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Mettiamo in chiaro.

 

 

 

Il vantaggio di una vocazione[1]/31.

 

 

Dunque è la percezione stessa che può essere sospesa, rallentata, persino inibita.

Accade che qualcosa ognuno decide ancor prima che, raggiunto il cervello, passi a sensazione : è questa già una sanzione alla realtà e fa memoria di gradimento (di rigetto solo se preceduto da gradimento).

E’ un bivio che il pensiero pone, perfino un neonato è in grado di porlo : vogliamo fargliene colpa ?

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 26 marzo 2024

 

 

[1] www.tutorsalus.net/index.php/it/pensare-da-partner/253-il-vantaggio-di-una-vocazione-psicoanalista-e-professione

Una entità superficiale.

 

Illustrazione originale di Gianni Russomando[1]

 

 

 

Il vantaggio di una vocazione[2] / 30.

 

“il corpo, e soprattutto la sua superficie, è un luogo dove possono generarsi contemporaneamente percezioni esterne ed interne… E’ stata illustrata a fondo dalla psicofisiologia la maniera in cui dal mondo delle percezioni emerge la percezione del proprio corpo… L’Io è anzitutto un’entità corporea, non è soltanto un’entità superficiale, ma anche la proiezione di una superficie.”[3]

 

Nella percezione della realtà c’è giudizio, perché c’è materia prima che la realtà offre, e c’è lavoro. A questo lavoro tornerà il pensiero per osservarlo, misurarlo, superarlo ogni volta che il rendere fruibile la realtà lo richiede : qui risiede anche quel giudizio, primario, positivo in quanto posto, che fin da neonato un bambino elabora a partire da una fisiologica sinestesia[4], per poi perfezionarlo in una differenziazione percettiva, oppure sospenderlo, oppure inibirlo senza però mai cancellarlo.

E’ ancora lavoro individuale quello necessario al neonato per la progressiva differenziazione percettiva : di successivi progressi - o traguardi - si tratta infatti, e non di fasi prestabilite da cui il lavoro compiuto non potrà essere cancellato. Qualunque formazione reattiva ostacola, senza mai annullare però, il lavoro a cui il pensiero può attingere in qualsiasi momento della vita.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 17 marzo 2024

 

[1] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956, diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, mi definisco un semplice ‘amanuense’, lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni.” 

[2] www.tutorsalus.net/index.php/it/pensare-da-partner/253-il-vantaggio-di-una-vocazione-psicoanalista-e-professione

[3] ‘L’Io e l’Es’, S.Freud (1923) in OSF Vol.9 Bollati Boringhieri, p.488

[4] La presenza di una sinestesia neonatale sembra oggi non lasciare dubbi, grazie anche ad una attiva ricerca universitaria : vedi, p.es. : ‘Preverbal infants’ sensitivity to synaesthetic cross-modality correspondences’, di P. Walker, J. G. Bremner e altri (2010 January) in ‘National Library of Medicine’.

Puoi ?

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Screenshot condiviso dal ‘Don Carlo’ di Giuseppe Verdi (11 marzo 1867 prima rappresentazione a Parigi) : l’opera è stata trasmessa da ‘RAI Cultura’ in diretta dal ‘Teatro alla Scala’ di Milano lo scorso 7 dicembre 2023. Direttore Riccardo Chailly, regista Lluìs Pasqual.

Il fotogramma qui riprende dal III Atto una delle pochissime scene illuminate dal sole, al di là delle sbarre : Don Carlo, Infante di Spagna ed erede al trono, decide di fidarsi di Rodrigo, Marchese di Posa.

 

 

“Tutto tacer dovrà… per esaltar la fè” è la formula del dispotismo di ogni tempo, che Giuseppe Verdi fa pronunciare al Grande Inquisitore, ‘cieco nonagenario’ come previsto nel libretto[1] del suo ‘Don Carlo’, ma anche voce spettrale di un progenitore che non muore, nel finale di un’opera complessa e non per questo meno interessante.

La formula spaventosa della prevaricazione è qui storicamente datata – siamo nella Spagna del 16° secolo che manda al rogo gli eretici fiamminghi – ma pronta a riemergere con qualunque abito, di volta in volta nei secoli e fino ad oggi per ottenere subordine. Rarissimo - ma possibile[2] - è nella Storia incontrare governanti capaci di riconoscere l’errore terribile, applicato dovunque e purtroppo fino ai rapporti più prossimi, personali e famigliari.

