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Up to me. 'Work' as a lemma.

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  <Logo curato da Laura Santalucia>

 

https://youtu.be/1GRMUTCdxvg

 

“Freud explicitated ‘pulsion’, pointing : ‘push’ – ‘goal’ – ‘subject’ – ‘source’[1], but keeping silent on ‘work’, in lemma ‘subject’. Giacomo B. Contri introduced ‘work’ when referring to an individual jurisdiction which can finish what Freud left as implicit, at the end of his career.

I’d like to ask for help Jacques Lacan, a laborious analytical assiduous man, able to put upside down the freudian thinking, as no one of followers and formal heirs of Freud could do : Lacan put each one of us in front of the ruinous fall of pleasure principle when it does meet the reality of life, so throwing psychoanalysis itself into confusion.

When introducing ‘work’ from the freudian ‘subject’, Giacomo B. Contri has shown, on the other hand, a vitality of thinking and then of ‘unconscious’ – revolutionary discovery by Freud and not yet overcome : that is quite acceptable and fair enough, as one gets deep and deep into freudian textes.[2]

Jacques Lacan, as a seductive investigator of thinking, however got to a rush conclusion, when he substituted ‘jouissance’[3] to what Freud had been pointing, also if without naming except ‘pulsion’.

Giacomo B. Contri named ‘profit’, and ‘progress’, and this is what we are interested in, as a success in our own ‘work’ - we can’t deny – on partners work.

Freud named ‘push’ : Giacomo B. Contri has finished in ‘ex-citamento’, which cannot be generalized otherwise ‘banalizing’ one’s own thinking, and making that unuseful as regard as a cure is intended. Also ‘jouissance’ exposed the work of Lacan to an ‘ad-rogantia’ that no cure would be possible in psychopathology, and for children and babies[4] too.

My own conclusion is that no ‘primary panic’ does exist : panic is an individual jurisdiction, a formal right that each one of us can play whenever, and wherever we like.

That is also the reasonable thesis on which I could comment in my essay ‘Ereditare da un bambino. Perché no?’ (2014) the success Freud perfectly described but couldn’t explain in his Case ‘The little Hans’. I realized an individual, and not deniable, competence in a child of less than five years when he excellently gave up his own zoofobia.

If ‘panic’ is - and correctly - an individual jurisdiction, that can open to further opportunities in the cure – and not just ‘treatment’ – even for children and babies…”

                                                    Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio November 4, 2021

 

 

[1] The formula of a human law on nature : “When suckling, my mother has been calling me to be satisfied by means of a subject”, in ‘Il pensiero di natura’, Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998) / pp.50-54 (‘Anticipazione. Preambolo’); pp. 195-197.

[2] ‘Pulsioni e loro destini’, S. Freud (1915) in “Scritti metapsicologici”, ‘Bollati Boringhieri editore’ (1978 e 2011) ‘Biblioteca’, pp. 27-52 : the original word used by Freud and then translated into ‘pulsion’, was ‘trieb’. Freud did explicite an order of four items of ‘pulsion’ that is the same emerging from analytical work, i.e. from the view point of the analyzing subject : ‘push’, ‘goal’, subject’, ‘source’. During his,or her work, a patient could compose again in a new order : ‘push’, source’, subject’, ‘goal’.

[3] “…In what then the ‘unconscious’ would be more honoured rather than the defenses opposing in the subject, even succeeding and so that showing their reality? ...But I ask from where the peace is coming when realizing the ‘unconscious’ if that one is no more real than the conflict in which it stayed ? It’s sometimes that peace is infact a fallen peace…” Cited from : ‘La cosa freudiana. Senso di un ritorno a Freud’ in “Jacques Lacan. Scritti” by Giacomo B. Contri, Giulio Einaudi editore SpA (1974 e 2002) ‘Biblioteca Einaudi’ Vol. I - p.395.

[4] “Ereditare da un bambino. Perché no ?”, Marina Bilotta Membretti (2014) Isbn 978-88-91081-63-6 / Cap.3 ‘Il pensiero è economico, fin da bambino’, pp.27-32.

