Loading color scheme

Valore aggiunto.

Edina Altara (1898-1983) nacque a Sassari dove ben presto il suo talento nel disegno si fece notare : partecipò nel 1917 ad una mostra d’Arte a Torino ed  il suo collage, dal titolo ‘Jesus salvadelu’ fu acquistato dal re Vittorio Emanuele III (l’opera si trova ancora oggi al Quirinale presso la Loggia d’Onore). Dapprima si dedicò al disegno per produzioni ceramiche (piatti, piattini, mattonelle poi incorniciate come nella foto sopra), nel 1934 si trasferì a Milano per collaborare con i figurini di moda alla rivista ‘Grazia’, e nel 1942 anche alla rivista ‘Bellezza’ diretta da Giò Ponti, così come a ‘Stile’ e ‘Domus’ e fino a collaborazioni per l’arredo di cinque transatlantici italiani. Fu illustratrice di moda per la rivista ‘Rakam’, per ‘Il Giornalino della Domenica’ – pubblicazione della ‘Domenica del Corriere’ dedicata ai ragazzi – per varie pubblicità (cosmetici, prodotti di bellezza) ed illustratrice di racconti su riviste.  Due mostre nei mesi recenti hanno esposto alcuni dei suoi lavori più belli : ‘Edina Altara. La mia Sardegna’ presso ’Art Port Gallery’ a Olbia, e ‘Edina Altara. Mondi di carta’ presso la ‘Galleria Siotto’a Cagliari.

 

 

“Il ruolo di coordinamento assunto dal sarto nei confronti di più artigiani impiegati nella realizzazione di una veste contribuisce a definire meglio i contorni del mestiere svolto da questo artigiano che, secondo il legislatore, era il principale ideatore delle novità.”[1]

 

 

La competenza individuale è scienza del pensiero, o inconscio, a cui la coscienza comincia a rivolgersi rispettosamente. 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 24 febbraio 2023

 

 

[1] ‘L’arte del sarto nel Medioevo’, di Elisa Tosi Brandi 2017 Soc. editrice ‘il Mulino’, p.48

Efficacia.

Illustrazione originale di Gianni Russomando.[1]

 

 

“Abbiamo da un lato prove che anche un lavoro intellettuale sottile e difficile, che normalmente richiede una rigorosa meditazione, può essere effettuato in modo preconscio senza pervenire alla coscienza. Non vi sono dubbi su casi di questo genere : essi si verificano ad esempio nel sonno. Un individuo, subito dopo il risveglio, può trovarsi in possesso della soluzione di un difficile problema matematico o di altra natura, al quale durante il giorno si era applicato invano.”[2]

“Che cosa rende alcune operazioni cognitive più difficili e faticose di altre ? Quali risultati dobbiamo acquistare con la moneta dell’attenzione ? …Oggi abbiamo risposte provvisorie a tali interrogativi.”[3]

 

 

Freud intuì che qualunque ‘percezione’ - non solo fisica in senso stretto - è il risultato di un ‘giudicato’[4] individuale che non abbisogna della coscienza per andare a meta : anzi, la presenza della coscienza può impedire al pensiero di cogliere quelle percezioni esperienziali che sono indispensabili alla sintesi intellettuale.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 15 febbraio 2023

 

 

[1] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956, diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, mi definisco un semplice ‘amanuense’, lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni.” 

[2] ‘L’Io e l’Es’, S. Freud (1922) in ‘OSF – Vol.IX’, Bollati Boringhieri 2020 p.489

[3] ‘Pensieri lenti e veloci’, D. Kahneman (2011) – Mondadori Libri SpA 2022, p.46

[4] “E’ il concetto di legge del moto del corpo chiamato ‘pulsione’, in cui la fonte della soddisfazione è un Altro (esterno-ndr). La memoria è una delle specie del pensiero.”, ‘Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico’, Giacomo B. Contri – SIC Edizioni 1998, p.85 Nota 7.

Immoto.

Dettaglio da ‘Memoria di lavoro’, di Franco Duranti[1] : tratto dalla mostra ‘Glossario clinico di Psichiatria per Immagini’ – Pavia, ‘Hangart Studio’ 8 – 23 ottobre 2022.

 

 

“Sistema 1. Opera in fretta e automaticamente, con poco o nessuno sforzo e nessun senso di controllo volontario.

