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dis-Ordine.

 Il vantaggio di una vocazione[1] /3.

  

Fin dall’antichità gli uomini hanno dovuto affrontare l’angoscia : la decorazione artistica è stato uno dei modi per sdrammatizzarne il peso. Nella foto : balconi seicenteschi a Ortigia – SR.

 

 

 

 

                “Uno Psicoanalista dovrebbe porsi regolarmente il test di paranoia.”[2]

 

 

                                                                                                   Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 6 aprile 2022

 

 

[1] www.tutorsalus.net/index.php/it/pensare-da-partner/253-il-vantaggio-di-una-vocazione-psicoanalista-e-professione 

[2] ‘Due test’ in ‘Paragrafo I - La formazione dello psicoanalista’, Giacomo B. Contri / ‘THINK!’ 10-11 maggio 2014

Prêt à manger.

 Il vantaggio di una vocazione[1] /2.

 

 “Uno psicoanalista dovrebbe porsi il test di ciarlataneria ogni giorno, anzi a ogni seduta.”[2]

 

                                  Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 28 marzo 2022

 

 

[1] www.tutorsalus.net/index.php/it/pensare-da-partner/253-il-vantaggio-di-una-vocazione-psicoanalista-e-professione 

[2] ‘Due test’, Paragrafo I - ‘La formazione dello psicoanalista’, Giacomo B. Contri ‘THINK!’ 10-11 maggio 2014.

<Nella foto, Cucina di ‘Casa Carbone’, Lavagna (GE) FAI Fondo per l’ambiente italiano>

 

‘More geometrico’[1] in un flash.

Conversazione con Stefano Frassetto[2].

 <Illustrazione originale di Stefano Frassetto>

 

 

“Le idee, o meglio le sintesi che mi vengono al mattino sono le più utilizzabili, quando ancora il pensiero delle cose da fare non ha preso il sopravvento : è una leggerezza che mi permette di costruire la storia.”

“Direi che mi hanno sempre incuriosito alcuni aspetti leggeri della vita, persino a scuola : per esempio, sono nato il 1°ottobre 1968 e per tutti i miei primi anni di scuola l’anno scolastico iniziava proprio il giorno del mio compleanno! Anzi è in classe, a pensarci, che ho cominciato a disegnare sul serio : ascoltavo l’insegnante e intanto la mia matita correva sul foglio. Dev’essere persino rimasto qualcosa di una ‘Odissea’, o dei ‘Promessi Sposi’, di cui mi divertivo a disegnare delle parodie a fumetti”.

Ed i ritratti ? Si direbbe che hai un vero talento, come hai cominciato ?

“Da bambino non leggevo volentieri, mi piacevano soprattutto i libri illustrati : poi mi regalarono un fumetto che ricordo ancora, si chiamava “Petzi”, mi pare che l’autore fosse danese. Mi piaceva perché il testo non invadeva il disegno, bensì era una didascalia sotto la vignetta come nelle vecchie storie illustrate – pensa al ‘Signor Bonaventura’ del ‘Corriere dei Piccoli’ che tra l’altro mi piaceva moltissimo – e accanto a questa didascalia era riprodotto in piccolo il personaggio che stava parlando. Fu così che cominciai a leggere, e poi a divorare, fumetti d’ogni tipo…

Oggi pubblico una striscia al giorno per “20 Minuti” un quotidiano che esce in Svizzera e disegno ritratti per le pagine culturali di diversi giornali : e sebbene il mio lavoro si rivolga ai lettori, davanti a loro non riuscirei a fare ritratti né a concludere una striscia (che è quello che mi richiede più tempo). Eppure è una soddisfazione accorgermi che ciò  che ha fatto ridere me ha fatto lo stesso effetto anche ad altri. Mi capita spesso di ricevere messaggi dai miei lettori, che mi spiegano cosa gli è piaciuto in particolare, magari mi chiedono di proseguire una storia portandola avanti per più giorni.

Come ti descriveresti ?

