, curato e realizzato moltissime opere, sia di architettura che di design ed in numerose città : da Milano a Parigi, a Siviglia e Barcellona, a Venezia, Firenze, Roma, Tokyo, Palermo, San Francisco e altrove. Fra i maggiori riconoscimenti, ha ricevuto il Premio Imperiale a Tokyo nel 1991, e la Medaglia d’oro alla carriera nel 2012.
[2] ‘Gae Aulenti (1927 – 2012)’, presso Triennale di Milano 22 maggio 2024 – 12 gennaio 2025. In collaborazione con ‘Archivio Gae Aulenti’.
[3] ‘L’architettura è un mestiere da uomini ma ho sempre fatto finta di nulla’ – Corriere della Sera, 21 febbraio 2011.
[4] ‘The Museum of Modern Art’ – MOMA, 11 West 53 Street, New York.
[5] ‘Fare architettura’, pp. 9-11 in ‘Gae Aulenti. Vedere molto, immaginare molto’, Collana ‘Humana Civilitas’ Edizioni di Comunità Srl 2024.
[6] ‘La scoperta della realtà’, pp. 20-21 in ‘Gae Aulenti. Vedere molto, immaginare molto’, Collana ‘Humana Civilitas’ Edizioni di Comunità Srl 2024.
[7] Tratto da ‘Release no.35 - House environment’, Designer: Gae Aulenti, Patron: ANIC Lanerossi, Producer: Kartell in ‘Italy: the new domestic landscape’ – Director: Emilio Ambasz, May 26th – September 11st, 1972 MOMA New York.
[8] ‘L’andropausa degli architetti moderni italiani’, B. Zevi in ‘Editoriali di architettura’ Einaudi 1979.
[9] ‘Neo Liberty – The Italian retreat from moderne architecture’, R. Banham in ‘Architectural Review’ Londra 1959.
[10] ‘Cinque musei’, p.55 in ‘Gae Aulenti. Vedere molto, immaginare molto’, Collana ‘Humana Civilitas’ Edizioni di Comunità Srl 2024.
[11] ‘La casa arrendevole’, p. 35 in ‘Gae Aulenti. Vedere molto, immaginare molto’, Collana ‘Humana Civilitas’ Edizioni di Comunità Srl 2024.
[12] ‘La casa arrendevole’, pp. 36-37 in ‘Gae Aulenti. Vedere molto, immaginare molto’, Collana ‘Humana Civilitas’ Edizioni di Comunità Srl 2024..
[13] ‘La scoperta della realtà’, p. 25 in ‘Gae Aulenti. Vedere molto, immaginare molto’, Collana ‘Humana Civilitas’ Edizioni di Comunità Srl 2024.