Loading color scheme

Quei due si parlano.

 

Conversazione con… Giorgio Venezia[1] e Aurora Amico[2].

 

 

 

 

La giornata è stata molto ventosa, quasi fredda in questo 25 aprile così poco siciliano, il mare pronto ad alzarsi non invita né barche né bagnanti : con Aurora ci siamo conosciute anni fa su Facebook, e da allora ci leggiamo a vicenda, ma questo mio viaggio lungo la Sicilia ha costituito un’occasione unica per incontrarci davvero e ci siamo date appuntamento a pochi chilometri da Marsala dove Aurora si è stabilita con la famiglia. L’altro ieri è stato san Giorgio, talmente amato nel ragusano che a Modica i bambini stessi lo portano in processione – ben in anticipo rispetto agli adulti che sfileranno domenica – e sono impegnatissimi, fieri soprattutto i portatori : san Giorgio infatti non è uno qualunque, è un cavaliere vittorioso sul drago che da sempre tenta di sottometterci, e che spesso popola persino i sogni più difficili.

Verso sera il vento è meravigliosamente calato, i colori perciò nitidi, senza asprezza. Giorgio e Aurora si sono parlati tanti anni fa, a pochi chilometri da qui, progettando un futuro che non avevano previsto perché entrambi studiavano altro : Giorgio era studente universitario alla Facoltà di ‘Geologia’, Aurora alla Facoltà di ‘Lettere Moderne’. Decidono di cambiare.

Dapprima Giorgio, poi Aurora si trasferiscono a Parigi dove, presso l’ ‘Institut Supérieur de Rééducation Psychomotrice’ (I.S.R.P.)[3] possono approfondire ciò che a loro interessa, e cioè come “si rilevano, prevengono, trattano le difficoltà motorie, psicofisiche, emotive, affettive e intellettuali vissute ed espresse dal corpo.” Si apre loro un universo sconosciuto che richiede enorme impegno e dedizione, ma di questo dimostrano entrambi di essere dotati. Il resto è prevedibile : conseguono il titolo di psicomotricista, si sposano e mettono su casa a Marsala, dove cominciano a lavorare presso il ‘Consorzio Siciliano di Riabilitazione’[4]. In costante formazione, e con il primogenito di appena sei mesi al seguito, arrivano a conseguire la laurea in ‘Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva’ (TNPEE) presso l’Università degli Studi ‘Magna Graecia’ di Catanzaro, tra le sedi di Matera e Montalbano Ionico.

“Da allora non abbiamo mai smesso di studiare, per poter poi applicare nei trattamenti” - dice Giorgio che, anche dopo l’arrivo in famiglia di Maikol, sei anni fa, ha proseguito con Aurora a valutare e raccogliere quanto di più aggiornato viene continuamente offerto nel campo della neuropsicomotricità. “Sono ormai prossimo - prosegue con semplicità – “a  conseguire anche una certificazione specifica, un Master in ‘Comunicazione Aumentativa e Alternativa e tecnologie assistive’ dove il supporto e l’ausilio di Intelligenza Artificiale e mezzo digitale si stanno rendendo preziosi per il trattamento di neuropatologie gravi in cui la comunicazione verbale ed orale è assente, o limitatissima…

Resta il gioco però quello da cui si comincia sempre con un bambino : non c’è bambino che non metta a frutto la sua competenza nel gioco...”

“Come riuscirò ad entrare in rapporto con te ? Ecco la domanda con cui ci prepariamo ad incontrare per la prima volta un bambino con patologie gravi” - interviene Aurora. “Ed è anche la domanda che continuamente teniamo vigile nel lavoro col bambino, perché ogni volta si tratta anzitutto di ri-costruire insieme al bambino il pensiero di un’affidabilità che è venuta meno, e di riprendere quel filo che si era interrotto per un’alleanza fruttuosa con l’altro…”

“Toccare uno stop al pensiero, sfiorare quell’interruzione traumatica che il bambino ricorda e detesta allo stesso tempo è uno dei momenti più difficili, ma purtroppo frequenti e persino dolorosi nel nostro lavoro…” aggiunge Giorgio, che da anni applica il lavoro della neuropsicomotricità in piscina, quindi col paziente che entra in acqua. “Se non so nuotare, non ho che da aggrapparmi a te che mi sei vicino: se questo gesto si rivela vantaggioso per il bambino, l’altro a cui ci si è aggrappati diventa interlocutore di un’affidabilità che non può vacillare nemmeno fuori dall’acqua” – ricorda Giorgio. “L’acqua è un reale intermediario del rapporto…”

“E la musica, la danza in primis sono un potentissimo gancio del rapportarsi” – riflette Aurora.

