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Lungo il canto delle sirene.

You tube:

 

 <Da www.youtube.com ‘My baby just cares for me’, Charlie Parker / https://www.youtube.com/watch?v=amDI4bSNhek  > 

 

 

Come altro potrebbe intitolarsi la storia brevissima, tutta umana, di Charlie Parker[1] ?

Già a pochi anni stava meglio fuori casa che in quella in cui era nato a Kansas City nel Middle West senza padre, e Charlie stesso, purtroppo, anche lui uomo e nero : un ‘Mama’s boy’, appunto. Ma alle lezioni di musica si applicava bene, e fin da piccolo.

Così, alla scuola preferì la musica, che pure impone regole matematiche altrimenti non ne viene fuori un granchè : fino a quando, girovagando con gli altri per strada gli capitò di ascoltare della musica vera da finestre troppo alte per lui, che non aveva ancora dieci anni… E provava a ripeterne il ritmo, solo per stare un po’ meglio quando poi tornava a casa : a quindici anni già sposava la sua vicina di casa Rebecca che aveva tre anni più di lui e vivevano nella casa di Charlie. Poi quell’incidente, fatale, ancora sulla strada e le due donne ad accudirlo come meglio potevano, con lui che soffriva dolori atroci : gli venne prescritta morfina, a dosi sostenute, dalla quale - così capace com’era di attutirgli qualsiasi rumorosa sofferenza ed il mondo stesso - decise di non separarsi più.

Nel 1941 era già a New York dove poi si trasferirà stabilmente, visto che la ‘sua’ incredibile musica aveva spazzato via la maledetta aura di ‘nero’ : lui pagato pochissimo – era questo l’accordo d’ingaggio per chi improvvisava, e Charlie ‘era’ la sua stessa improvvisazione, perfetta, inattaccabile. Ma cosa pensasse quando, a soli vent’anni, batteva impeccabilmente quei ritmi indiavolati che imponeva a tutti nella band pur di volare alto col suo sassofono e che gli fruttarono l’indimenticato soprannome di ‘Bird’, nessuno sa…

Lui parlava pochissimo, infatti ma dichiarò la sua tossicodipendenza e potè evitare di andare in guerra : con Dizzy Gillespie[2], indiscutibile socio costituente di quel ‘bebop’ così unico che in pochissimo tempo li aveva divincolati dalla rigidità del vecchio jazz ‘da intrattenimento’ che più nulla poteva contro questo rapidissimo ribelle intonato linguaggio, suonò – acclamato e maledetto - per quasi dieci anni.

La biografia di Charlie Parker, che resta assolutamente cruda, perfino intatta quanto ai frequenti ricoveri per alcool, droghe e fino alla terribile esperienza obbligata dell’elettrochoc, non dice però che già allora la sua musica era descritta come ‘una mattina presto d’estate e col sole’ : qualcosa insomma che non c’entrava affatto col pigro, troppo pigro Charlie e col suo sorriso malinconico e svagato che ancora ci guarda dalle foto d’epoca.

Freud intitolò ‘Pulsioni e loro destini’[3] il suo densissimo lavoro sull’inconscio, da lui per primo così denominato in quanto ben distinguibile dalla ‘coscienza’ che ad esso continuamente tenta di riferirsi. In assenza di lavoro individuale, nulla può ricostruire lo iato fra inconscio e coscienza quando questa spaccatura arriva ad esautorare l’autorità dell’individuo che non pone difese, nell’inerzia dei propri collegamenti.

Non sono le sirene infatti - al cui canto inizialmente chi bada ? - responsabili di quella disgraziata distanza a cui ‘io’ può infine cedere per sopraggiunta, e poi incontrollabile, impotenza.

 

                                                     Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 6 gennaio 2022

 

[1]Devo la scoperta di Charlie Parker a Gabriele Comeglio, altosassofonista che ho potuto ascoltare in eccellenti esecuzioni, sia presso la ‘Associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala’ accompagnato dalla chitarra elettrica di Sara Collodel, sia al ‘Blue note’ di Milano in una recente serata dedicata a Charlie Parker.

