Economista d’eccellenza, il professor Mario Draghi pare intendersi anche di idraulica. La sua presidenza alla BCE (2011-2019) è stata connotata infatti da misure pensate per favorire la liquidabilità dei titoli di Stato europei, quindi la loro capacità negoziale anche fuori Europa : in questo proponendo un ruolo non secondario all’organo bancario centrale, tradizionalmente preposto alla sola politica monetaria, ma col realistico obiettivo di una presenza accreditata della moneta, e della stessa Unione, Europea nel mondo.
“Se alcuni Paesi sanno usare il proprio spazio fiscale ma altri non riescono, l’impatto di tutta la spesa è inferiore perché nessuno è in grado di raggiungere la sicurezza climatica o militare.”[1]
Specificamente è su questo accreditamento - diciamo pure affidabilità - dei Paesi tutti, così come dei singoli soggetti economici e fino ai cittadini stessi, dell’Unione Europea che Mario Draghi ha preso nuovamente la parola dopo la sua ‘lectio’ in U.S.A.[2] lo scorso luglio, con un recente intervento su ‘The Economist’ che è stato accolto con attenzione dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in vista dei prossimi impegni, europei ma anche dei singoli Stati membri, al punto da decidere di affidare a Mario Draghi una sintesi orientativa, e quindi progettuale, riguardo al mantenimento di competitività dell’Unione Europea nel mondo.
“Se l’Europa dovesse federalizzare una parte degli investimenti oggi necessari per gli obiettivi condivisi, potrebbe raggiungere un equilibrio simile (agli U.S.A. – n.d.r.). Prestiti e spese federali porterebbero ad una maggiore efficienza e spazio fiscale, perché i prestiti aggregati costerebbero meno. Le politiche fiscali nazionali potrebbero allora essere più focalizzate sulla riduzione del debito e sulla costruzione di riserve per tempi peggiori.”
Ci interessa che l’affidabilità dei singoli Stati nella gestione della propria spesa pubblica – gestione che coinvolge anche gli obiettivi di spesa ed il finanziamento della stessa - stia facendosi oggetto di una sanzione che possiamo definire ‘premiale’, se questa può anzitutto essere il credito ottenibile dalla Banca Centrale Europea, ed in generale rispetto ad una politica economica europea condivisa.
“Regole fiscali più automatiche diventerebbero fattibili, e gli Stati membri potrebbero credibilmente fallire. Tali riforme significherebbero una sovranità più condivisa, e perciò richiederebbero nuove forme di rappresentazione e di processo decisionale centralizzato.”
Se, come sappiamo, il sistema di sanzioni in una politica fiscale è altamente orientativo del livello di civiltà di quello Stato, o Federazione di Stati, la proposta di Draghi apre ad una novità nel panorama politico.
Mentre la base dell’Unione Europea si sta allargando di nuovi Stati membri – ed è sicuramente una buona notizia - sarebbe infatti un errore del passato non riconoscere autorevolezza a quel soggetto economico impegnato con strumenti innovativi per la crescita, in un ambiente socio-politico globale dove la capacità di affrontare i nuovi shocks può fare la differenza, con le opportunità ed i costi sociali che tali shocks comporterebbero.
Può essere forse conveniente allora che la ‘affidabilità’ di uno Stato, quando riconosciuta come merito da sanzionare premialmente, includa questa nuova capacità politica ed economica, che d'altra parte necessita anche di strumenti nuovi per raccogliere i dati ed analizzarli. E’ una capacità che già il singolo, nella sua salute anche psichica, mette alla prova ed applica.
Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 18 dicembre 2023
Illustrazione originale di Stefano Frassetto[3]
[1] Tutte le citazioni qui riportate sono tratte da : ‘Mario Draghi on the path to fiscal union in the euro zone’ - ‘The Economist’, September 6th 2023 (trad. mia). Questo intervento segue la ‘lectio’ tenuta da Mario Draghi l’11 luglio scorso a Cambridge (Massachusetts, U.S.A), quale invitato della Banca Centrale Europea.
[2] Quale invitato della BCE, il professor Mario Draghi ha tenuto a Cambridge (Massachusetts, U.S.A.) l’11 luglio scorso una ‘lectio’ dal titolo : ‘Il prossimo volo del calabrone : il percorso verso una politica fiscale comune nell’Eurozona’ sul futuro dell’Unione Europea, in occasione del 15° annuale ‘Martin Feldstein Lecture’ organizzato da NBER ‘National Bureau of Economic Research’, di cui l’economista Feldstein – attento osservatore UE – è stato presidente dal 1978 al 2008.
[3] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’. Ha sviluppato l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’ di cui ha pubblicato anche due raccolte. Nel 2000 ha esordito su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.