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Lavoro analitico.

Illustrazione originale di Gianni Russomando(1).



Perché nascondersi al solo pensiero ?


Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 14 agosto 2021

 

(1) Gianni Russomando, note biografiche : “Sono nato a Vercelli nel 1956. Diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Mi definisco un semplice ‘amanuense’. Lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni. Utilizzo da poco i social con lo scopo di dare un attimo di serenità in chi guarda i miei modesti lavori.”

“Fiabe della Sardegna” ‘Libri per lavorare 3’.

 

<Rifer. illustraz.: 0_5512400_125008.jpg>

 

 

“Il più fiero…”, “non riuscì a prendere sonno…”, “…chi mai poteva cantare?”, “E subito capì…”[2] sono frasi che piacciono ai bambini, cose ed azioni sperimentabili: non altrettanto piacciono incantesimi e magìe che, quando in qualche modo i bambini accettano, già attribuiscono al mascherare degli adulti le loro incapacità, che pure non vogliono rinfacciare.

Mi è piaciuto così questo libro che dedica poco spazio alla prepotenza delle magìe – sorridenti persino e disinvolte, come in alcune delle fiabe : si ammette anzi che, nonostante il favore di qualche incantesimo, “per la sua troppa rabbia e per la sua troppa paura…”[3] restano lo zoccolo duro della pigrizia umana, imputabile perché è con essa che anche il singolo riesce a convincere i suoi simili a farne addirittura una Legge, che sia valida per tutti ed a cui sarebbe facile obbedire per non pensarci più.

E gli algoritmi valgono una Legge ?

Ma arriviamo all’ultima fiaba, ‘Il vecchio e la rupe’, che descrive un mondo strano, dove ai bambini nessuno dedica tempo a  parlare e a lasciarsi interrogare o, se qualcuno lo fa, passa a socialmente improduttivo e dunque scartabile, ecco la definizione di vecchio.

E’ un racconto senza magìe e senza incantesimi, che riporta anzi alla Storia[4] - per i più fortunati appresa solo sui manuali scolastici – in cui “…i più giovani e forti” possono mettersi d’accordo fino ad emanare una Legge di morte – senza imputati dunque ? - per liberarsi di coloro che “non possono condurre l’aratro nei solchi… e neppure mietere il grano, …sono pieni di acciacchi.”[5]

Il vecchio Bobore non si oppone ed accetta la Legge, salvo tenere per sé i suoi pensieri a cui “nessuno aveva dato più importanza”[6]. Si lascia condurre dal figlio, che malvolentieri alla Legge china il capo,   fino alla rupe del burrone Muccidorgiu, luogo esistente presso la Gola di Gorropu. Arrivati in cima, però, il figlio decide di nascondere il padre nella foresta dove gli porterà da mangiare : i mesi passano ed una siccità come non s’era mai vista prima, impedisce i raccolti e porta la carestia, persino a Bobore il figlio non riesce più a portare che pochi grani. Eppure Bobore non deperisce, a differenza dei giovani in città e non certo perché vive da solo nella foresta : quello che ha escogitato però, collegando l’esperienza alla memoria non è affatto magìa, anzi sarà la salvezza anche per i poveri concittadini ormai allo stremo, di forze e di idee…

Piace ai bambini sapere di una ‘legge’ favorevole, che non si oppone alla Legge ma che, nascosta ai luoghi comuni, possa integrare il mancante che ogni Legge comporta : persino quando già Algoritmo.

                   

                    Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 21 febbraio 2021.

 

[1] “Fiabe della Sardegna”, di Alberto Melis – Illustrazioni di Giuseppe Braghiroli/ ‘Giunti Editore SpA’, ‘Giunti Kids – Un Mondo di Fiabe’.

[2] “Fiabe della Sardegna”, di Alberto Melis – Illustrazioni di Giuseppe Braghiroli/ ‘Giunti Editore SpA’, pp.6-12: ‘Pera Zuanne’, protagonista del racconto, è realmente esistito.

