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#SeTuNonFossiStatoQui#

Antonello Da Messina.

Uno dei taccuini originali di Giovan Battista Cavalcaselle presentati alla Mostra di Palazzo Reale a Milano, qui con la ricostruzione che permise al critico d'arte di attribuire con certezza ad Antonello Da Messina il "San Girolamo nello studio" (1474-1475).
I particolari ingranditi dalle opere di Antonello Da Messina presenti alla Mostra di Palazzo Reale e le analisi scientifiche effettuate sono a cura del Centro di Ateneo di Arti visive dell'Università degli Studi di Bergamo.

 

 

Con lo sguardo amorevole di un figlio che da lui stesso si conferma, Giovanni Carlo Federico Villa(1) ha curato la Mostra che oggi è a Palazzo Reale, intitolata a Antonello Da Messina.
Ci interessa molto seguire il pensiero di questo colto e appassionato Curatore che si è accorto ed ha raccolto quell'amore speciale che circondava il maestro Antonello, un amore non 'di massa' quindi, nè vociante ma già chiaramente percepibile presso i contemporanei – e non ci riferiamo solo a Jacobello, figlio diretto di Antonello che completò ed autografò la splendida "Madonna col Bambino" appena abbozzata dal padre, morto solo un anno prima : " 1480 XIII Mesis Decebris / Jacobus Anto.lli filiu no / humani pictoris me fecit(2)".
 
In effetti di Antonello Da Messina si può ben dire che sapeva muoversi nel reale, conoscendo però molto bene la realtà.
 
Giovanni Carlo Federico Villa ci presenta dunque in questa singolare Mostra qualcuno che, ben quattro secoli dopo, a fine '800 agì da figlio premuroso andando a ricostruire con passione e pazienza una eredità nascosta che si rivelò via via non solo preziosa, ma certamente indispensabile per capire la novità del Rinascimento ed anche la sua futura debolezza...
 
Si tratta di Giovan Battista Cavalcaselle, storico appassionato e critico competente che riuscì a recuperare ed inventariare la maggior parte dei quadri superstiti del pittore siciliano, sopravvissuti a terremoti ed alluvioni ma anche trafugati, o ricoperti e falsamente attribuiti(3). La Mostra antepone il lavoro dell'uomo – quello del pittore e quello del critico-storico - all'oggetto finale, che rischia spesso invece di finire in una bulimìa da collezionismo.
 
Diverse opere di Antonello Da Messina in Sicilia erano state distrutte durante il terremoto del 1693. Poi l'alluvione del 1860 aveva spazzato via anche l'umile sepolcro di Antonello, presso la Chiesa dei frati minori di "Santa Maria del Gesù" dove lui stesso, sorprendendo i concittadini, aveva chiesto di essere sepolto. E già in vita Antonello aveva destato stupore, sposando nel 1455 Giovanna Cuminella, vedova con la figlia Caterinella per acquistare la cui dote egli si era impegnato anche finanziariamente.
 
Giorgio Vasari aveva dedicato ad Antonello Da Messina nelle sue "Vite" (1550-1568) una biografia-romanzo, indicandolo come colui che aveva ammaliato 'Giovanni Da Brugia', cioè l'ottimo fiammingo Jan van Eyck da cui Antonello avrebbe ricevuto il segreto della pittura ad olio. Cavalcaselle seppe così che, dopo essersi fermato presso van Eyck fino alla sua morte, Antonello non aveva fatto subito ritorno a Messina, da cui era partito improvvisamente interrompendo i suoi buoni affari di bottega, ma si era diretto invece a Venezia, traslocando con la famiglia che lo accompagnava.
 
E proprio nella sua Sicilia, governata da Alfonso D'Aragona e nel 1430 centro nevralgico d'Europa sia per i commerci che per la cultura, Antonello aveva conosciuto le opere di quegli ottimi tecnici che furono per tutta l'arte a venire gli artisti fiamminghi. Ed aveva deciso improvvisamente di andare a conoscerli di persona, con la carica invincibile di una intuizione sapiente.
 
