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"Il capitale nel XXI secolo".

'Speed Book Date' a cura di Alessandra Pagani.
Padova, 24 febbraio 2018.
Ho presentato "Il capitale nel XXI secolo", di Thomas Piketty - Ed. du Seuil 2013.

 



"Thomas Piketty ha 46 anni, vive a Parigi con la moglie Julia e le tre figlie. E' professore all' 'Ecole des hautes etudes en sciences sociales' e all''Ecole d'Economie de Paris'. Con questo saggio ha vinto nel 2013 ha vinto il Prix 'Yrjo Jahnsson' assegnato dalla European Economic Association.


E' in realtà un lavoro ambizioso, ma originale e rigoroso con cui Piketty avvia un'analisi finora inedita, perchè raccoglie dati di Bilancio da 20 Paesi nel mondo, con una questione attualissima : che cosa favorisce la speculazione, che conduce alle disuguaglianze sociali ed all'ingiustizia, anzichè l'investimento del capitale ?
Mi ha incuriosito, perchè il suo lavoro segnala un collegamento importante fra la buona economia e la psiche individuale, continuamente tentata dal godimento consumistico, o dall'ottenimento immediato senza lavoro anzichè dall'investire i propri talenti per un maggior profitto.
 
Piketty afferma che lo scivolamento speculativo vada affrontato anzitutto nelle singole Nazioni con una Cultura condivisa, ma propone contemporaneamente una imposta progressiva sul capitale, politica tuttavia non molto seguita dai Governi, perchè incoraggerebbe la migrazione dei capitali laddove invece la speculazione viene premiata.
 
Penso che sarebbe utile arrivare a definire la composizione del capitale, come Piketty stesso auspica ed il suo lavoro prosegue con nuovi alleati in nuovi Paesi - perchè quando la percentuale di rendita non supera il capitale investito in attività produttive, probabilmente una imposta progressiva sul capitale non avrà effetti depressivi".


Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 27 febbraio 2018

Investimento oppure debito.

I pesi volendo si spostano.

 

 

Investimento oppure debito è uno dei "basic" di ogni politica aziendale (e personale), a buon diritto confluito in Economia. La scienza economica infatti, fin dalla sua nascita che è relativamente recente, ha saputo di volta in volta selezionare il percorso più profittevole per il successo a partire da un pensiero individuale che arrivava a soddisfazione.  

In altri termini, Economia si è fatta scienza grazie all'apporto dei suoi lavoratori migliori : un caso abbastanza singolare quindi di co-operativa con profitto su ricchezza pre-esistente e non su povertà. Ciò che consente tuttora alla scienza economica di capitalizzare ed immediatamente re-investire il surplus negli ambiti scientifici più disparati con successo ulteriore e senza dispersioni.  

Freud stesso raccolse negli ultimi anni della sua prodigiosa carriera personale e professionale i promettenti vagìti di una neonata scienza tutta da coltivare[1].  

Nel suo recente interessante articolo su Le Monde[2] Thomas Piketty, professore presso PSE – Paris School of Economics (o EEP - Ecole d'economie de Paris), affronta il tema della profittabilità nella differenza di posti fra partners che in Economia risulta vincente ma che i Paesi, europei ed extraeuropei stentano a riconoscere nelle loro scelte politiche. Ben supportato da numeri e grafici, Piketty si permette di osservare il "costo" con cui U.S.A. e Germania, pur capaci di un soddisfacente indice di produttività[3] che li pone tuttora ai vertici delle Nazioni maggiormente sviluppate, devono correggere al ribasso la loro ricchezza interna.  

In queste Nazioni infatti la politica del lavoro è più tecnica che economica, cioè non tiene conto delle variabili "culturali" che influenzano la produttività individuale frenandola o favorendola, con la conseguenza che un maggior numero di ore-lavoro per persona è necessario per produrre lo stesso risultato.  

