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...L'altro in un idillio.

"...L'altro in un idillio : non c'è coniugio!" Il giudizio di Creonte1

 

"La paix" ('La pace'), Pablo Picasso (1952).  Non convince qui il pensiero celebrativo, compulsivamente ripetitivo ed annoiato di un artista che tuttavia era già all'apice del successo.

 

  

La breve intervista che segue è nata dalla curiosità di approfondire alcuni spunti offerti dal Dr. Roberto Zanni nel corso di una recente conversazione pubblica sul "narcisismo".

 

Marina Bilotta - Un bambino di otto anni che guarda con ammirazione un anti-eroe - Lei ha nominato Renato Vallanzasca - quindi un uomo reale, non un personaggio dei 'fumetti', realmente imputato di delitti e omicidi e realmente condannato a sanzioni penali dalla Giustizia di Stato. Eppure un uomo di cui tanti parlarono, si scrisse di lui sui giornali, lui stesso venne intervistato per la televisione affermando : "Vallanzasca è Vallanzasca!" Che cosa avrebbe in più quest'uomo, probabilmente guardato con timore dalla gente che ne parlava per strada, rispetto all'eroe 'classico' che si spende per la Giustizia?

Roberto Zanni - Parto da un ricordo personale: da bambino, proprio quando avevo otto anni, passavo i pomeriggi estivi in compagnia di un mio coetaneo: spesso giocavamo con i soldatini e buona parte del gioco consisteva nel prepararsi allo scontro, costruendo ciascuno il proprio villaggio, il proprio forte, il proprio esercito; seguivano poi la battaglia e la conta di morti e feriti per stabilire chi avesse vinto. Un giorno, forse esaurite le strategie e le modalità di gioco (ma più probabilmente il pensiero si apriva un varco), decidemmo di comune accordo di “giocare alla pace”: il gioco, però, non partiva.

 

1 La pace che annoia.

Con la pace non succedeva niente: il pellerossa andava a caccia di bisonti e salutava cordialmente il cow boy intento a governare la sua mandria. Era calma piatta.

Quando Eraclito, nel celebre frammento, dice che “Polemos è padre di tutte le cose, di tutte re”, è preciso: un re, infatti, governa per mezzo di leggi e la legge per Eraclito è proprio il conflitto, la dialettica dei contrari che, in quanto dinamica, spiegherebbe la totalità delle cose (“padre di tutte le cose”, appunto).

Ma se tutto è guerra che cos’è la pace? Da adulto avrei intuito che pensare la pace è impervio quanto pensare la salute psichica. In tutto questo cosa c’entrano gli eroi, positivi e negativi, buoni e cattivi? C’entrano perché anche i cosiddetti eroi “buoni” sono violenti, con la differenza che ricorrono alla forza "a fin di bene"...

Certo, si può pensare a personalità come Socrate, Gesù, Gandhi : uomini profondamente diversi ma accomunati dal ripudio della violenza - sto semplificando - però la violenza, agita o subita, c’è sempre : se questa è la prospettiva ha ragione Manzoni quando scrive nell’Adelchi : “Non resta che far torto o patirlo”. La violenza, il conflitto, lo scontro, sembrano dunque ineliminabili : torna così a riproporsi il problema della pace; difficile pensarla se non come assenza di moto e di iniziativa cioè come beatitudine estatica.

L’amico e critico d’arte Mario Cancelli mi ha fatto notare che, ad esempio, quando Picasso ha dipinto “La pace” ha rappresentato vari personaggi su un prato, e non si capisce bene cosa stiano facendo... Giocano? Gioiscono? E di cosa? A me sembrano dei cretini... L’alternativa sembrerebbe quindi essere tra distruzione (guerra) e inerzia (pace) : i cattivi sarebbero gli attaccabrighe e i buoni quelli che “non fanno niente”. Tuttavia i cattivi, pur restando cattivi, darebbero almeno uno “scossone”: che purtroppo questo “scossone” si esaurisca in una spinta nel burrone apre alla questione della violenza come prodotto dell’impotenza (su questo rimando alla domanda successiva).

Da bambino, senza fare il cattivo, rivendicavo quindi la mia 'sim-patia' per i cattivi, per quelli che smascheravano l’ipocrisia della bontà : intuivo, come tutti i bambini, la bontà come “formazione reattiva” ovvero che i buoni ... non sono buoni!

In seconda media, ad esempio, rimasi impressionato dall’approfondimento biografico, riportato nel mio libro di storia, su Cesare Borgia : un uomo spietato di cui apprezzavo però il brutale dis-velamento delle trapunte religiose dai rapporti di forza tra gli uomini. Certo, non ho passato l’infanzia a venerare gli eroi del male, ma da bambino pensavo molto ai rapporti, e ricordo con nitidezza il mio disgusto per le prediche moralistiche.

