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ça parle (4).

 

“Scherzando chiesi ad Hans se per caso i suoi cavalli portassero gli occhiali, cosa a cui rispose negativamente, poi se suo padre portasse gli occhiali, cosa a cui rispose di nuovo negativamente, contro ogni evidenza, e se, con il nero intorno alla bocca, non intendesse i baffi : allora gli rivelai che aveva paura del suo papà, proprio perché voleva così tanto bene alla sua mamma… Dopo questa consultazione ricevetti quasi quotidianamente resoconti sui mutamenti di condizione del piccolo paziente… Come si vide, adesso gli si era aperta la possibilità di palesare le proprie produzioni inconsce e far decorrere la propria fobìa.”[1]

“L’Edipo è del tutto inutilizzabile, salvo che per quel grossolano richiamo al carattere di ostacolo costituito dalla madre nei confronti dell’investimento di un oggetto come causa del desiderio… Sì, questo ricorso al mito di Edipo è veramente formidabile. Vale la pena soffermarvisi un attimo.” [2]

 

La percezione della realtà avvia l’inconscio : niente affatto innato[3] e non ancora raccolto, resta silente, combattuto anche, ma è già un giudizio.

La percezione stessa della realtà può dunque essere raccolta, oppure sospesa, rallentata, persino inibita : e tutto ciò ben prima dell’apprendimento di un linguaggio verbale.[4]

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 8 marzo 2024

 

 

[1] ‘Il piccolo Hans’, S. Freud (1908) / Giangiacomo Feltrinelli Editore - 'Univers. Econom. Feltrinelli' (2010) traduz.: M. Marcacci, pp.123-125

[2] ‘Al di là del complesso di Edipo’ – ‘Il padrone castrato’ in ‘Il seminario Libro XVII – Il rovescio della psicoanalisi 1969 - 1970’, di J. Lacan – postfazione di J.A. Miller / Bibliot. Einaudi (2001), p.120

[3] “Altrove ho già formulato l’ipotesi che la vera differenza fra una rappresentazione (o pensiero) ‘inc’ e una rappresentazione ‘prec’ consista nel fatto che la prima si produce in relazione a qualche materiale che rimane ignoto, mentre nella seconda (la ‘prec’) interviene in aggiunta un collegamento con rappresentazioni verbali.” Citaz. da: 'L'Io e l'Es', di S. Freud (1923) in OSF Bollati Boringhieri Vol. 9, p.483

[4] “ ‘Padre’ è il nome di una legge giuridica… di beneficio ereditario: essa istituisce il Soggetto come beneficiario dell’universo di tutti gli Altri. La coppia di termini Soggetto/Altro, ambedue soggetti, è il concetto giuridico di una ineguaglianza giuridica di posti – non di altre reali ineguaglianze – come condizione di beneficio. In questa distinzione, il beneficiario è figlio per definizione: ‘erede’ del reale della natura, ma un erede che è tale per adozione… In altri termini : la legge è posta, non presupposta… Ecco perché legge ‘di’ natura: non in ‘ragione’ del delirio per cui una tale legge sarebbe ‘scritta’ nella natura… ma in ragione – ragione pratica cioè legislativa – di una ‘adozione’ della natura a partire da quel punto privilegiabile di essa che è l’uomo… La legge di natura è incontrata da Freud nella crisi… perché permanentemente vivente nella possibilità della cosiddetta ‘uccisione’ del Padre. Essendo escluso fin dal principio che si tratti di uccisione di una persona reale… si tratta di uccisione del suo concetto, cioè della ‘pensabilità’, nel pensiero di ognuno, di una tale legislazione universale, ossia di uccisione-esautorazione del pensiero del soggetto. Che è la pensabilità stessa di una legge di soddisfazione o di beneficio che, se fosse e per essere, sarebbe e dovrebbe essere legge del soggetto come figlio, ineguale di posizione rispetto ad ogni Altro.” Citaz. da: ‘Cap. III ‘I sessi nella legge - 1. Padre come norma della legge di beneficio’ in ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, di Giacomo B. Contri - SIC Edizioni (1998), pp. 153-154

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