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Ascoltare, questo sconosciuto.

You tube:

 

La esperienza di Expo Dubai 2020 (1 ottobre 2021 – 31 marzo 2022) coinvolge anche le nostre ‘Accademie d’Arte’ : la opportunità della internazionalizzazione può essere infatti valida occasione per uscire da un ‘implicito’ in cui l’Arte stessa tenta di mantenere il pensiero.

 

E’ alla vista che il più della comunicazione, inclusa quella artistica, si rivolge : anche se la vista, per essere efficace, chiede il sostegno dell’ascolto, via via però relegato a funzione didascalica e di supporto emotivo, anziché confermarsi strumento privilegiato di decisione e di orientamento.

Eppure è proprio l’ascolto ad iniziare  in ognuno di noi, eccetto poi impigrirsi, quasi a rimorchio dell’esperienza umana : resta però che nulla arriva a farsi ascoltare se non diventa appuntamento[1], ed attraverso la stessa capacità di ascolto individuale.

Lo scorso 15 dicembre Roberto Bolle, orgoglio della danza classica italiana, ha aderito ad una audizione svoltasi presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati proprio mentre il nostro Governo è impegnato a selezionare le attività produttive in grado di dare ritorno economico su finanziamenti estesi[2], che le restrizioni imposte dai rischi di contagio pandemico da Covid19 hanno richiesto : il primo ballerino ha parlato con esemplare autorità in favore della Accademia del ‘Teatro alla Scala’ di Milano https://www.accademialascala.it  dalla quale egli infatti proviene con merito e nella quale ha investito per anni, generosamente e con evidente profitto.

Egli ha così posto un appuntamento, senza però usare lo strumento professionale della danza classica di cui pure Roberto Bolle rappresenta una eccellenza nel mondo : lo ha posto invece attraverso lo strumento per eccellenza di ogni difesa umana che è quello generico della parola imputativa[3], a conferma di una non sostituibilità nella formazione professionale quando ambisca inscriversi in una ‘eccellenza’[4].

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 20 Febbraio 2022

 

[1] ‘La formazione dello psicoanalista’, Giacomo B. Contri ‘THINK !’ 10-11 maggio 2014; 12 maggio 2014; 15 maggio 2014; 17-18 maggio 2014; 19 maggio 2014; 21 maggio 2014 www.giacomocontri.it

[2] ‘Piano per la ripresa economica dell’Europa’ o ‘Next Generation EU’: il 17 dicembre 2020 è stata completata la definizione del prossimo bilancio economico 2021-2027 in Europa.

[3] Da una conversazione con Salvatore Salvo Bitonti - regista teatrale e docente, impegnato sia presso la ‘Accademia Albertina’ di Torino https://www.indafondazione.org/accademia/ sia presso la ‘Accademia d’Arte del Dramma Antico’ di Siracusa  https://www.indafondazione.org/accademia/ - ho pubblicato l’editoriale ‘Conversazione col regista Salvatore Salvo Bitonti. Verso una Accademia di eccellenza’, https://tutorsalus.net/index.php/it/events/281-conversazione-col-regista-salvatore-salvo-bitonti-1  

[4] “…La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico. Risorsa importante particolarmente per quei giovani che vedono nelle università, nell’editoria, nelle arti, nel teatro, nella musica, nel cinema un approdo professionale in linea con le proprie aspirazioni.” Cit.:  https://www.quirinale.it/elementi/62272 ‘Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento nel giorno del giuramento’, 3 febbraio 2022.

 

Semblant[1].

  

Quanto – e soprattutto, come - il pensiero può reggere la sintesi riepilogativa di una sua rappresentanza ? Illustrazione originale di Gianni Russomando[2] 

 

 

 

Difesa resta il pensiero, se non farsene gioco[3].

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 15 gennaio 2022

 

 

[1] In ‘Livre XVIII. D’un discours qui ne serait pas du semblant’ (1971), Jacques Lacan opta per una interpretazione pessimistica. 

