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…bambini non più Bambini.

Screenshot da ‘Troppo napoletano’, (2016) soggetto sceneggiatura e regia di Gianluca Ansanelli.

Un giovane psicologo, regolarmente iscritto all’Albo, riconosce con sorpresa l’aiuto di un bambino, il quale si rivela così un caso – forse nemmeno isolato – di ‘non assimilazione’ alla psicopatologia.
Intuizione insolita, interessante : la competenza latita, infatti.

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 7 luglio 2021

Distintamente.

Illustrazione originale di Gianni Russomando (1).



“Le opere d’arte esercitano tuttavia una forte influenza su di me, specialmente la letteratura e le arti plastiche, più raramente la pittura. Sono stato indotto perciò a indugiare a lungo di fronte ad esse quando mi se ne è presentata l’occasione, con l’intento di capirle a modo mio, cioè di rendermi conto per qual via producano i loro effetti. Nel caso in cui ciò non mi riesce, come per esempio per la musica, sono quasi incapace di godimento…” (2)

 


Certo di rivolgersi a lettori competenti - e banco di prova quindi per uno psicoanalista - Freud distingue qui fra tutto ciò che mette inspiegabilmente in moto l’umano e che l’umano perlopiù si fa bastare : Lacan la chiamò ‘jouissance’, gaia o melanconica, di cui ogni nevrosi ha sete infinita in quanto esclude la logica – ed invece quella conclusione soddisfacente che inizia coltivando persino una iniziale ‘jouissance’, ma potenziandola col legame della logica.

Tutto il resto è noia.

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 19 giugno 2021

 

(1) Gianni Russomando, note biografiche : “Sono nato a Vercelli nel 1956. Diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Mi definisco un semplice ‘amanuense’. Lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni. Utilizzo da poco i social con lo scopo di dare un attimo di serenità in chi guarda i miei modesti lavori.”


(2) “Il Mosè di Michelangelo”, Sigmund Freud (1914) ‘Premessa’ in Biblioteca Bollati Boringhieri 2020, pp.17-18

“Musicofilia”[1], Oliver Sacks.

Per una distinzione fra psicoterapia e psicoanalisi.

 

Illustrazione originale di Stefano Frassetto[2]. Rifer.: 0_5519320_125008.jpg

 

 

“…E prima ancora che il mio pensiero, esitante sulla soglia dei tempi e delle forme, identificasse la casa mettendo uno accanto all’altra le circostanze, lui - il mio corpo – ricordava per ciascuna di esse il tipo di letto, la collocazione delle porte, l’esposizione delle finestre, l’esistenza di un corridoio…”[3]

 

E’ una promettente intuizione, quella di Proust, scivolata però in una descrittività tanto seducente quanto melanconica, senza lutto cioè : ma interessante resta quella spazialità della memoria, esperienza di volumi che si ritrova anzitutto nel sogno notturno, ed anche altrove.

Nell’ascolto di musica, ad esempio, è la capacità di un ritmo a sollecitare qualcosa che la ragione, non il corpo, può aver rimosso : ciò che rende la musica un’esperienza emozionale unica,  addirittura impermeabile ad amnesie e demenza[4].

Sono della coscienza infatti le amnesie, dalle quali l’inconscio resta incredibilmente indenne : e può restare perfino inalterata la capacità di cogliere la realtà, magari fugacemente, perché ciò che il paziente lamenta è di non avere un passato[5]. Così, nei disturbi del movimento ciò che al paziente crea disagio è il ritenersi sottomesso ad un automatismo, il cui autore però resta ignoto : paradossalmente, proprio l’apprendimento di sequenze musicali che coinvolgano il corpo può arrivare a distrarre dalla ripetitività di quei movimenti involontari e consentirne il controllo.[6]

Per una via assolutamente differente dal sogno notturno, dato che non usa i mascheramenti visivi dell’attività onirica, la musica – o meglio ciò che l’ascolto di un ritmo musicale sollecita nell’ascoltatore – rivela insomma la presenza di una realtà nascosta e potente a cui la coscienza non sa dare soluzione, confermando dunque la insufficienza della parola ‘destino’.