…ainsi que la diaspore.

 

Illustrazione originale di Gianni Russomando[1]. Rifer.: 0_5534108_125008.jpg

 

 

…ainsi que la diaspore est la fleur : elle fait vivre, si seul est au soleil. 

 

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 17 ottobre 2021

 

 

[1] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956. Diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Mi definisco un semplice ‘amanuense’. Lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni. Utilizzo da poco i social con lo scopo di dare un attimo di serenità in chi guarda i miei modesti lavori.”

 

 

 

‘Raperonzolo’[1], dei fratelli Grimm. Libri per lavorare4.

Raperonzolo’[1], dei fratelli Grimm.

 

 

“Raperonzolo, t’affaccia,

lascia pender la tua treccia!”[2] 

Illustrazione originale di Gianni Russomando.[3]  Rifer. illustr.: 0_5531894_125008.jpg

 

 

‘Raperonzolo’ è una storia di vita quotidiana - e quindi di lavoro del pensiero - a cui i bambini sono specialmente interessati, perché la differenza è evidente fra l’essere ingannati per propria ingenuità ed invece la sopraffazione ottusa e perversa che non ha ragioni : ad un bambino infatti non sfugge che la propria ingenuità può essere corretta, a beneficio anche di una giustizia, mentre la perversione va riconosciuta il prima possibile per prenderne distanza.

Ma in questa fiaba adulta che i bambini ben comprendono, trovano spazio anche la imperscrutabile  frustrazione - che può avere le conseguenze più estreme - di chi perseguita[4], quando si ritenga beffato o beffata, così come quel laborioso percorso ed incessante, indispensabile con cui ciascuno può invece attraversare la propria vita e perfino riconquistarla, quando sconfitto e fin da bambino.

 

                                       Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 20 settembre 2021

 

 

[1] ‘Raperonzolo’ è una fiaba della raccolta “Grimm. Le fiabe del focolare”, Collana ‘I millenni’ (1951) ‘Giulio Einaudi editore’, Traduz. di Clara Bovero, Introduzione di Giuseppe Cocchiara. La raccolta intendeva proporsi nel 1872 e nelle intenzioni di Iacopo e Guglielmo Grimm, quale silloge della poesia popolare in Germania, in quanto si opponeva alla poesia classicheggiante del tempo.

[2] “…Quando ebbe dodici anni, la maga la rinchiuse in una torre che sorgeva nel bosco e non aveva né scala né porta, ma solo una minuscola finestrina, in alto in alto. Quando la maga voleva entrare, si metteva sotto la finestra e gridava: ‘Raperonzolo, t’affaccia/ lascia pender la tua treccia!’ Raperonzolo aveva capelli lunghi e bellissimi, sottili come oro filato. Quando udiva la voce della maga, si slegava le trecce, le annodava ad un cardine della finestra, ed esse ricadevano per una lughezza di venti braccia, e la maga ci si arrampicava…”

[3] Gianni Russomando, note biografiche : “Sono nato a Vercelli nel 1956. Diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Mi definisco un semplice ‘amanuense’. Lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni. Utilizzo da poco i social con lo scopo di dare un attimo di serenità in chi guarda i miei modesti lavori.”

[4] “Ah, bimba sciagurata! – gridò la maga, signora Gothel – cosa mi tocca sentire! Pensavo di averti separata da tutto il mondo ed invece tu mi hai ingannata!”, ‘Raperonzolo’ in “Grimm. Le fiabe del focolare”, Giulio Einaudi editore (1951) p.58

…bambini non più Bambini.

Screenshot da ‘Troppo napoletano’, (2016) soggetto sceneggiatura e regia di Gianluca Ansanelli.

Un giovane psicologo, regolarmente iscritto all’Albo, riconosce con sorpresa l’aiuto di un bambino, il quale si rivela così un caso – forse nemmeno isolato – di ‘non assimilazione’ alla psicopatologia.
Intuizione insolita, interessante : la competenza latita, infatti.

