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Un inverno incredibile.

‘Perlasca’[1], di e con Alessandro Albertin.

In foto: le Alpi presso Barcelonnette (Provenza, FR) al confine con l’Italia.

 

 

Inverno infinito è il sonno della rimozione, sempre per minaccia, di perdere l’amore, o la libertà, o perfino la vita : pensiero che anzitutto censura, come è nell’arroganza di ogni dispotismo, terribile  senza attenuanti.

Alessandro Albertin è autore del testo che con allenata scioltezza e capacità di incuriosire sta portando in questi mesi sulla scena. La storia non è sua, è di un Altro che ha però saputo interrogarlo fino a tanto, un Altro che si trovava a Budapest in equilibrio precario negli anni 1944 - 1945, al bivio mai cancellato che la proclamazione dell’Armistizio del 1943 segnò per l’Italia : da un lato l’euforia per la fine della II Guerra mondiale, dall’altro l’inizio di una persecuzione serrata e guerra civile estrema da parte di un Nazismo sconfitto e del tutto furente. Qualcosa insomma di cui non si tiene sufficientemente conto di fronte alla vittoria – e grave responsabilità dei governanti tutti nel trascurare – e qualcosa di crudele allo stesso tempo, come realmente è nella vita ogni ritorno del rimosso.

Giorgio Perlasca è appena uscito dalla ‘sua’ esperienza di guerra, volontario combattente in Spagna[2], a Budapest sta avviando con talento un commercio di carni : ma un Armistizio è un Armistizio, ora basta coi nemici! E si ritrova ricercato, proprio come tutti quelli che la Gestapo va a stanare uno per uno nelle case, anziani e bambini, donne e uomini, ebrei anzitutto ma non solo: il furore di chi è sconfitto non ha pari. Un inverno infinito, senza più stagioni. Perlasca ha famiglia in Italia, per salvarsi recupera una presentazione scritta e firmata dal generale Francisco Franco con cui egli potrà chiedere qualsiasi aiuto all’Ambasciata di Spagna, persino a Budapest : ed è qui che, insieme alla sua salvezza, Jorge – non più Giorgio - Perlasca si trova ad affrontare l’ingiustizia del Caso per cui tantissimi vengono rastrellati, uccisi o deportati nel vicino lager di Auschwitz. Jorge resta nell’Ambasciata, e proprio con quel salvacondotto, di cui abilmente riesce a rafforzare ed ampliare il potere, recupera la vita di migliaia di perseguitati - ebrei spagnoli anzitutto, ma non solo - e disobbedisce alla Legge di Ungheria.

Quando tornerà in Italia, da lui nessuno saprà niente, Perlasca riprenderà la vita che aveva interrotto e ad inventarsi un lavoro, barcamenandosi in quel durissimo dopoguerra che tuttavia i brevi anni ’60 arriveranno persino ad obliare.

Non aver voglia di ricordare ? Nessuno a cui interessi ascoltarlo ? Riconoscere ad altri il privilegio delle benemerenze ? Forse.

Sapere di aver salvato qualcuno è la certezza di una partnership, talmente reale che non cerca sovrappiù – anche se qualche volta lo riceve. Così incredibile è l’accadere - non appare e ha mille e mille forme - e persino nell’inverno della vita.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 10 febbraio 2024

 

 

[1] ‘Perlasca. Il coraggio di dire no’, regia di Michela Ottolini, testo di Alessandro Albertin, prodotto dal ‘Teatro de Gli Incamminati’ – Milano. Alessandro Albertin è stato ricevuto il 27 gennaio scorso al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della ‘Giornata della Memoria’ : qui ha potuto leggere un brano di ‘Perlasca. Il coraggio di dire no’ ed ha presentato la testimonianza di Cesare Rimini, ‘Una carta in più’. Diplomato alla ‘Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi’ di Milano, Alessandro Albertin (Padova, 1972) ha già portato in scena ‘Lo Sbarco in Normandia, i segreti di una vittoria’, ‘Marco Pantani, il campione fuori norma’, ‘Prometeo incatenato’ di Eschilo per il ‘Teatro Greco’ di Siracusa (2023) : ha lavorato con Virginio Gazzolo, Gianrico Tedeschi, Andrée Ruth Shammah, Gigi Proietti, Ugo Pagliai e altri.

[2] Nota come ‘Guerra di Spagna’, fu la lunga e terribile guerra civile scoppiata a seguito del colpo di Stato militare (17 luglio 1936) che portò al potere il generale Francisco Franco nel marzo del 1939, ed insediò una dittatura fascista che rimase al governo fino al 1975 circa.

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