Un ritmo musicale può avere la capacità di smascherare il lavoro dell’inconscio, che la coscienza ritiene di poter mantenere separato e silente : ma questo tornare a galla dell’inconscio - in quanto tentativo incessante di dare legge al corpo - con la musica avviene all’improvviso. “Il potere della musica, che sia gioioso o catartico, deve coglierti di sorpresa…”[7] Per che farne, però ?

Perché cogliere qualcuno di sorpresa ?

Freud - che sapeva suonare ed apprezzava Mozart – confrontò brevemente l’esperienza di ascolto musicale con l’esperienza visiva[8]: “Le opere d’arte esercitano tuttavia una forte influenza su di me, specialmente la letteratura e le arti plastiche, più raramente la pittura. Sono stato indotto perciò a indugiare a lungo di fronte ad esse quando mi se ne è presentata l’occasione, con l’intento di capirle a modo mio, cioè di rendermi conto per qual via producano i loro effetti. Nel caso in cui ciò non mi riesce, come per esempio per la musica, sono quasi incapace di godimento…”

Si tratta di un passaggio densissimo sulla competenza individuale, quando il pensiero si trova esposto ad una debilitazione, cioè al tentativo di separare emozione da intelletto : Freud aveva già allora abbandonato il metodo ipnotico appreso dal neurologo Charcot per il trattamento delle nevrosi, in quanto impositivo sul soggetto.

Differenziandosi nettamente dalle psicoterapie – che restano impotenti davanti alla imprevedibile, ma indotta, aggressività dell’inconscio - la psicoanalisi si sarebbe definitivamente orientata in quanto “…alternativa di ricorso, ‘sui iuris’ e non ‘iuris’”[9].

Solo tre anni prima, nel 1910, Freud aveva accettato di incontrare il compositore Gustav Mahler, il quale - già prostrato psichicamente - aveva più volte sollecitato il colloquio, e più volte l’aveva egli stesso disdetto : la ‘Prima Sinfonia’ presentata al pubblico nel 1889 - forse la sua opera più rappresentativa, nota come ‘Il Titano’ - riporta in uno dei movimenti proprio l’incontro temibile e cruento con l’angoscia profonda, che la psicoanalisi intende evitare assolutamente, e con ogni mezzo disponibile.

“E’ in virtù dell’inconscio che il corpo sperimenta nuove strade, cioè nuovi soggetti… L’analisi gli si offre come la possibilità che il lavoro dell’inconscio, fatto per riuscire e fallito, sia ripreso e rischi di riuscire”.[10]

 

                                        Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 23 aprile 2021

 

[1] Oliver Sacks (1933-2015) è stato medico e docente di neurologia e di psichiatria negli U.S.A. Ha pubblicato ‘Risvegli’ (1973), ‘L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello’ (1985), ‘Musicofilia’ (2007) e altri scritti. ‘Ogni cosa al suo posto’ (2019) è stato pubblicato postumo. 

[2] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.

[3] ‘Alla ricerca del tempo perduto. I/ Dalla parte di Swann’, Marcel Proust (1913) Oscar Mondadori 2017, Trad. G. Raboni, a cura di L.De Maria, p.6 

[4]‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, pp.357-358.

[5] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, pp.241-244.

[6] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, p.287; p. 324-325.

[7] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, p.377 

[8] ‘Il Mosè di Michelangelo’, Sigmund Freud (1913), ‘Premessa’ pp.17-18/ Biblioteca Bollati Boringhieri 1976. 

[9] ‘Lavoro dell’inconscio e lavoro psicoanalitico’, Giacomo B. Contri (1985) Ed. SIPIEL Milano, Collana ‘SIC - Il lavoro psicoanalitico’, p.12

[10] ‘Lavoro dell’inconscio e lavoro psicoanalitico’, Giacomo B. Contri (1985) Ed. SIPIEL Milano, Collana ‘SIC-  Il lavoro psicoanalitico’, p.28

 

Transitivo. La questione di un transfert che non c’è.