Cercavo una soluzione che non fosse la messa in atto della violenza dei miei 'eroi', quella mi bastava pensarla attraverso di loro. La soluzione l’ha indicata Giacomo Contri: la pace non 'via mistica', ma 'via giuridica'.

La pace, infatti, è un prodotto, non un approdo : se non si pensa questo si continuerà a scimmiottare la lotta tra i buoni e i cattivi. Se la guerra infatti è l’unico modo di avere rapporti e la pace è assenza di guerra... Ne consegue che la pace è assenza di rapporti.

Ma è proprio così?

Intanto che ci pensiamo sarebbe bello scoprire cosa faranno i buoni, una volta sconfitti i cattivi.

Marina Bilotta - Possiamo chiamare 'fascinazione' questa ammirazione speciale e diffusa, non solo fra i giovanissimi ? Quando si è accorto che era una fascinazione e non ammirazione, e perché ha deciso di farla cadere ?

 

2 Pensiero individuale oppure 'il chiodo fisso' della fascinazione.

Roberto Zanni - La domanda permette di operare una distinzione: la mia era “fascinazione”, non “ammirazione”. La fascinazione è caduta perché non mi sono fissato (ad-mirare) : è stata un momento della mia elaborazione intellettuale per cercare di venire a capo della questione della soddisfazione, di cui sadismo e masochismo quando va bene possono essere passaggi elaboranti.

Il problema c’è quando il pensiero "non regge”, "non “governa” e butta sull’atto, cioè spinge nel burrone. La violenza infatti è solo capace di distruggere, perché ha una radice di impotenza di cui i 'super poteri' degli eroi sono il rovescio; ripeto l’adagio di Giacomo Contri : “Tra impotenza e prepotenza c’è un buco che non è stato ancora colmato”.

 

3 Lavoro o no.

Marina Bilotta - Il narcisismo, Lei ha ricordato, non va d'accordo col 'lavoro' : anzi consentirebbe, restando immobili, di piegare l'altro perchè il narcisismo non ha bisogno di lavorare nella relazione con l'altro, è una qualità all'origine. "Je suis belle" è una celebre quanto drammatica statua dello scultore Auguste Rodin, che immagina la donna sempre repulsiva nei confronti del proprio uomo. Insomma, il lavoro conviene o no ? Quando possiamo dire che un bambino lavora ?

Roberto Zanni - Il bambino sano lavora sempre e per lui tutto è lavoro. È nella psicopatologia precoce che smette di lavorare e inizia a fare “il bambino difficile”: e pensare che prima era tutto facile....

Su questo, la responsabilità degli adulti è letteralmente imperdonabile : pensiamo ai cosiddetti “bulli” nelle scuole: siamo già dentro il narcisismo, lo abbiamo addirittura fomentato.

Noi diciamo a un bambino o ragazzo che compie atti vandalici che “è” un bullo! Invece che sanzionarlo lo categorizziamo.

Se “sono” un bullo non c’è bisogno di lavorare : “sono fatto così”! Al massimo andrà rieducato : ma l’educazione è spesso sadismo su sadismo...

Ho visto per strada un banchetto di 'raccolta firme' per la reintroduzione dell’ora di "Educazione civica" nelle scuole : sbagliato ! L’educazione civica non si insegna, si applica!

Nessuno imputa - quindi nessuno sanziona - però si organizzano Progetti sulla 'legalità', quando è proprio la Legge ad sconfessata nei fatti ! Se potessi abbasserei a 12 anni la maggiore età : tutti responsabili penalmente dei propri atti!

 

5 Insoddisfazione infinita.

Infine la questione del 'lavoro', che Lei pone, mi fa pensare che il narcisista non sa che farsene dell’altro : per questo pensa di “piegarlo” alla sua obbedienza senza soddisfazione. Allora potremmo anche dire che il narcisista non sa che farsene della soddisfazione.

Un’espressione volgare, ma efficace, che ho sentito qualche volta dice : “succhiare il chiodo”. Questo sarà il destino della bella che "fa" la bella...!

Noto a margine che “destino” è uno strascico del narcisismo2.

 

 

                              A cura di Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 25 ottobre 2018

 

 

 

1 In omaggio a THINK ! 27-28 ottobre 2018, "Alleanza" / Giacomo B. Contri.

2 Roberto Zanni insegna "Filosofia", è Socio di "Studium Cartello – Il lavoro psicoanalitico" e psicoanalista a Bologna.

 

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