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Stumbling block. Pietra d’inciampo.

Nella foto il grandioso tramezzo del 1529, ritenuto non a torto il più famoso affresco rinascimentale della Svizzera, opera ‘non donata’ da Bernardino Luini ma a lui regolarmente commissionata e pagata come documentano le ricevute rilasciate ai Patrocinatori.

 

 

 

E’ il risorgere : esperienza umana e dunque pensiero ineliminabile, anzi imputabile di valore aggiunto e di ulteriore profitto.
Eppure facilmente scartato... Il Sole sorge senza alcun lavoro infatti (ma non risorge).

Pensavo a questo, trovandomi di fronte al complicato affresco del grande Bernardino Luini, ottimo discepolo di Leonardo Da’ Vinci e qui nella sua maturità professionale, che lo rese maestro ricercatissimo in tutta la Lombardia, Piemonte e Svizzera del Canton Ticino.

Siamo in ‘Santa Maria degli Angioli’, deliziosa e semplice chiesa romanica in posizione appena un po’ arretrata sul lungolago di Lugano : quale visitatore, entrando si aspetterebbe questo amplissimo tramezzo, circa centodieci metri quadrati riccamente dipinti e senza alcuna pausa visiva su cui viene descritta una città vivace, con cavalli guarniti ed eleganti cavalieri, guardie armate e madri coi bambini, passanti e popolani, mercanti in traffico, notari e bottegai colti nel loro quotidiano e provinciale affaccendarsi?

Se non fosse per quelle lance raffinate, puntate contro i tre uomini in Croce, semi ignudi e dolenti ma lassù dove lo sguardo non arriva.
E chi mai infatti vorrebbe essere al loro posto ?

L’eresia dunque serpeggia e ammicca, ma benevola fra gli Osservanti, frati minori provenienti da Milano che intorno al 1473 vennero ben accolti a Lugano per l’opera di pacificazione prestata fra le fazioni cittadine di guelfi e ghibellini e per l’assistenza data ai malati di peste : il convento fu fondato nel 1490 e la prima pietra della chiesa posata nel 1499.

Ligi al ‘modulo bernardiniano’ che prevedeva chiese a navata unica dotate di un tramezzo alto fino al soffitto per separare la zona riservata ai religiosi, i fedeli luganesi venivano qui per incontrare l’Eucarestia e si trovavano invece investiti da prediche cupe e dal nichilismo. La Resurrezione infatti era argomento scomodo in queste chiese e qui infatti la troviamo appena allocata in un angolino su a destra come in una credenza sotto chiave.

Su questa enorme e coloratissima lavagna insomma, la ‘lectio’ dice chiaramente all’assemblea di occuparsi di ciò che ad ognuno spetta sulla Terra e di schivare così la punizione divina, esprimendo invece gratitudine ai Patrocinatori, che nel 1496 rinnovarono la concordia in ricordo della pace già stipulata nel 1445 tra le fazioni di Lugano, per il Potere terreno nel nome di Dio.
 
Titolo del magistrale affresco è “Passione e Crocefissione”, dove Gesù è ridotto ad uno dei tre e dove la ‘imitatio Christi’ - ironizzata - non può essere ambizione umana, ma solo livida premonizione servile.

Ancora presto per quel Concilio di Trento che nella seconda metà del ‘500 dovette richiamare il vigore di Carlo Borromeo Cardinale, Vescovo di Milano e forse unico protagonista, per spegnere la voracità di eresie che erano culminate nello Scisma della riforma protestante ?

Impegnato senza risparmio di forze su un fronte tanto vasto,  quel santo e pur combattuto uomo riuscì almeno con la sua stessa persona a indicare che il risorgere è possibile.

Senza alcuna delega, però.


 
Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 5 agosto 2019

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