Il mio primo manuale scolastico, “Roselline”[1] (qui in un’edizione recente) : un lavoro paziente e goduto anche dai più piccoli quello in cui si arrivano a riconoscere dettagli fondanti, in un disegno, in un testo, in un discorso.

 

 

Già nel 1910, in occasione del 'Congresso di psicoanalisi' svoltosi a Norimberga, Sigmund Freud segnalava la laboriosità dell'analista nell'appuntamento col paziente, e la concomitante disponibilità ad elaborare un vissuto che il paziente stesso può richiamare : confrontandolo con l'applicazione del paziente, Freud usò lo stesso termine - Übertragung - ma con segno contrario.

‘Gegenübertragung’ fu pertanto il nome di una questione, il contro-transfert, per mezzo del quale l’analista però arrivava ad affiancarsi alla patologia del paziente riconoscendola, cioè senza farsene contagiare : le nevrosi infatti, comunque sottaciute, restano un virus insensibile alla medicina. La pubblicazione dei Casi fu per Freud l’occasione di segnalare quanto fosse proficua la disponibilità dello psicoanalista ad elaborare il proprio vissuto su sollecitazione indiretta del paziente e pur nella cospicua laboriosità che l’umano, ogni volta, sperimenta.

Jacques Lacan non aggiunse molto di più su quel terreno accidentato da cui fece in modo di mantenersi distante: la difesa nel ‘linguaggio’ resta formale infatti, anzi espone ad un comportamentismo che impigrisce le nevrosi e può persino rafforzarle. Ma ne “Il rovescio della psicoanalisi”[2] Lacan si spinge fino ad ammettere, brevemente, una imprevedibile e sovvertitrice competenza da parte del paziente, peraltro già sperimentata da Freud.

E’ tuttavia con “Il pensiero di natura”[3] che l’appuntamento fra paziente ed analista esce nettamente dalla mistica di un oscuro ‘transfert’, ammettendo che di elaborazione si tratta, e con due partner consapevoli di occupare posizioni differenti. Niente affatto obbligatoria, la elaborazione è però richiamata dalla imprevedibile, ed auspicabile, caduta di quella ripetitività patologica che teneva nascosta la competenza del paziente nel dipanare già i primi nodi della sua sofferenza : senza disponibilità alla competenza, infatti, nessun lavoro procede e neanche il lavoro analitico con le sue regole[4].

E soprattutto, è la disponibilità ad essere richiamati dalla competenza a rendere inutile zavorra la questione ‘transfert’ / ‘contro-transfert’ che non prevede lavoro, né dalla parte del paziente nè dalla parte dell’analista.

Senza questo passaggio ‘tecnico’, il ritorno al ‘transfert’ è un regresso insidioso che pone ostacoli non indifferenti alla cura.

 

                                                  Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 10 marzo 2021.

 

[1] “Roselline. Per muovere i primi passi nel disegno”, Rosella Banzi Monti – Edizioni Larus Srl.

[2] “Il rovescio della psicoanalisi – Il seminario Libro XVII. Jacques Lacan”, postfazione di Jacques-Alain Miller – edizione italiana a cura di Antonio Di Ciaccia, Giulio Einaudi editore Spa (2001).

[3] “Il pensiero di natura. Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico”, Giacomo B. Contri (1994 e 1998) SIC Edizioni.

[4] “La formazione dello psicoanalista”, Giacomo B. Contri in ‘THINK!’ 10-11, 12, 15, 17-18, 19, 21 maggio 2014.

 

 

Una svolta, ed una sovversione. “Kant con Sade”[1], di Jacques Lacan.

Illustrazione originale di Stefano Frassetto[2]

 

 

L’inconscio inaugurato da Freud concepisce ‘memoria’ più che immaginazione[3] : è questa l’affermazione più interessante che Lacan porge a Freud e forse cardine della sua stessa ripresa analitica, la coscienza ritrovandosi costruita dalle rappresentazioni del pensiero anziché costitutiva dell’umano e l’ ‘oggetto’ stesso del desiderio ritrovandosi costruito[4] e non iscritto.

