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"Benessere è...”

"Benessere e lavoro aziendale" – Conversazione presso Mondadori Store / Milano S.Babila, Via S.Pietro all'Orto 11 – 15 dicembre 2016.

A cura di Raffaella Dallarda.

 

"C'è il rischio che la psicoanalisi oggi diventi 'oggetto di fede' : condivido quanto ha recentemente segnalato[1] Giacomo B.Contri, fondatore nel 1994 con altri Colleghi di Studium Cartello – Il lavoro psicoanalitico e di cui io stessa sono Socio. E' infatti il risultato di un lavoro che eventualmente 'la' fa riconoscere.  

Lavoro è un lemma cruciale, perchè è 'sul lavoro' che emergono le patologie. D'altra parte il lavoro è anche indispensabile per curare le patologie stesse. Lavoro insomma è lavoro di giudizio e lavoro giuridico a tutti gli effetti 

Si tratta infatti di scegliere l'offerta, cioè il partner, più soddisfacente, ed anche investendo del proprio. Fin da bambini quindi si lavora : volentieri nella salute e con soddisfazione; malvolentieri e ritirandosi se non si è soddisfatti.  E approfitto del 50° della Rivista di Franco Angeli Editore, Psicoterapie che ha appena pubblicato un numero straordinario (ottobre 2016) con una intervista a sessantadue psicoanalisti su che cos'è la psicoanalisi oggi.

Mi sono soffermata su tre psicoanalisti che seguo : Giacomo Contri, traduttore degli Scritti di Jacques Lacan ed autore de Il pensiero di natura[2]; Antonio Di Ciaccia, psicoanalista lacaniano e traduttore degli Altri scritti[3] di Lacan; Massimo Recalcati, autore de Il complesso di Telemaco[4] e fondatore nel 2003 di Jonas Onlus / Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi. Alcune loro risposte mi sono sembrate vicine, anche se entrare nel discorso di ognuno, fatto di linguaggi molto diversi, non è stato facile. Ecco dunque. 

. Lavorare con un paziente arriva a cambiare lo psicoanalista stesso, addirittura la società nella quale i due vivono. 

2° C'è un pensiero individuale fatto di sogni, lapsus ed atti mancati a cui solo il paziente può accedere e che mette a tema il coniugio, di cui il complesso di Edipo è quello che resta oggi - le macerie diremmo - di un legame sociale che di fatto fonda tutti i successivi legami sociali. Vi sono psicoanalisti oggi che invocano un ritorno a Freud ed all'inconscio freudiano... A mio parere, davanti al ritorno del rimosso le psicoterapie effettivamente devono arrestarsi perchè possono intervenire sul sintomo - le crepe evidenti del pensiero – ma non possono intervenire su ciò che lo muove, che è l'economico non giudicato, ciò che la coscienza ha ibernato e che rischia, se non analizzato, di tornare improvvisamente aggressivo a danno del Soggetto stesso. Freud ne ha parlato dappertutto, ma lo ha anticipato in un saggio del 1919, il Perturbante, che è quel pensiero rimosso che torna ad aggredire il soggetto sotto forma anche di fobìe e con maggiore evidenza nei bambini.  

  Sta al paziente concludere sul proprio lavoro : non all'analista nè a nessun altro. Concludere che cosa ?  

Concludere che il pensiero individuale è la realtà esterna alla realtà esterna a sè[5], a cui ciascuno può accedere quando non omette nè sistematizza, quindi non censura, le 'rappresentanze' che il pensiero stesso gli suggerisce con una convenienza però che chiede di essere ogni volta giudicata. Niente a che fare quindi con le 'emozioni', le quali tuttavia introducono la 'rappresentanza' di un pensiero. Ritengo che il pensiero individuale sia efficace, capace cioè di mantenere l'orientamento del desiderio fino a soluzione soddisfacente.  

Sappiamo infatti che, fin dalla nascita l'inconscio connota nettamente la realtà, così nettamente che la memoria infantile – memoria di ciò che abbiamo giudicato e di chi abbiamo giudicato – resta salda negli anni. Il neurologo Oliver Sacks parla addirittura di 'sinestesia neonatale'[6] che al bambino permette inizialmente di attingere a tutte le sue facoltà contemporaneamente.  

La psicoanalisi è effettivamente un lavoro sulla memoria e sul lavoro giuridico della memoria nella patologia : patologia che è anche una souffrance[7] rivalutando il linguaggio interessantissimo di Jacques Lacan. Il paziente torna a valutare la convenienza di scelte fatte in passato, e la convenienza di assumere oggi che alla base dei propri atti ci sia una causalità giuridica e non naturale dalla quale egli si senta obbligato, ciò che chiamiamo il destino.  

E' stata proprio l'opportunità che la psicoanalisi offre rispetto alle psicoterapie, di poter ri-costituire producendo in proprio, che mi ha convinto ad investire in questa direzione..."

..................................................................................................................................<omissis > Cit. dal mio intervento.

 

 

 

 

 

[1] ‘Psicoterapie‘, Franco Angeli Editore – intervista rilasciata da Giacomo B. Contri sul numero straordinario del 50° (ottobre 2016).

[2] ‘Jacques Lacan, Scritti’ – a cura di Giacomo B. Contri, Voll. I e II / 2002 Biblioteca Einaudi; ‘Il pensiero di natura’’ – Giacomo B. Contri (2007, SIC Edizioni).

[3] ‘Jacques Lacan, Altri scritti’ – Antonio Di Ciaccia, 2013 Piccola Biblioteca Einaudi.

[4] ‘Il complesso di Telemaco’ – Massimo Recalcati (2013, Feltrinelli Editore)

[5] Elaboro l’affermazione di Giacomo Contri che ‘Il pensiero è la realtà esterna alla realtà esterna al corpo’ in ‘La Civiltà dell’appuntamento’, testo introduttivo al Simposio 2016-2017 organizzato da ‘Società Amici del Pensiero’.

[6] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009, Biblioteca Adelphi).

[7] ‘Seminario su La lettera rubata’, in ‘Jacques Lacan. Scritti’, a cura di Giacomo B. Contri Vol. I / 2002 Biblioteca Einaudi. Lacan nota che il termine ‘souffrance’ suona, solo nella lingua francese, con due differenti significati :‘sofferenza’ e ‘giacenza postale, in attesa di destinazione’

 

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