 Sistema 2. Indirizza l’attenzione verso  le attività mentali impegnative che richiedono focalizzazione, come i calcoli complessi.”[2]

“ Ci vuole più tempo a dire ‘sistema automatico’ che ‘sistema 1’ e quindi la prima  espressione occupa più spazio nella nostra memoria di lavoro. Qualunque cosa occupi la memoria di lavoro riduce la nostra capacità di pensare.”[3]

 

 

Nessun riguardo, quindi, all’avvio del lavoro visto che la capacità del pensiero di informare sui limiti della propria competenza non è una caratteristica della coscienza.

E’ l’inconscio, evidentemente, a fornire questo messaggio non ambiguo e abbastanza rapido : la cui comunicazione, tuttavia, dipende da quanto la coscienza si ritiene indipendente dall’avvio del pensiero.

Ogni formazione reattiva[4] è logicamente solo secondaria ad un iniziale giudizio sull’offerta cui si riferisce.

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 6 febbraio 2023

 

 

[1] Le informazioni biografiche sono tratte dalla brochure fornita in occasione della mostra// Franco Duranti ha una formazione accademica di Belle Arti e del Conservatorio di Musica di Milano : il suo lavoro si fonde con una ricca attività di Arte terapeuta in ospedale (Milano, Pavia, Legnano). Nel 1988 inizia una lunga ricerca per dare vita ad un ‘Glossario Clinico di Psichiatria per Immagini’ – si tratta di taccuini di lavoro – terminata solo nel 2021 e che parte dalla osservazione sul campo dei pazienti che frequentano i Laboratori d’Arte all’interno delle Unità sanitarie : si tratta di uno studio rivolto al disagio ed agli aspetti emotivi, …con un linguaggio grafico fortemente calligrafico, forte di un percorso attivo di incisore.

[2] ‘Pensieri lenti e veloci, D. Kahneman (2011) Mondadori Libri SpA, p.25 / Per ‘Sistema 1’ e ‘Sistema 2’ D. Kahneman cita ‘Individual Differences in Reasoning. Implications for the Rationality Debate’, K. Stanovich e R. West in ‘Behavioral and Brain Sciences’, 23, 2000.

[3] ‘Pensieri lenti e veloci, D. Kahneman (2011) Mondadori Libri SpA, p.37

[4] ‘L’Io e l’Es’, S.Freud (1922) in ‘OSF – Vol. IX’ Bollati Boringhieri 2020, pgg.496-498

Conscio.

<Una esibizione autorizzata in una piazza non europea>

 

 

Come si arriva alla opzione di uno ‘standard sociale’ per aderire al quale è sufficiente il silenzio ? Si può parlare di un sociale di ‘default’ ? Con quali prototipi e modelli di riferimento ? Ed introdotti e diffusi, come?

“Il sistema 1 è formidabile in una particolare specialità : identifica automaticamente e senza sforzo le connessioni causali tra eventi, a volte anche quando la connessione è spuria.”[1]

Difficile ammettere l’automatismo quando il fine è dell’individuo, come in ogni attività umana : più comprensibile è ammettere una regìa individuale, che può anche risultare rapidissima – come è in ogni sintesi intuitiva che coglie quanto è già a portata ‘di mente’ – nel coordinare e condurre a meta rappresentazioni conscie ed inconscie, e di cui magari si sia già sperimentata una molteplice capacità di spendersi.

Ci interessa quindi la affermazione di Kahneman[2] perché la sottolineatura “anche quando la connessione è spuria” indica che c’è una parte del pensiero che mette in  moto ‘connessioni non causali’ per la propria sintesi intellettiva, e con un grado di efficacia ben valutabile dal soggetto : di più, ci interessa quel ‘non causale’ perchè si rivolge direttamente ed esclusivamente al soggetto di regìa, senza quasi riferimento alla sua ‘coscienza’ che controlla anzitutto – lo sappiamo - l’ingresso nel sociale.

Il giudizio di Kahneman, che riconosce e trattiene solo le ‘connessioni non spurie’, indica l’esistenza di una parte residua del pensiero che, pur latente alla consapevolezza, non è però assente in quanto è capace di fermare quello specifico fotogramma, sfuggito alla coscienza, che apre a considerare la costruzione di un bivio prima inesistente.