[2] Dizzy Gillespie (1917 - 1993), a cui si deve la nascita del nuovissimo linguaggio musicale insieme a Charlie Parker (1920 - 1955), a differenza di lui fu capace di una certa difesa nella diffidenza che caratterizzava il loro ambiente, e nonostante le traversie di una professione poco riconosciuta e mal retribuita. D’altra parte ciò che connotava l’inesauribile jazz ‘bebop’, così lontano dal swing che lo precedeva ma purtroppo poco duraturo, come si dimostrò, è che forniva ampia materia ad una letteratura – quella di J. Kerouac e di A. Ginsberg, soprattutto - che avrebbe fatto degli USA un cantiere in ascesa fra i lettori rapiti dalla ribellione tout-court, a cui certo l’inconscio non fa riferimento. 

[3] ‘Pulsioni e loro destini’, S.Freud (1915) compone ‘Metapsicologia’ insieme ai saggi brevi : ‘La rimozione’, ‘L’inconscio’, ‘Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno’, ‘Lutto e melanconia’ – Biblioteca Bollati Boringhieri n°31 (2011). 

Un ‘sinthomo’ ?

  

Oggetto scenico rappresentante ‘Edipo’ nel Cortile della ‘Accademia d’Arte del Teatro Antico’, a Siracusa.

 

 

“Farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l’orgoglio dei tiranni”/ Is 13, 10-11

 

 

Indiscutibilmente noto - ed a ragione - fra i romanzi storici della letteratura anglosassone sul Medioevo, ‘I pilastri della terra’ di Ken Follett avvince il lettore fino alle ultime righe : salvo cedere, fra le pieghe di una conveniente conclusione, ad un pietismo rassegnato proprio verso l’artefice principale di tanta vessazione che sapeva farsi verosimilmente sfuggente, ma a cui la stessa Chiesa cattolica dovette piegarsi nell’Inghilterra del 1100 e quindi ben prima della ascesa fatidica del re Enrico VIII.

 

“…E per Waleran, la pietà dei suoi nemici era l’umiliazione più grande.”[1]

 

Viene in mente la educazione, intransigente e puritana, a cui il bambino Ken dovette piegarsi fino all’età di giovane adulto, e da cui tentò con tutte le sue evidenti forze di ottimo scrittore di districarsi come dal groviglio apparentemente inestricabile che Jacques Lacan mostrava agli allievi per indicare la presunta inestirpabilità del ‘sinthomo’[2] : salvo, appunto, giocare tutto sul bandolo di quella matassa.

L’unico soggetto con titolarità a giocare tutto sul bandolo vincente, è però il titolare stesso : questo, ancora oggi, ci comunicano la psicoanalisi e Freud.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 10 dicembre 2021

 

[1] K. Follett ‘I pilastri della terra’ Mondadori Libri SpA 2015, p.1047

[2] J. Lacan, ‘Seminario XXIII. Il sinthomo’ (1975-1976)

Terra in vista.

Mettersi al timone della propria rot(t)a, oppure no.

 

Una recente edizione di ‘Cavalleria rusticana’ per la regia di Antonino Interisano e scenografie di Tony Fanciullo.

 

“Del resto anche la nevrosi ossessiva guarisce spontaneamente senza difficoltà specialmente dietro un influsso femminile favorevole e si lascia alle spalle solo caratteri inibiti, un po’ eccentrici…[1]

 

Può apparire incredibile, a taluni, la disinvoltura con cui la competenza di Freud esprime un giudizio sul lavoro dei pazienti : anzitutto qui, dov’egli non dice espressamente di un lavoro analitico svolto dalla donna, giunta così a rendersi partner dopo aver lasciato cadere quel nevrotico ‘di troppo’ che è il pensiero di una ‘rappresentanza’ al femminile, in alternativa al sesso maschile.

Ci si potrà chiedere allora perché Freud usi il termine ‘castrazione’ anche riferendosi ad una donna che sappia far cadere quel pensiero ‘di troppo’, che tra l’altro fa ammalare… Ma Freud si attiene, con onestà, ad una esperienza maschile che conosce, lasciando aperta la porta e la parola a chi vorrà, adeguatamente, riprenderla.

C’è anche dell’altro nelle brevi parole di Freud : egli presenta anzitutto il sesso femminile come ‘uno’ di due sessi, senza altra dipendenza che non sia quella di poter offrire, già nella cura del proprio pensiero, qualcosa che l’altro-partner trascura - magari anche per una educazione troppo intransigente - ma che, così facendo, lo avvia alla solitudine narcisistica.

