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Una giornata da raccontare[1].

Alexander Solzenitsin, premio Nobel 1970.

 

 Illustrazione originale di Stefano Frassetto.[2]

 

 

“Sùchov alzò la faccia e restò senza fiato: il cielo era limpido ed il sole segnava già l’ora di pranzo. Come corre il tempo, lavorando! Sùchov lo aveva osservato tante volte : i giorni, nel campo, fuggono che non te ne accorgi. Ma la scadenza della pena resta dov’è, non si avvicina neanche di un po’…

Oggi, per esempio, che cosa si era fatto prima di mezzogiorno ? Niente. La messa in opera della stufa e del riscaldamento non era pagato : era un lavoro per sé, non per il cantiere. Ma nel conto si sarebbe dovuto scrivere qualcosa.”[3]

‘Una giornata di Ivan Denìsovic’ resta la prima descrizione scritta della vita in un lager sovietico staliniano, anche se nella forma artistica del racconto, anzi inizialmente della novella, storia breve : fino ad allora solo silenzi allusivi ed occasionali nella letteratura, conseguenza anche del divieto formale agli ex deportati, una volta liberati, di parlare della loro esperienza. Solzenitsin aveva ottenuto la libertà nel 1953, per poter scontare il confino a vita in una regione dell’Asia centrale : nel 1959 scriverà ‘Una giornata di Ivan Denìsovic’, per anni diffuso e letto nella clandestinità.

Ma nel 1961, durante il XXII Congresso del PCUS – Partito Comunista dell’Unione Sovietica - il Primo Segretario Nikita Chruscëv, diretto successore di Iosip Stalin e suo collaboratore, attacca apertamente Stalin ed il suo operato, dopo aver apprezzato il manoscritto di Solzenitsin che gli era stato recapitato proprio mentre Chruscëv era strettamente impegnato con i ‘conservatori’ contrari alla de-stalinizzazione e con i dirigenti comunisti di altri Paesi che non accettavano il suo ‘revisionismo’.

Quel protagonista - Ivan Denìsovic Sùchov - detenuto ingiustamente come molti altri, allontanato dalla famiglia e dalla moglie che non vedrà più come purtroppo nel lager in molti sapevano, era però differente e persino singolare, nulla a che fare con la morale collettivista che aveva pianificato di negare la persona, tuttora è un uomo che sa farsi vicino a chiunque lo legga per la sua lucidità e mitezza : insomma accadde che quel racconto colpì e piacque al Primo Segretario il quale ne ordinò immediatamente la pubblicazione, cosa che finalmente avvenne il 17 novembre 1962 sul periodico ‘Novyj Mir’ con l’effetto di un terremoto, perché da parte ‘conservatrice’ si volle addirittura leggere una prova della vitalità del sistema nonostante gli errori di Stalin.

Ma la non aderenza di Solzenitsin al ‘realismo socialista’[4] richiesto dalla dirigenza governativa si rese presto evidente e lo scrittore ‘non professionista’, anche se laureato in matematica all’Università di Rostov, fu giudicato un insanabile antagonista così che le sue successive pubblicazioni sarebbero state ostacolate ed impedite e fino ad un esilio forzato dal Paese.

Nel 1970 Alexander Solzenitsin aveva già ricevuto il premio Nobel per la letteratura che ritirerà però solo nel 1974, in quanto non più cittadino dell’URSS, ben sapendo che quattro anni prima avrebbe potuto essere arrestato.

E dire che ‘Una giornata di Ivan Denìsovic’ descrive, col buon piacere di tanti amati dettagli, una giornata andata bene, nel lager siberiano, occasioni ben giocate ed altre fortuite che certo domani non si ripeteranno - oggi sì però, ci sono state! – e soprattutto con la consapevolezza forte, prudente, misurata che a nessuna illusione si può permettere l’accesso.

 

                                                   Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 13 novembre 2021

 

 

[1] ‘Una giornata di Ivan Denisovic’, Alexander Solzenitsin - ‘Giulio Einaudi editore SpA’ (1999), Collana ‘ET Scrittori’. 

[2] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.

[3] ‘Una giornata di Ivan Denisovic’, Alexander Solzenitsin (1959) - ‘Giulio Einaudi editore SpA’ (1999) p.60; p.79.

[4] ‘Realismo socialista’ fu un movimento culturale avviato già negli anni ’30 in Unione Sovietica per favorire la diffusione del progresso socialista.

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