Come dire che una persona che ha poco tempo a disposizione per sè si avvicina gradualmente al mero esecutore sebbene tecnicamente competente, ma con minor produttività anche a livello nazionale. 

Piketty attribuisce specificamente la debolezza di una crescita economica nazionale ad una "offerta educativa e culturale" scarsa, o peggio ancora "pilotata" dall'esterno, che finisce per tradursi soltanto in un "costo", politico e sociale, e non suscita invece "investimenti" orientati come si sa al profitto. Ho trovato nell'esposizione del prof. Piketty un interessante collegamento alla difficoltà con cui un bambino normale, ma assediato dalle richieste dell'adulto e senza avere il tempo di elaborare la "sua" capacità di risposta e dunque di lavoro, rischia di avviarsi alla psicopatologia...  

Potrebbe allora ritenere conveniente lavorare per recuperare quel "suo" pensiero economico così precoce e produttivo che, dal buio fetale ed in scarsità di nutrimento, lo ha orientato alla soddisfazione della nascita.   

 

                                                        Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 9 gennaio 2017

 

 

 

[1] S.Freud, "La questione economica del masochismo" 1924 – OSF Vol.10 B.Boringhieri

[2] Thomas Piketty, "De la productivitè en France et en Allemagne", Le Monde 5 gennaio 2017, @pikettylemonde on Twitter

[3] Piketty indica il rapporto fra Prodotto Interno Lordo / PIL e numero di ore complessivamente lavorate nel Paese, eventualmente riferito anche al numero di lavoratori impiegati, come valido indicatore della produttività nazionale.

 

 

"L'adolescente" non (si) risparmia.

 Ovvero "Il Colombo giovinetto" di Giulio Monteverdi[1]. 

"L'adolescente"(1875)è un celebre romanzo di Fedor Dostoevski sulla incapacità di superare l'adolescenza.

  

Monteverdi e l'intuizione vantaggiosa di uno scultore che scava nel successo di un uomo recuperando l'accadere dell'adulto, dal bambino che lo precede.

 

 

 

 

 

Ecco dunque un giovane Cristoforo Colombo[2], pensoso senza malinconia, ed inconsapevole - sembra  - di una propria sana sensualità, autonomia e determinazione di pensiero che lo rendono attraente allontanando però ombre, ingordigie. 

Che cosa c'è infatti di più lontano dalla patologia psichica se non la capacità solo umana di intavolare un progetto, che normalmente chiamiamo "lavoro", e che raccoglie dall'infanzia un desiderio difficile ma non per questo meno valoroso, per immaginarlo realizzabile nell'età e nel mondo attraente dell'adulto ? 

Un mondo fatto di regole sì, ma anche di "potere" che già lo rende mondo allargato ed universo.

Potere di muoversi, potere di allearsi e di far fruttare alleanze positive, potere di costruire qualcosa che da bambini doveva fermarsi al gioco. 

Potere di usare la realtà con una competenza più adeguata, quella per cui da bambino doveva chiedere aiuto all'adulto da cui non poteva che dipendere, pur con gratitudine se l'adulto lo meritava. 

Che cosa c'è dunque più di questo "accadere" dell'adulto - sembra soppesare il giovane Cristoforo Colombo di Monteverdi - che lascia scivolar via l'adolescenza come un abito troppo lungo, troppo lento, troppo costoso, troppo troppo ?? 

E già passa ad investire proficuamente in studi, in discipline, in nuovi abbracci che non siano più soltanto gioco. "Il Colombo giovinetto" è il bello della realtà, che non è eterna. 

 

                                                 Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 20 settembre 2016

 

 

[1]Giulio Monteverdi, scultore e politico (Bistagno 1837 – Roma 1917). "Il Colombo giovinetto" è una statua in marmo del 1870 e si trova nel Castello De Albertis a Genova.