[2] Gianni Russomando, note di biografia : “Sono nato a Vercelli nel 1956. Diplomato presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli. Mi definisco un semplice ‘amanuense’. Lontano mille miglia da mostre, concorsi, esposizioni. Utilizzo da poco i social con lo scopo di dare un attimo di serenità in chi guarda i miei modesti lavori.”

[3] “Non c’è fede, affidabilità, se non c’è profitto dell’altro… Sono dunque tre i miei capitoli conclusivi : Diritto, Scienza, Fede”, cit. in ‘Tre capitoli’, Contributo Giacomo B.Contri 7 gennaio 2022.    

 

 

 

Lungo il canto delle sirene.

You tube:

 

 <Da www.youtube.com ‘My baby just cares for me’, Charlie Parker / https://www.youtube.com/watch?v=amDI4bSNhek  > 

 

 

Come altro potrebbe intitolarsi la storia brevissima, tutta umana, di Charlie Parker[1] ?

Già a pochi anni stava meglio fuori casa che in quella in cui era nato a Kansas City nel Middle West senza padre, e Charlie stesso, purtroppo, anche lui uomo e nero : un ‘Mama’s boy’, appunto. Ma alle lezioni di musica si applicava bene, e fin da piccolo.

Così, alla scuola preferì la musica, che pure impone regole matematiche altrimenti non ne viene fuori un granchè : fino a quando, girovagando con gli altri per strada gli capitò di ascoltare della musica vera da finestre troppo alte per lui, che non aveva ancora dieci anni… E provava a ripeterne il ritmo, solo per stare un po’ meglio quando poi tornava a casa : a quindici anni già sposava la sua vicina di casa Rebecca che aveva tre anni più di lui e vivevano nella casa di Charlie. Poi quell’incidente, fatale, ancora sulla strada e le due donne ad accudirlo come meglio potevano, con lui che soffriva dolori atroci : gli venne prescritta morfina, a dosi sostenute, dalla quale - così capace com’era di attutirgli qualsiasi rumorosa sofferenza ed il mondo stesso - decise di non separarsi più.

Nel 1941 era già a New York dove poi si trasferirà stabilmente, visto che la ‘sua’ incredibile musica aveva spazzato via la maledetta aura di ‘nero’ : lui pagato pochissimo – era questo l’accordo d’ingaggio per chi improvvisava, e Charlie ‘era’ la sua stessa improvvisazione, perfetta, inattaccabile. Ma cosa pensasse quando, a soli vent’anni, batteva impeccabilmente quei ritmi indiavolati che imponeva a tutti nella band pur di volare alto col suo sassofono e che gli fruttarono l’indimenticato soprannome di ‘Bird’, nessuno sa…

Lui parlava pochissimo, infatti ma dichiarò la sua tossicodipendenza e potè evitare di andare in guerra : con Dizzy Gillespie[2], indiscutibile socio costituente di quel ‘bebop’ così unico che in pochissimo tempo li aveva divincolati dalla rigidità del vecchio jazz ‘da intrattenimento’ che più nulla poteva contro questo rapidissimo ribelle intonato linguaggio, suonò – acclamato e maledetto - per quasi dieci anni.

La biografia di Charlie Parker, che resta assolutamente cruda, perfino intatta quanto ai frequenti ricoveri per alcool, droghe e fino alla terribile esperienza obbligata dell’elettrochoc, non dice però che già allora la sua musica era descritta come ‘una mattina presto d’estate e col sole’ : qualcosa insomma che non c’entrava affatto col pigro, troppo pigro Charlie e col suo sorriso malinconico e svagato che ancora ci guarda dalle foto d’epoca.