Ci dice inoltre Freud che si tratta sì di una offerta da parte della donna, ma che solo un partner già al lavoro sulle proprie inibizioni e sintomi può raccogliere, non certo chi già si è avventurato nel narcisismo ed a cui tale richiamo procurerebbe tutte le insidie ed i rischi di un cambiamento, persino favorevole.

Infine Freud descrive qui una donna tranquilla, che non reclama e non sollecita, nemmeno la partecipazione ad un vantaggio di cui ella stessa già gode : più che in altri passi, a mio avviso, si avverte qui la distanza da quella ‘jouissance’ – melanconica o euforica - da cui Jacques Lacan metteva in guardia ma di cui anche, rassegnato nella sua stessa rimozione, ne comunicava la ineluttabilità, pur se a titolo esclusivamente personale e non dimostrato.

Tuttavia è ancora oggi la passione sanguinaria – ben rappresentata dai protagonisti di ‘Cavalleria rusticana’ che restano invincibilmente stregati nella ‘rota’ della propria sintomatologia nevrotico-ossessiva – quella che davvero continua ad infiammare quanti nell’applauso trovano conforto, rassicurazione, delega infinita.

 

                                        Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 22 Novembre 2021

 

[1] “Eros e conoscenza. Sigmund Freud – Lou Andreas Salomè, Lettere 1912 – 1936”, ‘Universale’ Bollati Boringhieri (2010) p.96 (Bad Gastein, 1 agosto 1919).

Maschere, e io.

Tony Fanciullo[1], scenografo.

Lo scenografo Tony Fanciullo al lavoro. Rifer. illustr.:0_5531397_125008.jpg

 

Tony Fanciullo lavora da anni per il Teatro Greco di Siracusa, presso la ‘Fondazione I.N.D.A.’[2] : il Laboratorio di scenografia è all’interno della ‘Accademia d’Arte del Dramma Antico’[3].

Quali sono le fasi per la realizzazione di una scenografia ?

“Il primissimo passo è la riunione col regista, il costumista, il capo scenotecnico : con loro si precisano le richieste e le esigenze della regìa, i materiali disponibili e gli spazi, le realizzazioni già presenti e altre che si possono inserire nella scenografia.

La riunione permette anzitutto di comunicare ‘una idea’, dell’opera che sarà rappresentata : e così, oltre al regista, a volte possono essere presenti anche gli attori. Ricordo, nel 2009, la riunione con Fernando Balestra - allora sovrintendente della Fondazione I.N.D.A. - e presente l’attore Ugo Pagliai, per la realizzazione de ‘Le Supplici’ di Eschilo per la regìa di Tatiana Alescio : Balestra descrisse esattamente ‘la nave spaccata’ che voleva al centro della scena ed il primo bozzetto che presentai fu scelto. Per me fu una vera soddisfazione : portammo con successo quello spettacolo al ‘Teatro Greco’ di Siracusa, e poi anche all’estero…”

Come si arriva quindi al bozzetto ?

“Occorrono mesi, non solo di lettura del testo dell’opera ma anche di studio di precedenti realizzazioni del regista, di visite a mostre e artisti – mi piacciono Salvador Dalì, Joan Mirò - da cui traggo spunti importanti e fino alla realizzazione di un certo numero di progetti in bianco e nero - anche una trentina - che solo successivamente vengono colorati per la selezione.” E dopo ?

“Grazie alla collaborazione di tecnici e maestranze, bisogna allora realizzare davvero rapidamente e bene, perché i tempi sono abbastanza stretti…”

Nel Teatro Antico di oggi, però, le maschere sono sparite e non ricoprono più quel ruolo di mediazione che avevano inizialmente, quando ad esempio le donne non potevano recitare e la maschera femminile sostituiva l’attrice.

“Lo studio delle maschere è fondamentale nella Scenografia e nell’approccio al Teatro Antico, dove le maschere si resero indispensabili per la questione fonica : anche se dalle gradinate più lontane la recitazione era meno visibile, le maschere amplificavano le parole, facendole arrivare nitidamente a tutti gli spettatori presenti.”

Col tempo però la maschera scivolò, per esempio nel restituire emozioni che l’attore non era in grado di rappresentare ed abbiamo assistito così ad una delega del messaggio che il testo originale intendeva comunicare alle ‘maschere antiche’.