La regia intelligente ci impone, a ragione, un fondale studiato, convincente, di sbarre serrate per un tempo oscuro, una cancellata elegante e impenetrabile, immersa in un livore continuo che solo l’appuntamento di Don Carlo con Rodrigo arriva a colorare, i due si confessano fiducia reciproca nelle incertezze della Storia : “Carlo, tu puoi, tu puoi fidare in me”. Lo spiraglio è minimo ma ragionevole nella ottusità diffusa che tiene in pugno il ripetersi : “oppresso il cor, forza non ha”.

Senza mai nominarla, insomma, Verdi ha saputo mettere a tema la sempre attuale - e violata - ‘sovranità’ : potente quando arriva a costruire nonostante gli ostacoli e le fragilità, impotente quando si arroga ogni prepotenza con le sue crudeltà.

Le voci e le parole che nell’opera si snodano e si attraversano, mantengono minimo quello spiraglio che solo la musica, solidissima, non chiude nemmeno davanti alla magnificenza accecante del 'retablo',  grandiosa pala d’altare architettonica delle cattedrali spagnole : inspiegabile, rapidissimo, innegabile. I cieli alti della splendida Spagna che conosciamo, sono qui psichicamente aboliti.

E’ una opportunità, quest’opera, e per nulla scontata.

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 14 gennaio 2024

 

 

[1] François-Joseph Méry e Camille Du Locle sono gli autori del libretto, tradotto da Achille De Lauzières e Angelo Zanardini per la prima rappresentazione italiana a Bologna, il 27 ottobre 1867. Giuseppe Verdi (1813 – 1901), uno dei maggiori musicisti e compositori al mondo, fu - e non solo in Italia - uno degli autori più diffusi e conosciuti nel periodo storico che precedette la unità d’Italia : tuttora la sua musica mantiene un forte richiamo alle alleanze costitutive in Europa.

[2] Papa Giovanni Paolo II nel 2000, intervenendo con una lettera in occasione della pubblicazione degli Atti del Simposio internazionale su l’Inquisizione, svoltosi in Vaticano nel 1998 https://www.toscanaoggi.it/inquisizione-lettera-del-papa-spirito-di-pentimento-e-perdono-e-per-le-ferite-della-memoria/ // Inoltre, nei confronti del Nazismo il Cancelliere Willy Brandt (1970) https://ilbassoadige.it/2020/09/30/quando-willy-brandt-si-inginocchio-per-rendere-omaggio-ai-caduti-del-nazismo/ E recentemente, la Cancelliera Angela Merkel  (2019) https://www.repubblica.it/esteri/2019/12/06/news/germania_angela_merkel_auschwitz-birkenau-300873897/

 

Erubescimus.[1]

 

Illustrazione originale di Gianni Russomando[2]

 

Il vantaggio di una vocazione[3]/29.

 

 

La sublimazione, avendo allontanato il pensiero dall’inconscio che è “memoria di una legge del corpo non inaccessibile alla coscienza”[4] rende perciò inutile il costituirsi di “un secondo tempo”[5] in cui il simile ‘accade’ partner, cioè fonte di beneficio.

Il pensiero della inutilità di un partner, pensiero di odio, invidioso, rinnegante un profitto che è stato riconosciuto - e quindi ‘contro’ desiderio[6] - è la minaccia più subdola al pensiero, ed il suo default.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 9 dicembre 2023

 

 

[1] " 'Erubescimus sine lege loquentes', motto dello 'Studium' bolognese del XII secolo : arrossiamo quando parliamo senza legge (legge del moto del nostro corpo)." Cit. da : ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri / SIC Edizioni (1998) - 'Un'essenza assurda : La sessualità, Il sesso', pag. 134

[2] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956, diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, mi definisco un semplice ‘amanuense’, lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni.” 

[3] www.tutorsalus.net/index.php/it/pensare-da-partner/253-il-vantaggio-di-una-vocazione-psicoanalista-e-professione

[4] ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri / SIC Edizioni (1998), pag.93 nota 17

[5] ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri / SIC Edizioni (1998), pag. 190

[6] ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri / SIC Edizioni (1998), pag. 143

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