“Penso di essere di indole abbastanza tranquilla, lo ero anche da bambino : ma rapidissimo nel cogliere un’espressione, una situazione speciale e a riprodurla interpretando e spesso cercando di semplificarla. Per questo la mia tesi (in Architettura) riguardava come trasformare un disegno complesso, quindi con struttura prospettica, in una immagine iconica, soprattutto attraverso la ricerca della sua bidimensionalità. Tuttora la bidimensionalità mi appassiona per come riesce a catturare l’attenzione del lettore : il flash è visivo, sì, ma rimanda a un tattile, ad un sensoriale che chi guarda riconosce immediatamente, rendendo più “familiare” l’ambientazione della striscia.

E’ l’etica quotidiana insomma, un po’ ripetitiva e prevedibile, fatta anche di tutti i nostri luoghi comuni che può trovare una sintesi rapidissima proprio nella striscia umoristica, insomma. Tu sei quindi un osservatore, ed anche un ascoltatore selettivo ?

“Ascolto musica continuamente, a cominciare da quella classica (adoro soprattutto Gershwin e Mahler) che cominciai ad ascoltare con mio padre e con il quale mi piaceva parlarne. Comunque apprezzo un po’ tutti i generi musicali. La musica per me è fondamentale, mentre disegno non potrei farne a meno: mi avvolge e mi libera la mente da tutti gli altri pensieri.

Poi c’è il colore e la scelta dei colori, una fase indispensabile del lavoro : ci sono colori che sento più miei, un certo giallo, o verde o blu. Prediligo sempre le tonalità tenui rispetto a quelle vivaci. Il colore è l’ultima cosa che metto nella striscia. Quando è pronta la consegno al giornale ed è il momento del distacco : so che da qui in poi camminerà con le sue gambe. Così quando un lettore mi scrive perché gli è piaciuta e me ne parla, mi sembra come un figlio lontano che ti telefona per dirti : “Ciao pà, sto bene!”

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 19 marzo 2022

 

 

 

[1] ‘Ethica more geometrico demonstrata’ (1677) è lo sforzo filosofico di Baruch Spinoza per dimostrare che la geometria euclidea, riconoscendo agli oggetti qualità e regole proprie, può arrivare a spiegare l’etica umana.

[2] Stefano Frassetto ha iniziato come vignettista e disegnatore dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino. A metà anni novanta ha cominciato a pubblicare anche in Francia, prima col mensile ‘Le Réverbère’ e in seguito col quotidiano ‘Libération’ : passato a sviluppare l’attività di fumettista col personaggio di Ippo per ‘Il Giornalino’ e poi la striscia ‘35MQ’ per il quotidiano svizzero ‘20 Minuti’, con l’anno 2000 fa il suo esordio su ‘La Stampa’ come ritrattista per le pagine culturali e per l’inserto ‘Tuttolibri’, poi per il settimanale culturale ‘Origami’. Oggi è anche ritrattista e illustratore presso il quotidiano svizzero ‘Le Temps’. Ha pubblicato per TutorSalus.net alcuni ritratti originali.

Elle parle.

You tube:

Monica Vitti[1].

 

 

 

 

Nei rifugi anti-aerei dove si riparavano durante la guerra, una Monica Vitti appena dodicenne e il fratello improvvisavano gag per far passare le ore :  ma gli altri, vicini a loro nel rifugio, li ascoltavano davvero e persino ridevano, nonostante la paura. “Io devo ai bombardamenti la mia carriera…”[2]

Una frase rischiosa, che fa da cerniera ad altri bombardamenti, quelli temibili[3] sull’inconscio e di cui la coscienza è incaricata : persino nei momenti buissimi dei suoi quattordici anni, Monica Vitti ricorda quanto fosse insostituibile la scoperta del suo talento per fronteggiare la coscienza.

Anni dopo, fece il suo debutto in teatro da professionista diplomanda in Accademia[4], recitando nel Coro della ‘Ifigenia in Aulide’ al Teatro greco di Akrai, dove ogni anno, e quasi in contemporanea con la stagione teatrale del vicino ‘Teatro Antico’ di Siracusa, si svolge il ‘Festival dei Giovani’[5].