“Kant con Sade” fu pubblicato sette anni dopo il “Seminario su ‘La lettera rubata’” in cui Jacques Lacan annotava la eventualità, avanzata da Freud di ‘un automatismo di ripetizione’ nel quale -sempre secondo Lacan - il linguaggio introdurrebbe la possibilità della sottrazione[5] fino al tradimento della memoria[6].

Il disagio non ammesso della memoria tradita apre al disagio tout court[7] e Lacan può ben affermare: “Si sta bene nel male o, se si vuole, l’eterno femminino non attira verso l’alto…”[8], dove ‘femminino’ non è ‘femminile’ e lo spregiativo batte l’udito benchè scritto, seppellendo le differenze individuali a cominciare dai sessi[9].

Una banale sottrazione alla memoria – e proprio in termini ragionieristici oltre che economici – è in realtà una menzogna, anzi una ‘calunnia’[10] - ci dice Lacan - verso la propria memoria, forse non ancora distinta ed individuata : ma apre alla menzogna generalizzata, visto che ‘de Sade’ propone una ‘repubblica’ in cui la ‘calunnia’ assurga a virtù. D’altra parte, agli ingenui si può chiedere di giudicare?

“Ci si limiti a tornare, per confermare questa prospettiva, alla dottrina con cui Sade stesso fonda il regno del suo principio. Quella dei diritti dell’uomo. E cioè : nessun uomo, proprio per il fatto di non poter essere in alcun modo proprietà od appannaggio di un altro uomo, potrebbe trarre pretesto da questo medesimo fatto per sospendere il diritto di tutti a godere di lui, ciascuno a suo piacimento.”[11]

“La legge morale (kantiana, ndr) non rappresenta forse il desiderio nel caso in cui non è più il soggetto ma l’oggetto a venire meno ?”[12]

“Ne risulta che il sadico nega l’esistenza dell’Altro.“[13]

Il tradimento di una memoria che ha perso il suo orientamento rischia di impazzire : esige allora un pilota, quantunque esterno ed Altro. Ed è qui la sovversione di ‘de Sade’ che la svolta kantiana consente[14].

“…Non bisogna dire piuttosto che il sadico rigetta nell’Altro il dolore di esistere, ma senza vedere che per questa via egli si muta in un ‘oggetto eterno’… ?”[15]  

“In Sade ne vediamo il test, cruciale ai nostri occhi, nel suo rifiuto della pena di morte… Sade dunque si è arrestato qui, nel punto in cui il desiderio si lega alla legge (individuale, ndr)… L’apologia del crimine lo spinge solo a confessare di traverso la Legge. L’Essere supremo è ricostituito nel Malefizio.”[16] E quindi ?

Lacan lascia qui che il lettore incauto si avventuri fra i rovi di una ricerca esiziale, e si allontani – persino vertiginosamente ma a ‘suo’ piacimento - da quel ‘legame essenziale della memoria con la legge’ che la rimozione rinnega, e rinnega.

 

                                Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 12 febbraio 2021

 

[1] “Questo scritto doveva servire come prefazione a ‘La Philosophie dans le boudoir’. E’ apparso nella rivista ‘Critique’ (n.191, aprile 1963), in guisa di resoconto dell’edizione delle opere di Sade cui era destinato. Ed. du Cercle du Livre Précieux, 1963, 15 voll”, in “Kant con Sade” p.764 in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri Giulio Einaudi editore s.p.a. 1974 e 2002, ‘Biblioteca Einaudi’. Titolo originale : ‘Écrits’ (1966) ‘Éditions du Seuil’, Paris. 

[2] Stefano Frassetto Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.