“Ma anzitutto la voce, il tono di voce aggancia l’altro, oppure no” – sottolinea Giorgio. “Un bambino con disabilità capisce con una sensibilità incredibile il tono della voce, il cambio di tono, e risponde a suo modo : qui davvero c’è appuntamento, perché se ti offro attenzione sincera tu accetti anche la mia osservazione, il rimprovero, il mio tono severo; mentre se mi parli ‘standard’, con luoghi comuni, pure se hai un tono di voce gradevole, allora mi hai ingannato e non avrò più motivo di fidarmi di te… “

Cos’è la gratitudine ?

“Quando i genitori restano increduli, alla dimissione, davanti ad un cambiamento che non sembrava più possibile : coi bambini, invece, la gratitudine resta un segreto del rapporto, a volte ancora difficilissimo da comunicare.”

 

A cura di Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 6 giugno 2024

 

 

[1] Giorgio Venezia è dottore in ‘Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva’ (TNPEE). 

[2] Aurora Amico è dottoressa in ‘Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva’ (TNPEE). 

[3] ‘Instititut Supérieur de Rééducation Psychomotrice’ (ISRP) : fondato nel 1967 da Giselle Soubiran, fisio-terapista che ha sviluppato la ‘Terapia Psicomotoria’ (PMT), una tecnica ri-abilitativa centrata sul corpo che indaga e tratta il comportamento motorio inadeguato o inappropriato in varie situazioni e solitamente collegato a problemi psico-emozionali o disfunzioni neuromotorie. Giselle Soubiran ha sviluppato il concetto di terapia psicomotoria (PMT) come una effettiva terapia riabilitativa negli anni ’50 mentre lavorava come fisioterapista presso l’ ‘Henri Roussel Sainte-Anne Hospital’ a Parigi, nel Reparto di ‘Psichiatria Infantile’ del  professor Julian de Ajuriaguerra. Oggi ISRP ha tre campus in Francia dislocati a Parigi, Marsiglia, Vichy : in tutti questi anni l’Istituto ha formato e certificato in Francia più di 7000 psicomotricisti.

[4] Il ‘Consorzio Siciliano di Riabilitazione’ inizia la sua attività nel 1967 come Sezione di Catania per A.I.A.S. (Associazione Italiana Assistenza Spastici) : oggi è il maggior riferimento della Regione per la riabilitazione, con 19 centri accreditati dall’Assessorato Regionale alla Sanità.

AdolesSsenza.

In alto, Tsukiko Omachi in una sequenza da ‘Gli anni dolci’ Vol.1, di Jirō Taniguchi[1] (2010, RCS Libri Spa) su un romanzo della scrittrice Hiromi Kawakami.

 

 

E’ una favola tradizionalissima, ma agìta in quella cornice ribelle che sa sedurre perché si respira un profumo, una essenza davvero curiosa : l’essenza di una adolessenza, assenso giuridico ad un ‘vorrei-ma-forse-no’, di un passare ad adulti che provoca ed annoia, sottili venature viola nel rosa abbacinante delle fioriture di Tokyo, non ci si schioda facilmente dalla bellezza. E l’altro, infatti, negli appuntamenti di Tsukiko Omachi non entrerà mai. Jirō Taniguchi riesce molto bene a rendere visivo quell’innamoramento di sé che il romanzo spiega minuziosamente : la grandezza di un mangaka[2] sta anche nella rara capacità di saper pubblicare, senza necessariamente assentire, una legge che altri hanno approvato.

Matsumoto Harutsuna è un osservatore attento e di memoria, studioso di matematica ed appassionato di letteratura, un uomo pacato, ragionevole, così poco samurai. Ma per Tsukiko lui è rimasto ‘il professore’ di cui non ricorda il nome, l’uomo che al liceo poteva promuovere o bocciare, un significante inamovibile nel tradizionale binomio padrone-vittima, una risonanza inutile ma formalmente emancipata : e soprattutto egli è stato sposato.

Occorre allora una volontà, immaginifica benchè preordinata, di assenza di volontà perché lei - peraltro puntualissima sempre, secondo orologio – possa finalmente rimuovere l’altro che incontra senza incontrarlo affatto. Lei è già in piena autonomia, salvo l’estetica.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 22 aprile 2024

 

 

[1] Jirō Taniguchi (1947-2017) : appassionato di fumetti fin da bambino, decide di farne la sua professione e si trasferisce a Tokyo, la sua prima opera è ‘Cloroformio’ (1970). Nel 1971 vince l’ambito concorso indetto annualmente dall’editore ‘Shogakukan’ con ‘Voci lontane’ e nel 1975 inizia a pubblicare la sua prima serie ‘Animali senza nome’. Importanti sono le sue collaborazioni con scrittori famosi : Natsuo Sekikawa, Caribu Marley, Shiro Tosaki, Ryuichiro Utsumi, Baku Yumemakura fino a Hiromi Kawakami. La capacità di scrivere storie di cui è anche autore ne sancisce la maturità artistica e comunicativa : nel 1986 pubblica ‘Bianca’, poi ‘L’uomo che cammina’ (1990), ‘In una lontana città’ (1998) e numerose altre opere. Nel 1992 vince di nuovo il premio ‘Shogakukan’ con ‘Allevare un cane’ e molti successivi premi. Studioso attento del fumetto europeo e capace di cimentarsi in ambienti molto diversi, Taniguchi  matura un suo proprio stile realistico e minimale che lo fa apprezzare anche all’estero dove ottiene importanti riconoscimenti.