Ed è proprio questa latenza-non-assenza ad interrogare, a rimettere in discussione la distinzione - niente affatto scontata, ma ormai così largamente usata a riferimento anche sociale - fra un ‘sé mnemonico’ ed un ‘sé esperienziale’[3], aprendo invece alla comprensione del perché i ricordi non sono automatici, mai.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 26 novembre 2022

 

 

[1] ‘Pensieri lenti e veloci’ (orig.: ‘Thinking, Fast and Slow’), D. Kahneman (2011), Arnoldo Mondadori Editore SpA, p.146

[2] Daniel Kahneman, psicologo e professore emerito a Princeton, ha studiato a lungo insieme ad Amos Tversky i processi decisionali : nel 2002 ha ricevuto il premio Nobel per l’economia “per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano ed alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza”.

[3] ‘Pensieri lenti e veloci’ (orig.: ‘Thinking, Fast and Slow’), D. Kahneman (2011), Arnoldo Mondadori Editore SpA, p.508

Valore.

 “Tale è l’uomo dell’Istituzione dell’Oggetto, il cui comportamento antieconomico descrivo secondo queste tre specie di danno : 1) lucro cessante, 2) danno emergente, 3) lucro non emergente”.[1]

 

Che il vantaggio passi a plusvalore fa di quel lemma, introdotto da Freud[2], un bivio inevitabile del pensiero : è quello che ho chiamato ‘danno cessante’[3].

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 21 ottobre 2022

 

Illustrazione originale di Gianni Russomando[4]

 

 

[1] Cit. da : ‘Economia’, di Giacomo B. Contri in ‘A chi non ha sarà tolto. Economia e psicopatologia’, di Giacomo B. Contri con Ambrogio Ballabio, Alberto Colombo, Raffaella Colombo, Maria Delia Contri, Luca Flabbi, Glauco Maria Genga, Maria Gabriella Pediconi – ebook SIC Edizioni Collana ‘Il pensiero di natura’ (2010) Testo di riferimento per il Corso di ‘Studium Cartello’ 2010-2011 ‘La perversione al bivio’. 

[2] ‘Aldilà del principio di piacere’, S. Freud (1920) Bollati e Boringhieri Vol.9 p.242

[3] https://www.tutorsalus.net/index.php/it/events/233-born-in-a-used-frame-costantino-nivola-fra-salvatore-fancello-e-le-corbusier

[4] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956, diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli, mi definisco un semplice ‘amanuense’, lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni.” 

 

Fretta.

You tube:

 

La mazurka, danza di coppia di origine polacca ed inizialmente comunitaria, ha un tempo musicale di ¾ con un accento ritmico che, cadendo sul secondo tempo della misura, riprende il tipico passo di trotto dei cavalli addestrati : permette dunque un ampio numero di volteggi ai ballerini, che possono così restare all’interno di alcune ben definite figure coreografiche. Una riscrittura alta, da parte di musicisti famosi ne permise la grande diffusione nell’8oo. Qui : Claude Debussy (1880) ‘Danse bohemienne’.

 

 

 

 

 

“Si avverte la mia fretta di emergere da tante precauzioni prese nel riportare gli psicoanalisti alle meno discutibili delle loro certezze.”[1]

Le esigenze di una scientificità via via incalzante, il moltiplicarsi di suoi stessi contemporanei ambiziosi di tribune, le lungaggini amorose di tristi patologie : che cosa dunque premeva Jacques Lacan nel ritenere ‘tante’ le ‘precauzioni’ che fino a quel momento aveva osservato ?

“… mi è venuta questa ispirazione : che quando sulla via di Freud si veda lo strano animarsi di una figura allegorica e fremere in una nuova pelle la nudità di cui si veste quella che esce dal pozzo, io le stavo dando voce.”[2] Ma l’inconscio non è già più in-conscio quando passa a rappresentanza, non più un ‘pozzo’ buio : e la ‘nuova pelle’ con cui la ‘nudità si veste’ offre giudizio alla difesa.

Dunque la ‘riduzione’ invocata da Lacan, e “talora lunga a compiersi, ma sempre decisiva, per la nascita di una scienza”[3] non consta alla scienza del pensiero, in quanto quella lacaniana ‘riduzione’ è già ‘rimozione’ e sottrae anziché portare a frutto il moto della pulsione.

Di qui la ‘esperienza’, “quello che Descartes inaugura e che si chiama ‘cogito’… défilé di un rigetto di ogni sapere, ma pretende tuttavia di fondare per il soggetto un certo ammarraggio nell’essere, che riteniamo costituire il soggetto della scienza” conferma invece che quel cartesiano ‘cogito ergo sum’ è individuale e quindi giuridico, niente affatto ‘causa’ oggettiva e addirittura “…paradosso di un imperativo che mi urge ad assumere la mia propria causalità.”[4]

Un imperativo preme semmai il tasto, e chi con esso senza trasporto : l’urgenza[5] che Freud attribuisce alla pulsione non è infatti un imperativo, ma un ‘vantaggio’[6].