Intorno al 1860 Cavalcaselle, che precedentemente era già stato incaricato da un Editore londinese di svolgere ricerche sul campo per un'edizione critica de "Le Vite" ma il lavoro si era rivelato troppo ingente da gestire, aveva ricevuto un nuovo incarico dal Ministero della Pubblica Istruzione per redigere un Catalogo delle opere d'arte di proprietà ecclesiastica, nell'Umbria e nelle Marche : lo storico arrivò a realizzare un cospicuo inventario che gli valse l'appellativo di 'continuatore' dell'opera dello stesso Vasari.
Realmente dotato di una memoria visiva eccezionale oltre che ottimo disegnatore, Cavalcaselle riuscì ad attribuire con certezza ad Antonello Da Messina numerose opere che risultavano disperse o falsamente attribuite e per questo percorse letteralmente a piedi o a dorso di mulo chilometri e chilometri fra Musei, Gallerie pubbliche e private e Chiese, animato da una passione sincera che tuttora ci agiterebbe.
 
I suoi taccuini, densi di tratti sapienti ripresi dalle opere di Antonello che egli poteva ragionevolmente collegare a quelle di altri autori che avevano incontrato o lavorato col maestro, diventano poco alla volta per Cavalcaselle il suo stesso 'navigatore', permettendogli di ricostruire ed infine di individuare i percorsi compiuti da Antonello anche oltre i confini dell'Italia(4), ed i lavori eseguiti negli anni ma oramai oscurati dal grezzo della falsificazione e dell'oblìo.
 
Nel percorso proposto dalla Mostra ci troviamo improvvisamente di fronte a "L'Annunciata"(5), ripresa da Antonello nella conclusione della 'meritatio'(6) quando Maria, superato il timore e la perplessità di un annuncio di cui ci offre i soli elementi certi - che sono lei stessa ed il libro aperto alla pagina che sta leggendo - 'pensa' possibile il reale che intuisce e lo accoglie.
Prima donna forse nella Storia della pittura, questa giovane siciliana arriva a permettersi di approvare una propria intuizione - progetto non sappiamo - ma l'innocenza e la soddisfazione del suo sguardo non lasciano dubbi : non certo ci troviamo di fronte una 'donna angelicata' della tradizione 'cortese'(7).
Anzi provoca il confronto con la "Vergine che legge" (1460) (8) di sapore decisamente fiammingo anche nella malinconica trasparenza del volto, distante anni luce da questa innovativa Madonna.
 
E ci si può chiedere cosa sia avvenuto nel pensiero del raffinato maestro siciliano che, superando il suo stesso talento estetico e la maestria tecnica, con una insospettabile vigorìa e già verso il termine della sua carriera, attribuì ad un volto femminile ben connotato e forse riconoscibile, quello sguardo intelligente ed imputativo con un cenno perfino di velata soddisfazione che egli così spesso ritraeva sui volti virili(9)
 
Ma tutt'altro registro la fedeltà devota di Antonello dedica a Cristo, ed alle numerose interpretazioni che lo vedono sofferente, colto nella subitanea tentazione di essere stato abbandonato dal Padre...(10)
 
Molto ancora resta probabilmente da indagare nel lavoro di Antonello Da Messina che, nel primo turbolento Rinascimento in cui visse già arrivava a chiedersi se la colpa – assurda - di cui Cristo veniva imputato non fosse l'inginocchiarsi di fronte alla donna che non aveva conosciuto(11).


 
Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 30 maggio 2019

 

 

