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giuridico, e Giuridico.

Illustrazione originale di Gianni Russomando[1].

 

 

“La psicoanalisi è un giudizio, in senso giudiziario, in cui il Soggetto si costituisce parte civile. Rispetto all’ultimo giudizio, è un giudizio penultimo. Nel giudizio penultimo… un Soggetto ragionevolmente guarito – ciò significa ricostituzione della facoltà di giudizio con critica e conoscenza della crisi e della soluzione ‘castrazione’ – distinguerà tra colpa dell’Altro ed errore installato nel Soggetto.”[2]

 

E’ qui, traguardo ragionevole della psicoanalisi, che un Soggetto può istituire il bivio fra pensiero tradizionale con ‘castrazione’ e pensiero giuridico – cioè legittimo senza ‘castrazione’[3] - di una soluzione inedita capace di mutare i rapporti : al punto da proteggere l’Altro – perfino offensore – dal male che compie come conseguenza del suo errore, e col beneficio di poter correggere l’errore.

In questo, e già in questo, il giuridico viene in aiuto al Giuridico.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 17 agosto 2024

 

 

 

[1] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956, diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, mi definisco un semplice ‘amanuense’, lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni.” 

[2] In ‘Secondo tempo. L’errore nel pensiero del soggetto’ p. 161  - ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998)

[3] Il pensiero giuridico, legittimo senza ‘castrazione’ è il talento silente, o talento negativo, a perfezionamento della costruzione della legge detta ‘inconscio’, ed individuata da Freud nella crisi della legge stessa: cfr ‘Il talento negativo’ pp. 169-174 in ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998).

ricevuto.

 

Nella foto: dettaglio del monumentale carretto siciliano su cui è ben visibile una citazione de ‘Il bacio’ (1859) del pittore - milanese di adozione - Francesco Hayez la cui arte provata ed eccellente viene spesso anche riferita a quell’afflato unitario dei moti che costituirono il Risorgimento fino all’avvento di Garibaldi – presente tra l’altro nella sala dedicata all’Opera – e quindi alla liberazione dell’Italia. Questa sala è invece dedicata alla Sicilia, di cui è originario lo stilista Domenico Dolce, con i maestri artigiani al lavoro nei video proposti.

‘Dal cuore alle mani’, di Dolce & Gabbana[1] – Palazzo Reale, Milano.

 

 

Se si trattasse soltanto di meraviglia – giustamente sollecitata dai magnifici allestimenti della mostra – saremmo tuttavia ancora parziali.

Ciò che via via i manufatti preziosi ci offrono con la invidiabile umiltà di una Alta sartoria ormai quasi quarantennale, e che a questa mostra continua ad attirare lunghe file di visitatori spesso anche stranieri, è la descrizione di un lavoro che mantiene professionalmente nascosta la parte più laboriosa e sofferta – ‘amata’ è la parola corretta - per un risultato che, per poter essere offerto al committente ed al pubblico, deve anzitutto essere personale e proprio.

E’ a tema l’amore per il lavoro - dove nessuna riduttività è ammessa se un indiscusso successo premia i suoi latori, ottimi stilisti ed imprenditori – come percorso assolutamente individuale fino a poter incontrare il partner, e non invece come fissazione ad un oggetto su cui non si potrebbe mai investire talento. Il pensiero qui si muove su più strade – come correttamente fa l’inconscio quando vuole comunicare, superando il buio di un’aggressività che non gli compete – e la strada maestra non è sempre la più utile, se ha dovuto abbattere boschi e spianare colli : ecco allora le strade ben segnate ed efficaci, laterali  ma che dicono molto anche di una donna desiderata e conosciuta, non irraggiungibile.

