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I sessi nella legge.

  

La mia prima volta al Teatro Greco di Siracusa[1]

 

 

 

 

"Temo i Danai anche quando portano doni" : il saggio Laocoonte2 metteva in guardia i suoi concittadini i quali, temendo l'ira di Minerva, facevano entrare il Cavallo dentro le mura di Troia, rendendosi così artefici della propria sventura.

C'è una distanza siderale fra il pensiero religioso che invoca 'doni', e soprattutto il dono del 'non lavoro', ed il pensiero laico che raccoglie l'offerta del reale e la soppesa in vista del traguardo, attribuendo un valore alla propria elaborazione, cioè al lavoro.

E c'è una sofferenza che qualifica il pensiero religioso nella sua resistenza alla imputabilità laica che rifiuta di generalizzare una 'essenza' umana distinguendo la 'sfera sessuale' da altre, "...quella del lavoro anzitutto, la sfera dell'amicizia, la sfera della guerra, la sfera della politica, la sfera del 'privato', la sfera della conoscenza e... la sfera religiosa..."3 

Pigramente appoggiata al pensiero religioso, Elena di Sparta – unica fra le nobili Troiane sorteggiate come schiave dopo la vittoria dei Greci - dichiara di essere stata oggetto delle ambizioni divine - Afrodite, Atena ed Era - ed implora così Menelao giunto a Troia da vincitore.

"...Punisci la dea (Afrodite, n.d.r.), sii più forte di Zeus che comanda su tutti gli altri celesti, ma è schiavo di Afrodite: e perdona invece me..."4

E Menelao, che nella sua ingenuità viene tentato dal confronto con gli dei e vacilla per le lusinghe di Elena, alla fine rinuncerà a giudicarla. 

 

"Dovrebbe iniziare a farsi strada la scoperta che l'astrazione di una sfera sessuale è la condizione della perversione. L'atmosfera di un simile... mondo... è l'angoscia... in quanto l'angoscia è l'affetto di un difetto di legge di 'moto'..."5 

 

L'alternativa illogica alla vendetta è la rinuncia al giudizio : Euripide non condanna tanto la perversione di Elena i cui discorsi pietosi espone al giudizio dei presenti, quanto chi – come, ed intorno a Menelao - gioisce nella tragedia.  Ma Euripide mostra anche come la disinvoltura con cui Elena riesce a 'scavalcare' il giudizio, si fa purtroppo vessillo fra gli ingenui di una presunta e invidiabile posizione femminile che fa seguito, e fa 'audience'.

La principessa Cassandra infatti, vergine dedicata al tempio di Apollo e qui sorteggiata quale futura concubina di Agamennone, inneggia istericamente verso Ecuba, sua madre : "...Madre, cingimi il capo con la corona della vittoria e rallegrati per le mie nozze regali; scortami, e se non ti sembro risoluta, spingimi a forza. Se il Lossia esiste, l'illustre principe degli Achei, Agamennone, avrà in me una sposa peggiore di Elena. Perchè io lo ucciderò, io devasterò a mia volta la sua reggia, vendicando così i miei fratelli e mio padre... Perciò, madre, non devi piangere sulla tua patria, sui miei letti : distruggerò, con le mie nozze, i nostri più odiati nemici."6 

Al pensiero laico che scarta la vendetta, Euripide dedica lo splendido dialogo fra la principessa Andromaca, vedova di Ettore per mano di Achille e la regina Ecuba, madre di Ettore e vedova dell'anziano Priamo re di Troia, ucciso per primo dopo l'assalto alla città. Andromaca, sapendo di essere destinata al figlio di Achille, Neottolemo, così si rivolge ad Ecuba : "...Tutte le virtù femminili che sono state individuate, le praticavo vivendo con Ettore... La notizia di queste mie virtù è giunta al campo Acheo e mi ha rovinato : una volta prigioniera, il figlio di Achille, Neottolemo, mi ha voluta in moglie... Se rimuovo il pensiero del caro Ettore per aprire il mio cuore al marito attuale, apparirò vile al morto. Ma se manifesto avversione per il nuovo consorte, mi attirerò l'odio dei padroni... In te, Ettore avevo trovato lo sposo ideale, spiccavi per intelligenza, stirpe, ricchezza, valore..."7 

" ...Figlia cara – si rivolge Ecuba alla moglie di suo figlio – smetti di pensare ad Ettore : le tue lacrime non lo riporteranno in vita. Onora invece il tuo nuovo marito, offri a lui la tua dolcezza. Se agisci così, i tuoi cari tutti ne saranno lieti... e magari la città potrebbe risorgere."8

 

Nel 423 a.C. Euripide aveva già rappresentato "Andromaca", testo drammatico e interessante ma poco conosciuto, che presenta la donna di un'era nuova, capace di risorgere dal lutto e che presso il nuovo sposo e la sua corte si era guadagnata stima e rispetto. Ma l'opera aveva avuto scarso successo ad Atene perchè Andromaca non era di stirpe greca.

Successivamente allora, nel 412 a.C. e di nuovo ad Atene Euripide rappresenterà "Elena", opera conosciuta come 'tragicommedia' perchè l'elemento tragico non c'è, se non nelle costosissime conseguenze di una ingenuità troppo a lungo trascurata.

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 4 luglio 2019

 

 

 

 

 

2 Publio Virgilio Marone, "Eneide"(Libro II, 49)

3 "Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico", Giacomo B. Contri - SIC Edizioni (1998), p.137 // Il titolo ‘I sessi nella legge’ è tratto da Sez.III ‘I sessi nella legge. Sviluppo dell’articolo 8’, ‘Un’essenza assurda : ‘La sessualità’, ‘Il sesso’ – p.131 e segg.

4 I passi scelti e qui riproposti sono tratti da "Le Troiane" di Euripide (415 a.C.) : ambientata nell'accampamento dei Greci davanti alla città di Troia, la tragedia fu rappresentata per la prima volta ad Atene durante la sanguinosa Guerra del Peloponneso, e portò forse i Greci ad interrogarsi sulle conseguenze devastanti della loro politica. 

5 "Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico", Giacomo B. Contri – SIC Edizioni 1998, p.137

6 "Le Troiane", Euripide (415 a.C.)

7 "Le Troiane", Euripide (415 a.C.)

8 "Le Troiane", Euripide (415 a.C.)

 

 

 

[1] "Le Troiane", traduzione di Alessandro Grilli, regìa di Muriel Mayette-Holtz, progetto scenico di Stefano Boeri, costumi di Marcella Salvo, musiche di Cyril Giroux. Con Massimo Cimaglia, Francesca Ciocchetti, Maddalena Crippa, Elena Polic Greco, Clara Galante, Paolo Rossi, Marial Bajma Riva, Elena Arvigo, Riccardo Scalia, Graziano Piazza, Viola Graziosi, Fiammetta Poidomani, Doriana La Fauci.  

"Elena", traduzione di Walter Lapini, regìa e scene di Davide Livermore, costumi di Gianluca Falaschi, musiche di Andrea Chenna. Con Laura Marinoni, Viola Marietti, Sax Nicosia, Maria Grazia Solano, Maria Chiara Centorami, Simonetta Cartia, Giancarlo Judica Cordiglia, Linda Gennari, Federica Quartana.

‘Teatro Greco’ di Siracusa - Stagione teatrale 2019, a cura di www.indafondazione.org

 

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