[3] “Fiabe della Sardegna”, di Alberto Melis – Illustrazioni di Giuseppe Braghiroli/ ‘Giunti Editore SpA’, p.25

[4] Già dai primi manuali scolastici apprendiamo della rupe Tarpea nell’antica Roma, o del monte Taigeto a Sparta : la Legge decretava la morte per vecchiaia od inabilità, una legge sociale diffusa che purtroppo qua e là tuttora  assurge a Legge.

[5] “Fiabe della Sardegna”, di Alberto Melis – Illustrazioni di Giuseppe Braghiroli/ ‘Giunti Editore SpA’, p.105.

[6] “Fiabe della Sardegna”, di Alberto Melis – Illustrazioni di Giuseppe Braghiroli/ ‘Giunti Editore SpA’, p.109.

 

Non piace a io. L’inganno della gentileeezza…

Illustrazione di Jacopo Ricci (1).



“Io, il mio ex compagno e le nostre due figlie più grandi eravamo negli Stati Uniti per la nascita del piccolo di casa.

Tara, la donna che tre anni prima aveva partorito le nostre gemelle, aveva accettato di aiutarci di nuovo e il parto era andato liscissimo…”(2)


                                                  
Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 14 aprile 2021

 

(1) Illustratore indipendente di Valenza (AL), Jacopo Ricci è nato a Milano negli anni ‘80 (1988 per la precisione). Disegna da sempre ma si dedica definitivamente a matite e pennelli solo dopo aver finito le scuole superiori. Collabora con riviste online e realizza lavori su commissione. Nel 2018 illustra ‘Dottor Tremarella’  (libro autoprodotto) e ‘Guarda Oltre’ (sempre autoprodotto). Nel 2019 si avvicina alla serigrafia. https://www.facebook.com/jacoporicciillustratore  https://www.instagram.com/jacoporicciillustratore/  

(2) ‘Dear Daddy’, rubrica a cura di Claudio Rossi Marcelli, “Internazionale” n°1401 – anno 28/ 19 marzo 2021, p.14

Da sottinsù.

Il testo che segue era stato preparato per intervenire al ‘Seminario Letture Freudiane’ organizzato da ‘Società Amici del Pensiero’ a Urbino - Università ‘Carlo Bo’ / Dipartimento ‘Economia, Società, Politica’, sessione di lavoro 30 marzo 2019 : per mancanza di tempo, in aula fu da me pronunciato nella sua sintesi. Nella foto : Urbino, Palazzo Ducale. Rifer.: 0_5506649_125008.jpg

 

“ …Vorrei brevemente intervenire con un mio contributo al tema di questa mattina, ‘Panico’ e specificamente vorrei riferirmi al lemma ‘lavoro’, così come Giacomo B. Contri l’ha introdotto ne ‘Il pensiero di natura’[1] (e come - devo ammettere - non ne sento parlare) perfezionando Freud che esplicitò la ‘pulsione’, individuando : ‘spinta’ – ‘meta’ – ‘oggetto’ – ‘fonte’[2], ma lasciando implicito il ‘lavoro’ nel lemma ‘oggetto’.

Chiamo in aiuto il buon Lacan, lavoratore assiduo, analitico e capace di risvoltare il pensiero freudiano come nessuno degli allievi ed eredi ufficiali di Freud seppe fare : Lacan mise di fronte alla caduta rovinosa del principio di piacere quando questo incontra la realtà, gettando nello scompiglio la psicoanalisi stessa.

Introducendo ‘lavoro’ dal dispiegamento del freudiano ‘oggetto’, Giacomo B. Contri ha dimostrato invece una vitalità del pensiero e quindi dell’in-conscio – scoperta rivoluzionaria ed insuperata di Freud - assolutamente plausibile e ragionevole per chi si addentra nei testi freudiani.[3]

Jacques Lacan, seducente indagatore del pensiero, aveva però concluso frettolosamente sostituendo ‘jouissance’[4] a ciò che - segnalato copiosamente da Freud che pure non arrivò a nominarlo - poteva acquietare la ‘pulsione’ : Giacomo B. Contri l’ha chiamato ‘profitto’, e ‘progresso’, ed è questo che ci interessa come risultato di un proprio, insostituibile e non generalizzabile ‘lavoro’ sul lavoro di altri.