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 7 luglio 2021

Distintamente.

Illustrazione originale di Gianni Russomando (1).



“Le opere d’arte esercitano tuttavia una forte influenza su di me, specialmente la letteratura e le arti plastiche, più raramente la pittura. Sono stato indotto perciò a indugiare a lungo di fronte ad esse quando mi se ne è presentata l’occasione, con l’intento di capirle a modo mio, cioè di rendermi conto per qual via producano i loro effetti. Nel caso in cui ciò non mi riesce, come per esempio per la musica, sono quasi incapace di godimento…” (2)

 


Certo di rivolgersi a lettori competenti - e banco di prova quindi per uno psicoanalista - Freud distingue qui fra tutto ciò che mette inspiegabilmente in moto l’umano e che l’umano perlopiù si fa bastare : Lacan la chiamò ‘jouissance’, gaia o melanconica, di cui ogni nevrosi ha sete infinita in quanto esclude la logica – ed invece quella conclusione soddisfacente che inizia coltivando persino una iniziale ‘jouissance’, ma potenziandola col legame della logica.

Tutto il resto è noia.

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 19 giugno 2021

 

(1) Gianni Russomando, note biografiche : “Sono nato a Vercelli nel 1956. Diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Mi definisco un semplice ‘amanuense’. Lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni. Utilizzo da poco i social con lo scopo di dare un attimo di serenità in chi guarda i miei modesti lavori.”


(2) “Il Mosè di Michelangelo”, Sigmund Freud (1914) ‘Premessa’ in Biblioteca Bollati Boringhieri 2020, pp.17-18

“Musicofilia”[1], Oliver Sacks.

Per una distinzione fra psicoterapia e psicoanalisi.

 

Illustrazione originale di Stefano Frassetto[2]. Rifer.: 0_5519320_125008.jpg

 

 

“…E prima ancora che il mio pensiero, esitante sulla soglia dei tempi e delle forme, identificasse la casa mettendo uno accanto all’altra le circostanze, lui - il mio corpo – ricordava per ciascuna di esse il tipo di letto, la collocazione delle porte, l’esposizione delle finestre, l’esistenza di un corridoio…”[3]

 

E’ una promettente intuizione, quella di Proust, scivolata però in una descrittività tanto seducente quanto melanconica, senza lutto cioè : ma interessante resta quella spazialità della memoria, esperienza di volumi che si ritrova anzitutto nel sogno notturno, ed anche altrove.

Nell’ascolto di musica, ad esempio, è la capacità di un ritmo a sollecitare qualcosa che la ragione, non il corpo, può aver rimosso : ciò che rende la musica un’esperienza emozionale unica,  addirittura impermeabile ad amnesie e demenza[4].

Sono della coscienza infatti le amnesie, dalle quali l’inconscio resta incredibilmente indenne : e può restare perfino inalterata la capacità di cogliere la realtà, magari fugacemente, perché ciò che il paziente lamenta è di non avere un passato[5]. Così, nei disturbi del movimento ciò che al paziente crea disagio è il ritenersi sottomesso ad un automatismo, il cui autore però resta ignoto : paradossalmente, proprio l’apprendimento di sequenze musicali che coinvolgano il corpo può arrivare a distrarre dalla ripetitività di quei movimenti involontari e consentirne il controllo.[6]

Per una via assolutamente differente dal sogno notturno, dato che non usa i mascheramenti visivi dell’attività onirica, la musica – o meglio ciò che l’ascolto di un ritmo musicale sollecita nell’ascoltatore – rivela insomma la presenza di una realtà nascosta e potente a cui la coscienza non sa dare soluzione, confermando dunque la insufficienza della parola ‘destino’.