La posizione maschile mantiene, pur nei diversi ambienti, una superiorità rispetto alla donna, che si spiega solo verso la fine della mostra – e richiama fortemente, senza citarla, ‘La Tempesta’ del cinquecentesco Giorgione (1477 – 1510) dove l’uomo si pone a difesa della giovane madre – laddove sul trono è un piccolo, prezioso bauletto che ne raffigura la testa ed il volto sorridente, affiancata da due cavalieri alle cui spalle vigila la ripresa di un mosaico d’Arte, forse proprio il Cristo bizantino e Pantocratore. Lo sfolgorio dei quadri enormi, il tintinnio riproposto di cristalli e specchi, l’angoscia di una devozione che non si svela e quelle tradizioni possenti, poderose come colonne di antichi dei fino alla esplosione del lusso, alla sovrabbondanza dell’Opera cui anche un Attila[2] impellicciato e arrogante attinge : tutti questi mescolano e confondono le sensazioni senza però perdere quel filo irremovibile del pensiero, che tuttavia ci costituisce solo quando – istituito il posto per il partner – lo custodiamo.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 19 maggio 2024

 

 

[1] ‘Dal cuore alle mani’ è in corso fino al prossimo 31 luglio : nella mostra, presentata come Artigianato artistico, sono esposti manufatti selezionati, abiti ed accessori, dell’Alta moda di ‘Dolce & Gabbana Srl’, con sede a Milano e fondata nel 1985 dagli stilisti italiani Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Al centro della mostra è stato ricostruito l’atelier, officina di lavoro dell’Alta sartoria.

[2] Attila (395 d.C. – 453 d.C.) re degli Unni.

ça parle (5).  

 

 

 

“Constatiamo che l’Inc(onscio) non coincide col rimosso; rimane esatto asserire che ogni rimosso è ‘inc’(onscio), ma non che ogni Inc(onscio) è rimosso. Anche una porzione dell’Io, una porzione Dio sa quanto importante, può essere, e anzi indubitabilmente è ‘inc’(onscio)”.[1]

 

“…non c’è nessuna significazione che si sostenga se non nel rinvio a un’altra significazione : fino all’osservazione, all’estremo, che non c’è lingua esistente per la quale si ponga la questione della sua insufficienza a ricoprire il campo del significato, dato che un effetto della sua esistenza di lingua è quello di rispondervi a tutti i bisogni.”[2]

 

La memoria di un’esperienza non può essere surrogata dall’offerta, quantunque significativa, di classificazione : ma è specialmente nell’esperienza di soddisfazione – pensiero ed affetto di soddisfazione e di conclusione – che c’è resistenza[3] a quel laboratorio individuale che è la propria memoria, di cui il corpo è rappresentanza, ed a cui il cervello può attingere quando ha corretto la rinuncia, ed il suo dolo.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 1 maggio 2024

 

 

[1] Citaz. da : ‘Coscienza e inconscio’ in ‘L’Io e l’Es’, S. Freud (1923) – OSF Vol. 9 Bollati Boringhieri, pp.480-481.

[2] Citaz. da : ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol. I, a cura di Giacomo B. Contri – Giulio Einaudi Editore SpA (2002), p.492

[3] “La legge è pensiero – pensiero ‘de’ natura – fatto memoria, su una memoria già costituita dalla prima esperienza di soddisfazione per mezzo di un Altro. E’ la coscienza fuori-legge, fuori da questa legge, non in regola con la legge, a opporsi alla memoria, e una tale coscienza è tanto più in opposizione alla legge-memoria quanto più si fa ambizione di Potere sulla legge-memoria.” Citaz. da : ‘Inconscio. Precisazione’ in ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, di Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998), p.166

ça parle (4).

