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Un lettore non indifferente.

“… Il convient d’introduire ici une distinction, classique en philosophie, entre repentir et remords : le premier reconnaît la faute pour mieux s’en separer, goûter la grâce de la convalescence, le second s’y maintient par besoin maladif d’en éprouver les brûlures…”[1]

 

<Rifer. Illustr.: 0_5501475_125008.jpg >

 

‘MEETmeTONIGHT’[2] è la rassegna annuale della ricerca universitaria in Italia e quest’anno ha avuto un unico macro-tema, ‘Il futuro’ : l’appuntamento con la dottoressa Laura Musazzi[3] riguardava gli effetti dello stress sul cervello che - a mio parere - si dimostra ‘un lettore non indifferente’, in quanto può giudicare anche del grado di sofferenza individuale che viene comunicato ai diversi organi per attivare una difesa.

Si sa infatti che, fisiologicamente i neuroni in ognuno di noi cambiano forma di fronte ad un semplice insorgere di ansia e con una progressiva contrazione dei dendriti, deputati a trasmettere segnali agli organi : e pare anche che l’attività muscolare – a cui volentieri diamo spazio quando l’ansia insorge - possa compensare quella contrazione eccessiva o prolungata che produciamo nello stress, e favorire la presenza di neurotrasmettitori benefici, le endorfine.

Mi chiedevo tuttavia se la sola attività muscolare - che può arrivare a rivelarsi persino aggressiva e lesiva come sappiamo dalle frequenti cronache - non possa anche permettere al nostro corpo allenato di produrre carichi sempre maggiori o maggiormente prolungati di stress, con effetti deleteri ed infine incontrollabili.

“L’ansia non è fuori di noi…” mi è sembrata una notazione opportuna all’inizio del ‘talk’, ma insufficiente nella sua definitività : perché, per chi quell’ansia si trova a viverla senza altro placebo che un’attività muscolare corroborata magari farmacologicamente, si tratterebbe di una frustrazione ulteriore difficilmente confessabile.

Penso che se il cervello è quel ‘lettore non indifferente’ del proprio corpo, di cui finalmente cominciamo a sapere qualcosa, allora può essergli relativamente semplice riconoscere ciò che l’ansia individuale suggerisce : e cioè la nostra distanza da ‘un modello’ evidentemente asessuato,  che quindi non ci assomiglia per niente e che però, come dimostra purtroppo la produzione di stress, prima fisiologica e poi patologica, ci espone ad un tiro al bersaglio, incrociato e generalizzato.

 

                                                 Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 11 dicembre 2020

 

[1] “La tyrannie de la pénitence”, di Pascal Bruckner – Éditions Grasset & Fasquelle (2006), pp.53-54.

[2] Aderendo alle norme di contenimento della pandemia da Covid19, la rassegna si è svolta solo online, offrendo tra l’altro una serie di interessanti brevissimi ‘talk’, ciascuno della durata complessiva di venti minuti, incluse le domande dal pubblico e su argomenti molto specifici nelle cinque aree di interesse, ‘Salute’, ‘Humanities’, ‘Smart cities’, ‘Sostenibilità’, ‘Tecnologia’.

[3] Laura Musazzi è professore associato di ‘Farmacologia’ presso il Dipartimento di ‘Medicina e Chirurgia’ dell’ Università degli Studi di Milano-Bicocca : titolo del ‘talk’ di sabato 28 novembre 2020, ‘Un cervello sotto stress’.

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