  1. Giovanni Carlo Federico Villa (Torino, 1971) insegna ‘Storia dell’Arte Moderna e Museologia’ alla Facoltà di ‘Scienze Umanistiche’ presso l’Università degli Studi di Bergamo, dove è direttore del Centro di Ateneo di Arti Visive. E’ storico dell’arte e consulente storico-artistico presso la Direzione dei Musei Civici di Vicenza e Conservatoria dei Pubblici Monumenti. Ha curato per le Scuderie del Quirinale di Roma le Mostre ‘Antonello da Messina’ (2006), ‘Giovanni Bellini’ (2008), ‘Lorenzo Lotto’ (2011), ‘Tintoretto’ (2012), ‘Tiziano’ (2013) e ‘Antonello da Messina, pittore non umano’ a Palermo (2018), attualmente a Milano fino al prossimo 2 giugno. Ha curato personalmente esposizioni a Bruxelles, Mosca e Parigi. Ha pubblicato per Einaudi ‘Venezia, l’altro Rinascimento’ (PBE Arte, 2014).
  2. “1480 del mese di dicembre, Jacobo figlio di Antonello, pittore non umano mi fece”, autografo riportato in basso a destra sul cartiglio della ‘Madonna col Bambino’ esposta all’Accademia Carrara di Bergamo.
  3. Giovan Battista Cavalcaselle, storico e critico italiano, partecipò alla Rivoluzione del 1848 e per questo fu condannato amorte dagli Austriaci, fuggì dal Lombardo-Veneto a Roma dove combattè sotto la guida di Giuseppe Mazzini. Dopo il crollo della Repubblica Romana, si rifugiò in Inghilterra, lavorando come ottimo disegnatore e restauratore nel ‘Select Committee’ della National Gallery a Londra. Manifestando dubbi sull’attribuzione tradizionale, attribuì invece senza incertezze l’opear ‘San Girolamo nello studio’ ad Antonello da Messina e fra il 1857 ed il 1861 tornò in Italia dove la situazione politica era tornata favorevole.
  4. Nel 1476, chiamato grazie a Leonardo Da Vinci alla corte di Galeazzo Sforza, illuminato ma intemperante Duca di Milano, Antonello Da Messina preferì rimanere a Venezia dove già lavorava : pochi mesi dopo, quando nel dicembre dello stesso anno Galeazzo fu ucciso in un complotto di nobili con conseguenti drammatici tumulti nella città, Antonello tornò direttamente in Sicilia.
  5. L’opera (1475-1476) si trova stabilmente presso Palazzo Abatellis, a Palermo.
  6. La ‘meritatio’ è il quarto momento, conclusivo de ‘L’Annunciazione e preceduto da : ‘conturbatio’, ‘interrogatio’, humiliatio’
  7. ‘Donna cortese’, o ‘dama cortese’ da ‘domina’. È la donna cantata nelle romanze di ‘amor cortese’ in Francia, da cui si diffuse a partire dal XII secolo come reazione alla rigidità sociale dei costumi : è la donna la cui bellezza acceca l’uomo che a lei si sottomette senza aspettare ricompensa, un’estasi insomma.
  8. Datata 1460 ed attribuita ad Antonello da Messina, la ‘Vergine leggente’ è a Milano, presso il Museo Poldi Pezzoli.
  9. Penso soprattutto a ‘Ritratto di giovane’ (1473-1474), Londra – The National Gallery; ma anche a ‘Ritratto d’uomo / Ritratto Trivulzio’, (1476) Torino – Palazzo Madama, Museo Civico d’Arte Antica.
  10. ‘Ecce homo’ (1475), Piacenza – Collegio Alberoni; ‘Ecce homo’ (1468-1470), Genova – Galleria Nazionale di Palazzo Spinola; ‘Cristo alla colonna’ (1478) Parigi, Musèe du Louvre.
  11. Ringrazio il prof. Giovanni Carlo Federico Villa che ho potuto ascoltare nella presentazione dell’11 aprile u.s. presso la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Bergamo Alta, grazie all’invito del parroco Don Giovanni Gusmini. E che successivamente ho ascoltato a Milano, nella presentazione a Palazzo Reale lo scorso 4 maggio.

Ho presentato 'THINK!'

Speed Book Date a cura di Alessandra Pagani, organizzato da Antonella Mansi.

28 ottobre 2017, Cernusco sul Naviglio : ho presentato "THINK !", di Giacomo B.Contri (SIC Edizioni 2017).

Link=> https://youtu.be/SuiuEih6zJE

 

 



"La mia presentazione di THINK !" di Giacomo B.Contri, SIC Edizioni 2017 è in realtà un'anteprima.

Si tratta infatti di una selezione di Editoriali del 1°Quotidiano freudiano online, pubblicata lo scorso 14 agosto, di cui è Direttore lo psicoanalista e medico Giacomo Contri che ha preso sul serio Freud e la sua scoperta di un pensiero che sfugge alla coscienza - anzi le fa "marameo" - ingegnandosi in tutti i modi per dribblare la censura che la coscienza impone, a causa della sua protettività soffocante e comunque maldestra, ingenua...

Perchè l'inconscio riesce regolarmente a farla franca. Ed ecco i lapsus, infatti, gli atti mancati, i sogni notturni che arrivano a muovere l'umano fino alla sua meta : ma niente a che fare con l'istinto.
 
Gli animali hanno istinto ma non hanno coscienza.
 
Ed è ciò di cui si accorge un paziente lavorando in analisi. E cioè che la coscienza si ringalluzzisce per il ruolo sociale che l'ha istituita e tende a rendersi indipendente dall'inconscio, da cui invece dipende per la sua stessa esistenza.
 
Perchè è la coscienza che deve spiegarsi, e non l'inconscio".


 
Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 28 ottobre 2017

'Memoria negata'.

 

Ho presentato "Memoria negata"[1] di Marisa Brugna, 13 maggio 2017.

Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Milano, V.le Pasubio / ‘Speed Book Date, a cura di Alessandra Pagani.

 

Marisa Brugna è oggi una leggiadra signora di settantacinque anni, Memoria negata è la sua opera prima e racconto autobiografico di sè bambina di pochi anni coinvolta, con i famigliari ed alcuni concittadini, nell'esilio precipitoso da Orsera[2], nell'Istria appena attribuita alla Iugoslavia del Maresciallo Josip Broz Tito, dopo i Trattati di Parigi del 1947 : Trattati di pace firmati a seguito dell'armistizio alla fine della Seconda Guerra mondiale, ai quali però seguirono ancor più aspre persecuzioni contro i cittadini di origine italiana e le famigerate foibe, cui persino l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto riferimento come ad inammissibili atti di pulizia etnica.

Marisa dunque si imbarcò col padre, la madre e la sorella maggiore, lasciando la nonna – gli anziani restavano infatti per permettere ai figli di partire, visto che le partenze definitive non erano viste di buon occhio dal governo iugoslavo – e lasciando la casa, quel pò di terreni che il padre coltivava e grazie a cui aveva potuto costruire la casa stessa : portando via insomma pochissime cose per non insospettire i funzionari. Ma il viaggio – che per Marisa bambina quasi apparve come una Crociera, con soste in paesi e città mai visti prima, Trieste, Venezia... - si rivelò avventuroso perchè nessuno accettava gli esuli istriani, ai quali infine il governo italiano offrì il Centro Raccolta Profughi – C.R.P. di Latina dove Marisa visse per dieci anni. I suoi ricordi della vita nel Campo sono rimasti assolutamente nitidi, suoni e odori sgradevolissimi : la promiscuità era da accettare, ogni famiglia disponeva di alcuni metri quadrati riparati alla vista da tende, cucina e servizi igienici erano "in comune".  Lei stessa ammette che riuscì a salvare la sua voglia di vivere grazie forse al gioco con gli altri bambini, le corse, le arrampicate... Oppure in momenti di solitudine che ricercava anche chiedendo di andare a lavare i piatti, di fare il bucato (lavare con acqua e sapone le piaceva moltissimo). Di quegli anni, fortissimo le è rimasto il ricordo del disprezzo ricevuto, della distanza con cui tutti loro del Campo venivano guardati e tenuti dai connazionali che stavano al di fuori, quel recinto all'interno del quale non erano ammessi visitatori e dove persino la scuola venne predisposta apposta per i bambini del Centro. L'anoressia di cui a lungo e ripetutamente Marisa soffrì, si rivelò una difesa del tutto inefficace dalla ostilità subita.

Eppure, uscendo dal Campo a diciassette anni, Marisa ammette di essersi accorta di non aver perso nulla – in termini di soddisfazione e persino di amicizia ricevuta – rispetto ai coetanei che avevano vissuto fuori del Campo : lei però per guadagnare quei traguardi aveva lavorato molto più di loro.

E' notevole che Freud per primo segnalò in due celebri Casi – Il Caso del piccolo Hans ed il Caso di Dora[3]la capacità che i bambini hanno di riconoscere e preferire quel silenzio favorevole nel quale riescono ad elaborare soluzioni vantaggiose...

Una volta trasferitasi In Sardegna, dove al padre era stato offerto un terreno da coltivare, arrivò a diplomarsi e ad insegnare come aveva desiderato. Ed arrivò a conoscere un uomo che amò fino a sposarlo, e ad avere dei figli.

Marisa Brugna ha preferito quindi che le esperienze di soddisfazione, ripetibili indipendentemente dalla terra nella quale la vita ci porta, restassero le "sue" radici. Preferendo così il farsi "erede", e non "profugo". Una scelta davvero vincente.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 15 maggio 2017

 

 

 

[1]Memoria negata, Marisa Brugna – Edizioni Condàghes Srl 2013 ISBN 978-88-7356-010-4

[2]La ridente Vrsar (Croazia) di oggi.

[3]Sigmund Freud, Il Caso di Dora (1905), Il Caso del piccolo Hans (1909).

Chi ascolta è 'io'.

You tube:

Bologna 5maggio 2018 - Speed Book Date di Alessandra Pagani.
"Le Serre dei Giardini Margherita" a cura di Serena Mancini e di Elèonore Grassi.

Ho presentato "L'uomo senza inconscio", di Massimo Recalcati – Raffaello Cortina Editore 2010

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