 

“Scherzando chiesi ad Hans se per caso i suoi cavalli portassero gli occhiali, cosa a cui rispose negativamente, poi se suo padre portasse gli occhiali, cosa a cui rispose di nuovo negativamente, contro ogni evidenza, e se, con il nero intorno alla bocca, non intendesse i baffi : allora gli rivelai che aveva paura del suo papà, proprio perché voleva così tanto bene alla sua mamma… Dopo questa consultazione ricevetti quasi quotidianamente resoconti sui mutamenti di condizione del piccolo paziente… Come si vide, adesso gli si era aperta la possibilità di palesare le proprie produzioni inconsce e far decorrere la propria fobìa.”[1]

“L’Edipo è del tutto inutilizzabile, salvo che per quel grossolano richiamo al carattere di ostacolo costituito dalla madre nei confronti dell’investimento di un oggetto come causa del desiderio… Sì, questo ricorso al mito di Edipo è veramente formidabile. Vale la pena soffermarvisi un attimo.” [2]

 

La percezione della realtà avvia l’inconscio : niente affatto innato[3] e non ancora raccolto, resta silente, combattuto anche, ma è già un giudizio.

La percezione stessa della realtà può dunque essere raccolta, oppure sospesa, rallentata, persino inibita : e tutto ciò ben prima dell’apprendimento di un linguaggio verbale.[4]

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 8 marzo 2024

 

 

[1] ‘Il piccolo Hans’, S. Freud (1908) / Giangiacomo Feltrinelli Editore - 'Univers. Econom. Feltrinelli' (2010) traduz.: M. Marcacci, pp.123-125

[2] ‘Al di là del complesso di Edipo’ – ‘Il padrone castrato’ in ‘Il seminario Libro XVII – Il rovescio della psicoanalisi 1969 - 1970’, di J. Lacan – postfazione di J.A. Miller / Bibliot. Einaudi (2001), p.120

[3] “Altrove ho già formulato l’ipotesi che la vera differenza fra una rappresentazione (o pensiero) ‘inc’ e una rappresentazione ‘prec’ consista nel fatto che la prima si produce in relazione a qualche materiale che rimane ignoto, mentre nella seconda (la ‘prec’) interviene in aggiunta un collegamento con rappresentazioni verbali.” Citaz. da: 'L'Io e l'Es', di S. Freud (1923) in OSF Bollati Boringhieri Vol. 9, p.483

[4] “ ‘Padre’ è il nome di una legge giuridica… di beneficio ereditario: essa istituisce il Soggetto come beneficiario dell’universo di tutti gli Altri. La coppia di termini Soggetto/Altro, ambedue soggetti, è il concetto giuridico di una ineguaglianza giuridica di posti – non di altre reali ineguaglianze – come condizione di beneficio. In questa distinzione, il beneficiario è figlio per definizione: ‘erede’ del reale della natura, ma un erede che è tale per adozione… In altri termini : la legge è posta, non presupposta… Ecco perché legge ‘di’ natura: non in ‘ragione’ del delirio per cui una tale legge sarebbe ‘scritta’ nella natura… ma in ragione – ragione pratica cioè legislativa – di una ‘adozione’ della natura a partire da quel punto privilegiabile di essa che è l’uomo… La legge di natura è incontrata da Freud nella crisi… perché permanentemente vivente nella possibilità della cosiddetta ‘uccisione’ del Padre. Essendo escluso fin dal principio che si tratti di uccisione di una persona reale… si tratta di uccisione del suo concetto, cioè della ‘pensabilità’, nel pensiero di ognuno, di una tale legislazione universale, ossia di uccisione-esautorazione del pensiero del soggetto. Che è la pensabilità stessa di una legge di soddisfazione o di beneficio che, se fosse e per essere, sarebbe e dovrebbe essere legge del soggetto come figlio, ineguale di posizione rispetto ad ogni Altro.” Citaz. da: ‘Cap. III ‘I sessi nella legge - 1. Padre come norma della legge di beneficio’ in ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, di Giacomo B. Contri - SIC Edizioni (1998), pp. 153-154

Capirci di idraulica.

 

 

 

Economista d’eccellenza, il professor Mario Draghi pare intendersi anche di idraulica. La sua presidenza alla BCE (2011-2019) è stata connotata infatti da misure pensate per favorire la liquidabilità dei titoli di Stato europei, quindi la loro capacità negoziale anche fuori Europa : in questo proponendo un ruolo non secondario all’organo bancario centrale, tradizionalmente preposto alla sola politica monetaria, ma col realistico obiettivo di una presenza accreditata della moneta, e della stessa Unione, Europea nel mondo.