[3] “L’automatismo di ripetizione (Wiederholungszwang), - benchè nell’opera in causa la sua nozione si presenti destinata a rispondere a certi paradossi della clinica, quali i sogni della nevrosi traumatica o la reazione terapeutica negativa -, non potrebbe essere concepito come un’aggiunta, sia pure coronante, dell’edificio dottrinale. E’ la sua scoperta inaugurale che Freud vi riafferma : cioè la concezione della memoria che il suo ‘inconscio’ implica.”, p.42 “Il Seminario su ‘La lettera rubata’” in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.I, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[4] “Certi fenomeni della voce, specialmente quelli della psicosi, hanno appunto questo aspetto dell’oggetto…” p.772 

[5] “Ritroviamo qui (nella ‘Critica alla Ragion pratica’ di Kant, ndr) ciò che porta Kant ad esprimere rincrescimento che nessuna intuizione offra all’esperienza della legge morale un oggetto fenomenico. Conveniamo che lungo tutta la ‘Critica’ questo oggetto si sottrae. Lo si indovina però nella traccia lasciata dall’implacabile coerenza perseguita da Kant nel dimostrarne il sottrarsi…”, p.767 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[6] “…Una struttura, benchè resti ancora trasparente ai suoi dati, fa apparire il legame essenziale della memoria con la legge”, p.45 “Il Seminario su ‘La lettera rubata’” in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.I, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002).

[7] “ ‘La Filosofia nel boudoir’ (‘Marchese de Sade’, ndr) viene otto anni dopo la ‘Critica della ragion pratica’ (Immanuel Kant, ndr)… Diciamo che il nerbo del factum è dato nella massima che propone la sua regola al godimento, insolita nel suo porsi in termini di diritto alla moda di Kant, dato che si pone come regola universale. Enunciamo la massima : ‘Ho il diritto di godere del tuo corpo, può dirmi chiunque, e questo diritto lo eserciterò, senza che nessun limite possa arrestarmi nel capriccio delle esazioni ch’io possa avere il gusto di appagare’. Ecco la regola cui si pretende di sottomettere la volontà di tutti, per poco che una società la renda effettiva con le sue costrizioni…”, p.765 - 768 in “Kant con Sade”, ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[8] p.765 e più in là, a p.788 “…mai l’opera ci presenta il successo di una seduzione in cui pure il fantasma troverebbe il suo coronamento : quella per cui la vittima… consentisse con l’intenzione del suo tormentatore, o s’arruolasse dalla sua parte per lo slancio di questo consenso.”in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[9] ‘La questione economica del masochismo’, S.Freud (1924) OSF Bollati Boringhieri (2012) Vol.10 p.7-8 : “Ho dato l’appellativo di femmineo anche se molti dei suoi elementi rinviano alla vita infantile…” 

[10] “Per Sade si è sempre dalla stessa parte, buoni e cattivi; l’ingiuria non farà cambiare niente… Vi ci vuole un cuore ben saldo per seguire Sade quando esalta la calunnia, primo articolo della moralità da istituirsi nella sua repubblica”, p.788 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[11] p.770 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[12] p.781 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[13] p.778 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002).

[14] “Se Freud ha potuto enunciare il ‘suo’ principio del piacere senza nemmeno doversi curare di sottolineare che cosa lo distingue dalla sua funzione nell’etica tradizionale, …facendo eco al pregiudizio incontestato di due millenni, per ricordare l’attrazione che preordina la creatura al suo bene con la psicologia che s’iscrive in diversi miti di benevolenza, ne possiamo ringraziare soltanto l’insinuante ascesa, attraverso il secolo XIX, del tema della ‘felicità nel male’. Qui Sade è il passo inaugurale di una sovversione di cui, per quanto strano ciò possa sembrare se paragonato alla freddezza dell’uomo, Kant è la svolta decisiva, e per quanto ne sappiamo mai individuata come tale.”, p.764-765 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[15] p.778 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002). 

[16] p.790 in “Kant con Sade”, in ‘Jacques Lacan. Scritti’ Vol.II, a cura di Giacomo B. Contri/ ‘Biblioteca Einaudi’ - Giulio Einaudi editore s.p.a. (1974 e 2002).

 

 

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