Freud intitolò ‘Pulsioni e loro destini’[3] il suo densissimo lavoro sull’inconscio, da lui per primo così denominato in quanto ben distinguibile dalla ‘coscienza’ che ad esso continuamente tenta di riferirsi. In assenza di lavoro individuale, nulla può ricostruire lo iato fra inconscio e coscienza quando questa spaccatura arriva ad esautorare l’autorità dell’individuo che non pone difese, nell’inerzia dei propri collegamenti.

Non sono le sirene infatti - al cui canto inizialmente chi bada ? - responsabili di quella disgraziata distanza a cui ‘io’ può infine cedere per sopraggiunta, e poi incontrollabile, impotenza.

 

                                                     Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 6 gennaio 2022

 

[1]Devo la scoperta di Charlie Parker a Gabriele Comeglio, altosassofonista che ho potuto ascoltare in eccellenti esecuzioni, sia presso la ‘Associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala’ accompagnato dalla chitarra elettrica di Sara Collodel, sia al ‘Blue note’ di Milano in una recente serata dedicata a Charlie Parker.

[2] Dizzy Gillespie (1917 - 1993), a cui si deve la nascita del nuovissimo linguaggio musicale insieme a Charlie Parker (1920 - 1955), a differenza di lui fu capace di una certa difesa nella diffidenza che caratterizzava il loro ambiente, e nonostante le traversie di una professione poco riconosciuta e mal retribuita. D’altra parte ciò che connotava l’inesauribile jazz ‘bebop’, così lontano dal swing che lo precedeva ma purtroppo poco duraturo, come si dimostrò, è che forniva ampia materia ad una letteratura – quella di J. Kerouac e di A. Ginsberg, soprattutto - che avrebbe fatto degli USA un cantiere in ascesa fra i lettori rapiti dalla ribellione tout-court, a cui certo l’inconscio non fa riferimento. 

[3] ‘Pulsioni e loro destini’, S.Freud (1915) compone ‘Metapsicologia’ insieme ai saggi brevi : ‘La rimozione’, ‘L’inconscio’, ‘Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno’, ‘Lutto e melanconia’ – Biblioteca Bollati Boringhieri n°31 (2011). 

Un ‘sinthomo’ ?

  

Oggetto scenico rappresentante ‘Edipo’ nel Cortile della ‘Accademia d’Arte del Teatro Antico’, a Siracusa.

 

 

“Farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l’orgoglio dei tiranni”/ Is 13, 10-11

 

 

Indiscutibilmente noto - ed a ragione - fra i romanzi storici della letteratura anglosassone sul Medioevo, ‘I pilastri della terra’ di Ken Follett avvince il lettore fino alle ultime righe : salvo cedere, fra le pieghe di una conveniente conclusione, ad un pietismo rassegnato proprio verso l’artefice principale di tanta vessazione che sapeva farsi verosimilmente sfuggente, ma a cui la stessa Chiesa cattolica dovette piegarsi nell’Inghilterra del 1100 e quindi ben prima della ascesa fatidica del re Enrico VIII.

 

“…E per Waleran, la pietà dei suoi nemici era l’umiliazione più grande.”[1]

 

Viene in mente la educazione, intransigente e puritana, a cui il bambino Ken dovette piegarsi fino all’età di giovane adulto, e da cui tentò con tutte le sue evidenti forze di ottimo scrittore di districarsi come dal groviglio apparentemente inestricabile che Jacques Lacan mostrava agli allievi per indicare la presunta inestirpabilità del ‘sinthomo’[2] : salvo, appunto, giocare tutto sul bandolo di quella matassa.

L’unico soggetto con titolarità a giocare tutto sul bandolo vincente, è però il titolare stesso : questo, ancora oggi, ci comunicano la psicoanalisi e Freud.

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 10 dicembre 2021

 

[1] K. Follett ‘I pilastri della terra’ Mondadori Libri SpA 2015, p.1047

[2] J. Lacan, ‘Seminario XXIII. Il sinthomo’ (1975-1976)

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