“Se alcuni Paesi sanno usare il proprio spazio fiscale ma altri non riescono, l’impatto di tutta la spesa è inferiore perché nessuno è in grado di raggiungere la sicurezza climatica o militare.”[1]

Specificamente è su questo accreditamento - diciamo pure affidabilità - dei Paesi tutti, così come dei singoli soggetti economici e fino ai cittadini stessi, dell’Unione Europea che Mario Draghi ha preso nuovamente la parola dopo la sua ‘lectio’ in U.S.A.[2] lo scorso luglio, con un recente intervento su ‘The Economist’ che è stato accolto con attenzione dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in vista dei prossimi impegni, europei ma anche dei singoli Stati membri, al punto da decidere di affidare a Mario Draghi una sintesi orientativa, e quindi progettuale, riguardo al mantenimento di competitività dell’Unione Europea nel mondo.

“Se l’Europa dovesse federalizzare una parte degli investimenti oggi necessari per gli obiettivi condivisi, potrebbe raggiungere un equilibrio simile (agli U.S.A. – n.d.r.). Prestiti e spese federali porterebbero ad una maggiore efficienza e spazio fiscale, perché i prestiti aggregati costerebbero meno. Le politiche fiscali nazionali potrebbero allora essere più focalizzate sulla riduzione del debito e sulla costruzione di riserve per tempi peggiori.”

Ci interessa che l’affidabilità dei singoli Stati nella gestione della propria spesa pubblica – gestione che coinvolge anche gli obiettivi di spesa ed il finanziamento della stessa - stia facendosi oggetto di una sanzione che possiamo definire ‘premiale’, se questa può anzitutto essere il credito ottenibile dalla Banca Centrale Europea, ed in generale rispetto ad una politica economica europea condivisa.

“Regole fiscali più automatiche diventerebbero fattibili, e gli Stati membri potrebbero credibilmente fallire. Tali riforme significherebbero una sovranità più condivisa, e perciò richiederebbero nuove forme di rappresentazione e di processo decisionale centralizzato.”

Se, come sappiamo, il sistema di sanzioni in una politica fiscale è altamente orientativo del livello di civiltà di quello Stato, o Federazione di Stati, la proposta di Draghi apre ad una novità nel panorama politico.

Mentre la base dell’Unione Europea si sta allargando di nuovi Stati membri – ed è sicuramente una  buona notizia - sarebbe infatti un errore del passato non riconoscere autorevolezza a quel soggetto economico impegnato con strumenti innovativi per la crescita, in un ambiente socio-politico globale dove la capacità di affrontare i nuovi shocks può fare la differenza, con le opportunità ed i costi sociali che tali shocks comporterebbero.

Può essere forse conveniente allora che la ‘affidabilità’ di uno Stato, quando riconosciuta come merito da sanzionare premialmente, includa questa nuova capacità politica ed economica, che d'altra parte necessita anche di strumenti nuovi per raccogliere i dati ed analizzarli. E’ una capacità che già il singolo, nella sua salute anche psichica, mette alla prova ed applica.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 18 dicembre 2023

 

Illustrazione originale di Stefano Frassetto[3]

 

 

[1] Tutte le citazioni qui riportate sono tratte da : ‘Mario Draghi on the path to fiscal union in the euro zone’ - ‘The Economist’, September 6th 2023 (trad. mia). Questo intervento segue la ‘lectio’ tenuta da Mario Draghi l’11 luglio scorso a Cambridge (Massachusetts, U.S.A), quale invitato della Banca Centrale Europea. 

[2] Quale invitato della BCE, il professor Mario Draghi ha tenuto a Cambridge (Massachusetts, U.S.A.) l’11 luglio scorso una ‘lectio’ dal titolo : ‘Il prossimo volo del calabrone : il percorso verso una politica fiscale comune nell’Eurozona’ sul futuro dell’Unione Europea, in occasione del 15° annuale ‘Martin Feldstein Lecture’ organizzato da NBER ‘National Bureau of Economic Research’, di cui l’economista Feldstein – attento osservatore UE – è stato presidente dal 1978 al 2008.