“La scenografia introduce il senso dell’opera e del testo, ed è così nel Teatro Antico stesso : una indispensabile comunicazione allo spettatore, che rende perciò cruciale il legame professionale fra regista e scenografo…”

L’allestimento scenico di ‘Pilade’ di Pier Paolo Pasolini nel centenario della sua nascita, realizzato da Tony Fanciullo per il saggio conclusivo degli allievi del III Anno, ha reso protagonista lo spazio circolare del Cortile dell’Accademia - dove l’opera è stata rappresentata nel rispetto delle norme anti Covid19 – disponendo le maschere immobili del Teatro intorno alla scena su cui gli attori-allievi hanno recitato con competenza, proprietà, coinvolgimento. Gli stessi allievi, grazie alla esclusiva didattica della Accademia, hanno potuto debuttare poi nel Teatro Greco, affiancando attori già professionisti.

Siracusa oggi, quindi, col suo Teatro Antico procede a svelare il testo originale di autori classici vissuti più di duemila anni fa ed il loro densissimo messaggio, semplicemente lasciando cadere quelle ‘Maschere’ che col tempo avevano obnubilato un ‘io’ non solo recitabile, ma che può essere anche agìto nel quotidiano : laborioso, fedele, sobrio.

                     

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 11 settembre 2021 



[1] Nato a Siracusa nel 1965 e laureatosi al DAMS di Bologna in ‘Istituzioni di regìa’, Tony Fanciullo si appassionò alla scenografia già durante il periodo universitario grazie a stages tenuti da Dario Fo, e soprattutto da Dario Argento sulle ‘maschere’. Aldo Parmigiani, apprezzato artista milanese e tuttora attivo con Studio a Milano, fu a lungo suo maestro. Ma Tony Fanciullo ricorda anche il professionista che fu Sebastiano Jano Fanciullo, suo padre. “Seguivo mio padre in laboratorio e dovunque incontrasse artisti, scenografi, registi teatrali : e come molti scenografi, realizzava quadri lui stesso. Collaborò per anni con Torcular Spa di Milano, specializzati in produzioni grafiche di qualità come i lavori di Aligi Sassu e di Salvatore Guttuso. Tony Fanciullo ha collaborato con ‘Moscow Ballet’ producendo in tre anni otto scenografie dipinte a mano su tessuto : le sole scene centrali richiedevano un pannello finito di 10mt x 12mt. Nel 2005 è stato incaricato come ‘consulente artistico’ per la realizzazione di tre Progetti aventi a tema le donne, a cura del ‘Ministero delle pari opportunità’. Artista egli stesso, ha al suo attivo alcune esposizioni a Bologna, fra cui la ‘Biennale Vittoria d’Arte’ (1988) in cui fu selezionato dal critico Vittorio Sgarbi; ‘Arte Fiera’ a Padova nel 1997 e diverse ‘personali’ a Siracusa ed in altre città. Per il ‘Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani’, promosso dalla Fondazione I.N.D.A. e che ogni anno si tiene al Teatro greco di Akrai a Palazzolo Acreide (SR), Tony Fanciullo progetta e realizza tutte le scenografie : il Festival - coordinato e diretto dal Dott. Sebastiano Aglianò ed a cui collabora il tecnico Raffaele Cravano - è l’evento di Teatro classico più seguito dai giovani perchè puntualmente richiama Licei ed Accademie d’arte, sia italiane che estere anche se, nel rispetto delle norme di contenimento anti Covid19, le edizioni 2020 e 2021 non hanno potuto svolgersi. Recentissima è infine la scenografia di Tony Fanciullo per ‘Cavalleria rusticana’ di Pietro Mascagni a Priolo Gargallo (SR), diretta da Antonino Interisano e con la ‘Orchestra Mediterranea Siracusana e Coro’ (11 settembre 2021).

[2] Fondazione ‘Istituto Nazionale del Dramma Antico’, con sedi a Roma ed a Siracusa : la prima rappresentazione al Teatro Greco è del 1914.  www.indafondazione.org

[3] La ‘Accademia d’Arte del Dramma Antico’ di Siracusa ha sede in Via Gargallo 67, presso l’ex Convento di San Francesco.

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