La ‘spinta’ individuata da Freud, che Giacomo B. Contri ha perfezionato in ‘ec-citamento’, non può essere generalizzata, pena la sua ‘banalizzazione’ ed inutilità ai fini di una cura : ciò che purtroppo ha esposto Lacan alla ‘ad-rogantia’ di una presunta incurabilità delle psicopatologie, a cominciare da quelle del bambino[5].

Non esiste ‘panico primario’, insomma, il panico è giuridico : ecco la tesi ragionevole che mi ha permesso di commentare, nel saggio ‘Ereditare da un bambino. Perché no?’ (2014) il successo, inspiegabile per Freud - ma che Freud stesso descrisse ne ‘Il Caso del piccolo Hans’ - constatando la competenza di un bambino di meno di cinque anni nel curare la propria zoofobìa.

Che il panico sia - e correttamente - ‘giuridico’ apre ad opportunità di cura nelle psicopatologie anche del neonato.

Tuttavia, accetterebbero oggi le ‘terapie dirette’ una ‘messa alla prova’ della loro competenza ?...”

 

                                                    Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 16 gennaio 2021

 

[1] “ …Ho appena esplicitato che la natura dell’azione designata dalla massima: ‘Agisci…’ è di essere un lavoro : lavoro di un soggetto  che dispone le ‘cose’ dette anche ‘enti’ …in modo tale che così facendo chiama invoca propizia o con una parola più esplicitamente economica domanda l’offerta del lavoro di un altro soggetto, con implicazione dell’universo, affinchè questi disponga il proprio lavoro in ordine alla soddisfazione – o perfezione, o successo - del soggetto iniziale  e iniziante, nonchè della propria. Si tratta del progresso e profitto ottenuto con la statuizione normativa di una divisione del lavoro tra due distinti posti non omologhi” Citaz.da : ‘Il pensiero di natura’, Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998, 2°edizione) SIC Edizioni – pp. 19-20

[2] La formula della legge di natura : “Allattandomi mia madre mi ha ec-citato a venire soddisfatto per mezzo di un altro” in ‘Il pensiero di natura’, Giacomo B. Contri SIC Edizioni (1998) / pp.50-54 (‘Anticipazione. Preambolo’); pp. 195-197.

[3] ‘Pulsioni e loro destini’, S. Freud (1915) in “Scritti metapsicologici”, ‘Bollati Boringhieri editore’ (1978 e 2011) ‘Biblioteca’, pp. 27-52 : il termine originale usato da Freud, poi tradotto in ‘pulsione’ è ‘trieb’. Freud esplicita un ordine dei quattro termini della pulsione che è quello emergente dal lavoro analitico, cioè dal punto di vista del paziente che inizia : ‘spinta’, ‘meta’, ‘oggetto’, ‘fonte’. Nel corso del lavoro il paziente potrà ricostruire un nuovo ordine : ‘spinta’, ‘fonte’, ‘oggetto’, ‘meta’.

[4] “…In che cosa infatti l’inconscio sarebbe più degno di essere riconosciuto delle difese che nel soggetto gli si oppongono con un successo che le fa apparire non meno reali? ...Ma domando donde venga quella pace che si stabilisce nel riconoscere la tendenza inconscia se questa non è più vera di ciò che nel conflitto la teneva costretta? Da qualche tempo questa pace si dimostra una pace mancata…” Citaz. da : ‘La cosa freudiana. Senso di un ritorno a Freud’ in “Jacques Lacan. Scritti” a cura di Giacomo B. Contri, Giulio Einaudi editore SpA (1974 e 2002) ‘Biblioteca Einaudi’ Vol. I - p.395.

[5] “Ereditare da un bambino. Perché no ?”, Marina Bilotta Membretti (2014) Isbn 978-88-91081-63-6 / Cap.3 ‘Il pensiero è economico, fin da bambino’, pp.27-32.

 

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