Un ritmo musicale può avere la capacità di smascherare il lavoro dell’inconscio, che la coscienza ritiene di poter mantenere separato e silente : ma questo tornare a galla dell’inconscio - in quanto tentativo incessante di dare legge al corpo - con la musica avviene all’improvviso. “Il potere della musica, che sia gioioso o catartico, deve coglierti di sorpresa…”[7] Per che farne, però ?

Perché cogliere qualcuno di sorpresa ?

Freud - che sapeva suonare ed apprezzava Mozart – confrontò brevemente l’esperienza di ascolto musicale con l’esperienza visiva[8]: “Le opere d’arte esercitano tuttavia una forte influenza su di me, specialmente la letteratura e le arti plastiche, più raramente la pittura. Sono stato indotto perciò a indugiare a lungo di fronte ad esse quando mi se ne è presentata l’occasione, con l’intento di capirle a modo mio, cioè di rendermi conto per qual via producano i loro effetti. Nel caso in cui ciò non mi riesce, come per esempio per la musica, sono quasi incapace di godimento…”

Si tratta di un passaggio densissimo sulla competenza individuale, quando il pensiero si trova esposto ad una debilitazione, cioè al tentativo di separare emozione da intelletto : Freud aveva già allora abbandonato il metodo ipnotico appreso dal neurologo Charcot per il trattamento delle nevrosi, in quanto impositivo sul soggetto.

Differenziandosi nettamente dalle psicoterapie – che restano impotenti davanti alla imprevedibile, ma indotta, aggressività dell’inconscio - la psicoanalisi si sarebbe definitivamente orientata in quanto “…alternativa di ricorso, ‘sui iuris’ e non ‘iuris’”[9].

Solo tre anni prima, nel 1910, Freud aveva accettato di incontrare il compositore Gustav Mahler, il quale - già prostrato psichicamente - aveva più volte sollecitato il colloquio, e più volte l’aveva egli stesso disdetto : la ‘Prima Sinfonia’ presentata al pubblico nel 1889 - forse la sua opera più rappresentativa, nota come ‘Il Titano’ - riporta in uno dei movimenti proprio l’incontro temibile e cruento con l’angoscia profonda, che la psicoanalisi intende evitare assolutamente, e con ogni mezzo disponibile.

“E’ in virtù dell’inconscio che il corpo sperimenta nuove strade, cioè nuovi soggetti… L’analisi gli si offre come la possibilità che il lavoro dell’inconscio, fatto per riuscire e fallito, sia ripreso e rischi di riuscire”.[10]

 

                                        Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 23 aprile 2021

 

[1] Oliver Sacks (1933-2015) è stato medico e docente di neurologia e di psichiatria negli U.S.A. Ha pubblicato ‘Risvegli’ (1973), ‘L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello’ (1985), ‘Musicofilia’ (2007) e altri scritti. ‘Ogni cosa al suo posto’ (2019) è stato pubblicato postumo. 

[2] Stefano Frassetto è nato a Torino nel 1968. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino, ha iniziato come vignettista e disegnatore per alcuni giornali locali. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’.

[3] ‘Alla ricerca del tempo perduto. I/ Dalla parte di Swann’, Marcel Proust (1913) Oscar Mondadori 2017, Trad. G. Raboni, a cura di L.De Maria, p.6 

[4]‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, pp.357-358.

[5] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, pp.241-244.

[6] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, p.287; p. 324-325.

[7] ‘Musicofilia’, Oliver Sacks (2009) Adelphi Edizioni Spa, p.377 

[8] ‘Il Mosè di Michelangelo’, Sigmund Freud (1913), ‘Premessa’ pp.17-18/ Biblioteca Bollati Boringhieri 1976. 

[9] ‘Lavoro dell’inconscio e lavoro psicoanalitico’, Giacomo B. Contri (1985) Ed. SIPIEL Milano, Collana ‘SIC - Il lavoro psicoanalitico’, p.12

[10] ‘Lavoro dell’inconscio e lavoro psicoanalitico’, Giacomo B. Contri (1985) Ed. SIPIEL Milano, Collana ‘SIC-  Il lavoro psicoanalitico’, p.28

 

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