Ifigenia - antica principessa greca destinata al sacrificio dallo stesso re-padre, Agamennone, per favorire la partenza dei guerrieri Achei impazienti di combattere  a Troia - viene spesso presentata ad un pubblico di giovanissimi : forse per quel suo inspiegato oscillare fra lo sgomento per la decisione paterna che pure l’aveva già promessa in sposa all’eroe Achille, ed invece la sua graduale sottomissione al sacrificio di fronte al popolo attento, con l’obbedienza ed il regale comportamento che da lei tutti attendono.

Ma proprio sul punto di essere trafitta dalla spada del carnefice, Ifigenia viene sostituita da una grande cerva del bosco che i presenti increduli vedono insanguinata e morente sull’altare sacrificale della dea Artemide, al posto della giovane sfortunata.

Sostituzione dunque possibile ? Senza la propria carta d’identità, certo che sì ! Le sole emozioni non ci difendono, infatti : ed ognuno lo sa bene.

Ma qui Euripide ci dice - e fin dal 403 a.C., quando la tragedia fu per la prima volta rappresentata – qualcosa in più : se questo è il destino della donna sprovveduta, lei stessa saprà recuperare oltremisura il sopruso subìto, come purtroppo si leggerà nella successiva ‘Ifigenia in Tauride’ che porta ancora di Euripide la firma.

La presenza di una donna con la carta d’identità oppure senza, ha riportato sulla scena la ammissibilità di quel masochismo che Freud definì ‘femmineo’[6] - niente affatto limitato, tuttavia, al sesso femminile - e che Monica Vitti ha saputo bene interpretare in alcuni personaggi della sua lunga, giustamente apprezzata, carriera professionale : pagando però a caro prezzo quell’aver dovuto entrare ed uscire di continuo da tante caratterizzazioni persino grottesche, anche se mai improbabili, che la recitazione impone.

Il suo ininterrotto discorso recitativo era evidentemente selettivo, in quanto rivolto anzitutto alle donne.

“Diversa è l’indole,

diverso il carattere degli umani,

ma l’autentica virtù è sempre chiara”[7].

 

 

Marina Bilotta Membretti, Cernusco sul Naviglio 10 marzo 2022

 

[1] Monica Vitti, recentemente scomparsa (1931-2022), è stata un’attrice di fama internazionale e pluripremiata, ma anche molto amata dal pubblico : durante la II Guerra Mondiale era poco più che bambina.

[2] ‘La mia Guerra’ (1990, Rai 3) è stato un programma televisivo in sette puntate, condotto dalla giornalista Enza Sampò e dallo sceneggiatore Leo Benvenuti.

[3] Il rischio di un ‘ritorno del rimosso’ è sempre presente nelle psicoterapie dirette, non nel lavoro analitico. Freud presentò la questione fin dall’inizio della sua carriera. ‘Studi sull’isteria’, J.Breuer-S.Freud (1895) OSF vol.1; ‘La rimozione’, S.Freud (1915) OSF vol.8

[4] Monica Vitti debuttò nel 1953 col suo nome alla nascita, Marisa Ceciarelli, poco prima di diplomarsi all’ ‘Accademia Nazionale d’Arte Drammatica’ di Roma,  fondata ed allora diretta da Silvio d'Amico che fu anche il suo maestro, e che le suggerì di scegliere un ‘nome d’arte’: fu così che lei stessa arrivò a scegliere il nome Monica, che le piaceva, e Vitti con la prima parte del cognome materno  che era Vittiglia.

[5] https://palazzoloacreide.italiani.it                   https://indafondazione.org

[6] ‘La questione economica del masochismo’, S. Freud (1924) OSF vol.10

[7] ‘Ifigenia in Aulide’ in ‘Euripide. Ifigenia in Tauride. Ifigenia in Aulide’, a cura di Franco Ferrari BUR (2018) Mondadori Libri Spa / vv.558-560, pp.240-241

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