 “Dire che il soggetto su cui operiamo in psicoanalisi non può essere che il soggetto della scienza, può passare per un paradosso… Della nostra posizione di soggetto siamo sempre responsabili. Lo si chiami, dove così si vuole, terrorismo.”[7]

Ed è qui, allora, che Freud prende le distanze dai moniti di Lacan, in quanto la psicoanalisi non ‘opera su un soggetto’ ma da quello stesso soggetto è richiesta a sua propria competenza e miglior difesa.

In ‘fretta’ marcia sul posto chi senza logica lo occupa, in quanto non “pulsione epistemologica”[8] è la pulsione individuata da Freud : tuttavia Lacan insiste che “ogni tentativo, o tentazione, in cui la teoria corrente è senza posa recidiva, di incarnare più oltre il soggetto, è erranza – sempre feconda di errori e come tale colpevole”.[9]

Jacques Lacan non spiegò mai perché non apprezzava quando Freud scriveva : “Tutto ciò che che è rimosso è destinato a restare inconscio; tuttavia è nostra initenzione chiarire fin dall’inizio che il rimosso non esaurisce tutta intera la sfera dell’inconscio. L’inconscio ha un’estensione più ampia; il rimosso è una parte dell’inconscio.

Come possiamo arrivare a conoscere l’inconscio ? Naturalmente lo conosciamo soltanto in una forma conscia, dopo che si è trasformato o tradotto in qualcosa di conscio. Il lavoro psicoanalitico ci fa sperimentare ogni giorno che una traduzione del genere è possibile.”[10]

Per “la nascita di una scienza”[11], affretta Lacan, “occorre una certa riduzione… che costituisce propriamente il suo oggetto… Posizione della scienza che si giustifica in un cambiamento di stile radicale nel ‘tempo’ del suo progresso, …”[12] : quel ‘tempo’ – che Lacan lascia in italiano nel suo testo originale – sarebbe dunque riduttivamente il ‘tempo musicale’ di ogni psicopatologia che infinite volte torna a ripetersi nella consolanza del ritmo.

Al bivio con la competenza individuale e con la psicoanalisi proposta da Freud c’è il ‘tempo’ – ineludibile - di un ‘accadere psichico’[13] che si fa traguardo, meta e soddisfazione di chi lavora.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 26 giugno 2022

 

 

 

[1] ‘La scienza e la verità. Lezione di apertura del Seminario 1965-1966’ in ‘Jacques Lacan. Scritti’, a cura di Giacomo B. Contri – Bibliot. Einaudi (2002) Vol. II, p.862

[2] Ivi p.871

[3] Ivi p.859

[4] Ivi p.869

[5] ‘Pulsioni e loro destini’ in ‘Scritti metapsicologici’, S. Freud (1915) – Bibliot. Bollati Boringhieri (2011)

[6] ‘Aldilà del principio di piacere’, S. Freud (1920) OSF Bollati Boringhieri Vol. IX, p.242

[7]  ‘La scienza e la verità. Lezione di apertura del Seminario 1965-1966’ in ‘Jacques Lacan. Scritti’, a cura di Giacomo B. Contri – Bibliot. Einaudi (2002) Vol. II, p.863

[8] ‘La scienza e la verità. Lezione di apertura del Seminario 1965-1966 ’ in ‘Jacques Lacan. Scritti’, a cura di Giacomo B. Contri – Bibliot. Einaudi (2002) Vol. II, p.873

[9]  Ivi, p.863

[10] ‘L’inconscio’ – ‘Premessa’, S. Freud (1915) Biblioteca Bollati Boringhieri (2011) p. 69

[11] Ivi p.859.

[12] Ivi p.859-860

[13] ‘Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico, S.Freud (1911) in OSF Vol.VI Bollati Boringhieri

Save
Cookies user preferences
We use cookies to ensure you to get the best experience on our website. If you decline the use of cookies, this website may not function as expected.
Accept all
Decline all
Analytics
Tools used to analyze the data to measure the effectiveness of a website and to understand how it works.
Google Analytics
Accept
Decline
Unknown
Unknown
Accept
Decline