[2]Cristoforo Colombo (Genova 1451 – Valladolid 1506), esploratore e navigatore italiano, fu marinaio fin da giovane. Cittadino della Repubblica di Genova e successivamente suddito del Regno di Castiglia, maturò l'idea dell'esistenza di una terra oltreoceano che lo portò, dopo vicissitudini ed un viaggio avventuroso, a raggiungere il 12 ottobre 1492 la odierna San Salvador.

 

Talento… negativo[1] ??

 'Cartiera Armatruda' ad Amalfi : un particolare dell'immissione d'acqua nell'impianto.

 

 

E’ quanto, ingannevolmente si potrebbe concludere dalla politica espansiva di Mario Draghi, apprezzato presidente uscente della Banca Centrale Europea[2].

E’ indubbio che la sua presenza autorevole e competente abbia favorito, nel rispetto delle regole imposte dal suo mandato la ripresa economica in Italia ed un contemporaneo rallentamento del debito pubblico, con la auspicabile prospettiva di una riduzione complessiva del rapporto Debito / Prodotto interno lordo.

Che tale politica sia stata una buona idea lo dimostrano ad esempio i dati incoraggianti della Spagna che, pur essendo una nazione più piccola dell’Italia anche in termini di autorità in campo europeo, ha saputo migliorare i propri dati aggregati inizialmente assai sfavorevoli confermando un governo lungimirante anche riguardo alla coesione degli Stati alleati.

Oggi che il governo di Mario Draghi è prossimo alla sua naturale conclusione, anche la politica espansiva ha evidentemente raggiunto il massimo traguardo, e proseguire non sarebbe più conveniente soprattutto nei confronti degli investitori extraeuropei sui quali si fonda qualunque profitto che possa dirsi reale. E dunque ?

Nella Storia viene in mente il Caso delle Repubbliche Marinare, nessuna delle quali tuttavia arrivò prudentemente a definirsi tale : prima di tutte a segnalarsi fu Amalfi che intorno alla fine del 1300, dopo aver subìto incursioni e saccheggi ed aver organizzato una difesa efficace, si attribuì una propria autonomia governativa. Registrando la propria ‘indipendentia de facto’, che proveniva da una autonomia economica fondata sui ricchi scambi commerciali con l’Oriente su una potente flotta di navi, Amalfi si diede una Costituzione da città-stato con la possibilità di battere anche propria moneta con una zecca indipendente, di imporre tributi ed emanare leggi sul proprio territorio e sul mare.

Con originale imprenditorialità ad Amalfi, per esempio ci si ingegnò a produrre carte pregiate vendute anche all’estero a partire dagli stracci residui di sartoria, vendendo i quali anche i più poveri ricavavano una risorsa monetaria per attrezzarsi come imprenditori.

Ed appena un secolo oltre, a fine ‘500 dalla Cartiera ‘Armatruda’ di Amalfi venivano scodellati i primi ‘pagherò’, progenitori delle carte di credito che tuttora usiamo. Ma quella produzione ingegnosa ora langue, nessuno più procura più ‘stracci’ : forse che non abbiamo nulla da riciclare con beneficio anche economico ?

Per un breve, indimenticabile periodo le Repubbliche Marinare furono la gloria dell’Italia, o meglio di un’Italia pigra e viziosa che non pensava affatto ad imitare quell’intraprendenza e quel coraggio che avrebbero reso possibile una intelligente e lungimirante prima Confederazione, nell’iniziale e colto panorama europeo.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 23 settembre 2019

 

 

 

 

 

[1] “E‘ una legge normativa, non imperativa (non dà comandi e non introduce coazioni)…“ nel silenzio ‘non‘ rivendicativo dei propri talenti, siano essi fisici, culturali o altro : non è una legge ‘naturale‘ ma frutto di un pensiero ‘sulla‘ natura. Cfr. “Il pensiero di natura - Giacomo B.Contri 1996 SIC Edizioni pp. 169-174.

[2] Mario Draghi è il terzo presidente B.C.E., essendo stato eletto il 1°novembre 2011 e terminerà il suo mandato il 31 ottobre p.v.

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