[3] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’. Ha sviluppato l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’ di cui ha pubblicato anche due raccolte. Nel 2000 ha esordito su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.

 

 

 

 

ça parle (3).

 

 

 

“Viene istituita una funzione particolare per esplorare periodicamente la realtà esterna…, e cioè la funzione dell’attenzione. Questa attività va incontro alle impressioni sensoriali  anziché attendere la loro comparsa. Probabilmente si è contemporaneamente instaurato un sistema di annotazione , il cui compito è quello di depositare i dati di questa periodica attività della coscienza : una parte di ciò che noi chiamiamo memoria… Subentrò un imparziale pronunciamento dell’attività giudicante, il cui compito era di stabilire se una data rappresentazione era vera o falsa, e cioè se era in accordo  o no con la realtà e decideva in proposito ricorrendo al confronto con le tracce mnestiche della realtà… Il pensiero era in origine probabilmente inconscio.”[1]

 

 “Ora, è straordinario che da quando vi sono economisti nessuno, guarda caso, abbia osservato…che la ricchezza è la proprietà del ricco… Perché, a proposito della ricchezza , non partire dal ricco ?... Il ricco ha una proprietà. Compra, compra tutto, beh, diciamo che compra molto. Ma… il ricco non paga. Riteniamo che paghi, per ragioni contabili che riguardano la trasformazione del più-di-godere in plusvalore. Ma innanzitutto sappiamo bene che il plusvalore egli se lo addiziona regolarmente. Non vi è circolazione del più-di-godere. E soprattutto c’è una cosa che non paga mai - il sapere… Perché, da quando diventa ricco, può acquistare tutto senza pagare ? Perché egli non ha niente a che fare con il godimento. Ma non è questo che ripete. Egli ripete il proprio acquisto… riacquista tutto quello che gli si presenta.”[2]

 

 

Il 'ricco’ di Jacques Lacan non è affatto ‘il padrone’, perchè ha rinunciato all’invidia[3] che connota l’insuccesso e può sganciarsi dal masochismo, sottomissione patologica al binario della ripetizione sadica : ecco, ciò coinvolge la formazione di uno psicoanalista.

Ma come snebbiare allora il rischio di una sublimazione che scarta il rimosso, e dunque il diritto - solo individuale -  a ‘sapere’ ?

La questione era già formalmente aperta, come sappiamo, e non gradisce ripetizioni.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 30 novembre 2023  

 

 

[1] ‘Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico’, S. Freud (1911) in OSF Bollati Boringhieri (2012) Vol. 6, pagg. 454- 456. 

[2] ‘I seminario. Libro XVII - Il rovescio della psicoanalisi 1969-1970’, Testo stabilito da Jacques-Alain Miller – Edizione italiana a cura di Antonio Di Ciaccia, Giulio Einaudi editore Spa (2001) pagg. 98- 99   

[3] “…ciò che accade come ‘accadere psichico’, ‘psychisches Geschehen’,  in questo secondo tempo… accade perché i genitori, o chi per essi, sono lì, nell’esperienza sensibile del figlio : che a essi applica, in quanto Altri come ogni Altro, la legge già costituita in 1°. Questo secondo tempo non ha autonomia dal primo : l’ ‘Edipo’ è legge nella crisi in quanto si è parzialmente autonomizzata dal 1°. Nulla a che vedere dunque con un archetipo  né con ‘una struttura della parentela’ più o meno elementare… : qui, di còlto c’è il drammatico sviluppo individuale della competenza del Soggetto nella propria legge, e di naturale la natura del suo pensiero individuale.” Citaz. da: ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998), pag. 189 in ‘2°. Secondo tempo. Costituzione giuridica del desiderio’.

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