[2] ‘Mangaka’ indica nella lingua giapponese un autore professionista di fumetti.

tauromachia.

 

 

Ha un’origine antichissima che tocca anche il leggendario Minotauro, divoratore di umani nell’antica Creta, ‘Re-Toro’ furioso dalla testa esagonale di bestia, incapace di pensiero e rinchiuso nel famoso Labirinto.

Difficilmente tuttavia la rappresentazione - persino mentale e immaginifica – di una ‘Plaza de Toros’ può giustificare la modalità primaria della ‘tauromachia’ quale ‘legge’ del moto umano, o inconscio, essendo piuttosto un prodotto della Storia delle culture, dove l’altro già entra degradato a orpello di scena, il Toro appunto.

In Arte, Picasso ne fa la sua coscienziosa e manieristica persecuzione perché nelle sembianze minacciose e/o minacciate di quella ‘testa-senza-pensiero’ mette di volta in volta la sua stessa testa, oppure quella della Donna, o quella della Vittima[1]. Ma per il suo predecessore Goya l’oscura ambiguità della demenza, che perfettamente descrive negli orrori delle guerre[2] così come nel riso di bambini feroci, lungi dal consentirgli un rifugio sicuro, passa invece a rischiosissima e fluida ‘comfort-zone’.

Di questa operazione culturalmente indotta – il degrado sotto minaccia di rimozione – si sa tuttora poco, sebbene sia un’operazione che si sposta agevolmente così nell’individuo come nella Storia, e senza temere confini di sorta.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 13 aprile 2024

 

In foto: la più antica ‘Plaza de Toros’ di Spagna a Ronda, splendida cittadina dell’Andalusia, fondata dai Celti in posizione strategica nel VI sec. a.C., e con intatta la struttura araba dell’XI sec.d.C. Dal 2011 le ‘corride’ in Spagna son state legalmente abolite.

 

 

[1] Pablo Picasso (1881-1973): 'Il bacio' (1925), ‘Donna piangente’ (1937), ‘Guernica’ (1937).

[2] Francisco Goya (1746-1828): Serie dei ‘Giochi di bambini’ per la Reale Manifattura degli Arazzi di Santa Barbara (1786-1791), ‘Capricci’ (1799), ‘Disastri della guerra’ (1810-1820). Su Goya si è da poco conclusa a Milano la bella mostra ‘Goya. La ribellione della ragione‘, al Palazzo Reale (31 ottobre 2023 – 3 marzo 2024). Interessante è anche la graphic-novel di Otto Gabos ‘Francisco Goya. La tentazione dell’abisso‘ (2023).  

Es ist stärker als ich[1]  

 

 

 

 

 

Nell’ammettere la presenza di un ‘io’ – sebbene combattuto - si indica con ciò stesso il punto di partenza di un lavoro di competenza, scienza del proprio pensiero, anche quando il pensiero teneva già appese al chiodo le chiavi di accesso, e magari già si ritirava in un’autonomia di rapporti.

La perversione non ammette alcun punto di partenza, trovando nella propria formazione reattiva quel comfort e quella giustificazione che non le sollecita altro che confezionare – persino splendidamente - il pensiero di un altro.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 28 febbraio 2024

 

 

Illustrazione originale di Gianni Russomando[2]

 

 

[1] In ‘L’Io e l’Es’, S. Freud (1922) OSF Vol.9 Bollati Boringhieri, pp.486-487 Freud cita G. W. Groddeck, ‘Das Buch vom Es’ da cui ha tratto ispirazione per chiamare Es la istanza di Io combattuta dal Super Io. In ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, SIC Edizioni (1998) Cap.II ‘La Carta o Enciclopedia del pensiero di natura’ – Parag. 16, p.121 lo psicoanalista dott. Giacomo B. Contri dice : “Freud invece ha tenuto a sottolineare che il suo ‘Es’ è proprio quello della comune espressione ‘es ist stärker als ich’, ‘è più forte di me’.” Traducendo letteralmente ‘esso è più forte di io’, la lingua tedesca ci offre un limpido confronto fra i due termini ‘esso’ e ‘io’ che l’analizzando nomina spesso e con sicurezza, ma trovandosi impreparato ad analizzare.

[2] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956, diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, mi definisco un semplice ‘amanuense’, lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni.” 

Save
Cookies user preferences
We use cookies to ensure you to get the best experience on our website. If you decline the use of cookies, this website may not function as expected.
Accept all
Decline all
Analytics
Tools used to analyze the data to measure the effectiveness of a website and to understand how it works.
Google Analytics
Accept
Decline
Unknown
Unknown
Accept
Decline